Truppe europee in Ucraina: i “volenterosi” cercano a convincere Trump finché è di buon umore
Finché Trump è di buon umore la Coalizione dei Volenterosi cerca di convincerlo ad appoggiare l’idea del dispiegamento di truppe europee in Ucraina. Non è chiaro tuttavia se tale piano di pace – ancora tutto da scrivere – serva a contenere la Russia oppure a provocarla.
Garanzie di sicurezza o proiezione di forza?
Zelensky insiste moltissimo sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina, senza le quali non pensa nemmeno a sedersi al tavolo. Da un lato gli USA gli dicono in faccia che non ha le carte giuste per dettare condizioni, dall’altro Francia e Regno Unito lo vogliono accontentare a tutti i costi. Sembra però che vogliano accontentare anche il proprio desiderio di potenza, il rigurgito di tradizionale imperialismo che intendono esibire con una proiezione di forza in Europa Orientale. Ecco allora servite le garanzie per Kiev: mandare un contingente europeo a guida franco-britannica che irrobustisca la posizione ucraina ai futuri negoziati e che mostri alla Russia che l’Europa c’è e che è pronta a difendersi. Il premier inglese Keir Starmer ha dichiarato che nei prossimi giorni gli alleati si incontreranno per dettagliare i piani che conterranno “solide garanzie di sicurezza” e prepareranno “il dispiegamento di una forza di rassicurazione qualora le ostilità finiscano”.
La disponibilità di Trump
Trump ha detto che si sta, ma lo ha fatto in modo vago. Ha acconsentito a dare una protezione “in stile articolo 5”, senza però specificare oltre. Per i Volenterosi europei è già un sì, grazie a cui ipotizzare come minimo l’aiuto dell’intelligence americana e un po’ di armamenti. Dalla Casa Bianca fanno sapere che il presidente ha compreso che tali garanzie sono “importanti in maniera cruciale per assicurare una pace duratura”. E ha ordinato ai funzionari della National Security di collaborare e discutere la questione sia con gli “amici” europei che coi rappresentanti di Russia e Ucraina. Ha comunque categoricamente escluso l’invio di militari americani sul campo. Ma di tutto il resto si può parlare: “Siamo disposti ad aiutarli con le attrezzature, probabilmente quelle per la difesa, perché nessun altro ha il tipo di armamenti che abbiamo noi”, dice. “E non credo che sarà un problema”, conclude.
Francia e Gran Bretagna mostrano i muscoli
Come da loro tradizione, francesi e inglesi ci tengono a mostrare i muscoli, salvo poi accusare altri di essere imperialisti e guerrafondai. Ovviamente, sulla carta presentano le loro missioni sempre e solo come difensive, di addestramento degli ucraini, di stabilizzazione della situazione… A febbraio il Telegraph riferiva un piano britannico di invio di 30mila uomini per la sorveglianza di un’eventuale tregua, soprattutto presso i porti sul Mar Nero e le infrastrutture energetiche. A marzo Macron “non escludeva” la partecipazione francese a una missione di peacekeeping, insieme alle truppe degli alleati NATO europei da posizionare in “determinati punti strategici” quali Kiev e Odessa. Per portarsi avanti col lavoro, i francesi hanno condotto manovre con simulazione di attacco russo attraverso la Bielorussia. Monsieur le President è noto per aver già proposto ai colleghi capi di governo di far mettere “gli scarponi sul campo” agli eserciti europei, ma nessuno fortunatamente lo ha assecondato.
Tutti pronti a parole, poi…
Dieci Paesi hanno subito mostrato entusiasmo all’idea dei “Volenterosi”. E hanno subito dopo espresso tentennamenti, rimandi e distinguo. Il ministro della Difesa tedesco spiega che il contributo della Germania alle garanzie di sicurezza non è stato ancora definito e tale questione verrà decisa a livello politico e militare. Berlino non dispone di un esercito abbastanza largo per impegnarsi a fondo, visto che la missione permanente in Lituania è già molto faticosa per la Bundeswehr. Non se la sente nemmeno la Polonia, che ha il terzo esercito NATO più numeroso. Le ragioni sono sia tecniche che strategiche: il Paese confina direttamente con Russia e Bielorussia, e Varsavia non vuole sguarnire le sue difese. La Turchia ha il secondo esercito per dimensioni, ma Ankara non si muove senza ottenere qualcosa in cambio. Tuttavia, Paesi come Cipro e Grecia non accetterebbero mai che i turchi accedano a fondi UE per il rafforzamento militare.
Troppe incertezze
Gli incerti non sono comunque da biasimare, perché non è affatto chiaro il contenuto della futura missione sul campo. Il presidente del Consiglio UE Antonio Costa promette che i termini verranno definiti fra pochi giorni, ma Politico è scettico. L’Europa non possiede alcuna soluzione reale a proposito delle garanzie di sicurezza per Kiev, scrive il giornale americano, che ricorda le altre volte in cui sembrava che i Paesi NATO fossero in procinto di impegnarsi direttamente o di far aderire l’Ucraina al Patto Atlantico. E invece non è accaduto nulla. E sottolinea come i due i più volenterosi di tutti, Macron e Starmer, difettino tragicamente di sostegno politico in patria e che prima di lanciarsi in un’avventura del genere dovrebbero risolvere le gravi istanze economiche e sociali che stanno scuotendo Francia e Regno Unito.
Troppi rischi
Intanto Ungheria e Slovacchia si oppongono esplicitamente al dispiegamento di truppe europee sul suolo ucraino. Mostrano prudenza pure Austria e Italia, mentre un sondaggio rivela che l’85% dei polacchi è contrario a mandare i propri soldati persino con una missione di peacekeeping. Anche il Ministro degli Esteri tedesco chiede di attendere almeno che comincino i colloqui fra gli interessati. Ma la Russia dice no in modo categorico. Il Cremlino ritiene infatti che qualunque scenario che contempli l’impiego in Ucraina di contingenti della NATO possa generare rischi di “un’escalation incontrollabile con conseguenze imprevedibili”.

52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.