Trattato di Kiev: per l’Ucraina garanzie di sicurezza, per l’Europa garanzia di disastro economico

Trattato di Kiev: per l’Ucraina garanzie di sicurezza, per l’Europa garanzia di disastro economico

27 Settembre 2022 0

La Rasmussen Global (RG) è la società di consulenza politica dell’ex primo ministro della Danimarca ed ex segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen, da lui fondata a Bruxelles nel 2014 appena concluso il suo mandato alla guida dell’Alleanza Atlantica. Lo stretto rapporto del politico danese con l’Ucraina ha iniziato a mostrarsi in modo evidente sin dal 2016, quando il presidente ucraino Petro Poroshenko lo nominò “consigliere” per farsi orientare nella lotta alla corruzione e nel rafforzamento dei legami con l’Unione Europea. Naturalmente, la sfacciataggine della scelta di un ex segretario della NATO – fresco di mandato – per accompagnare Kiev nella sua strada verso ovest non poteva che essereconsiderata da Mosca come un gesto di ostilità: pochi, comunque, immaginavano a quali livelli si sarebbe spinto il confronto nei sei anni successivi. Oggi, sul sito della RG si parla della Free Ukraine Task Force, iniziativa della società di Rasmussen per assistere gli enti e i cittadini ucraini, nonché dare consulenza alle aziende occidentali sul modo in cui possono essere di aiuto, il tutto ovviamente nella prospettiva di un futuro pacifico e democratico. Non stupisce dunque che lo scorso giugno Volodymyr Zelensky si sia rivolto proprio all’ex segretario dell’alleanza militare euroatlantica per presiedere al gruppo di lavoro incaricato di stilare le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, insieme al capo dell’amministrazione presidenziale Andriy Yermak.

Appena due settimane fa, il sito della presidenza ucraina ha pubblicato i primi risultati del lavoro del gruppo di esperti che includeva specialisti “da tutto il mondo democratico”, in particolare ex premier, ministri e funzionari di alto rango: il testo è una bozza contenente delle “raccomandazioni” sulla sicurezza, in vista della redazione di un Trattato vero e proprio, un documento congiunto sul partenariato strategico fra l’Ucraina e gli Stati alleati e garanti. Far entrare Kievdirettamente nella NATO oggi non sarebbe possibile per una serie di motivi pratici e giuridici, e soprattutto per il buon senso di non scatenare apertamente la Terza guerra mondiale. Tuttavia, l’ideazione di questoTrattato è qualcosa che si avvicina pericolosamente all’ingresso nel Patto Atlantico, checché ne dica Yermak, il quale nega si tratti di un documento che sostituisce l’adesione alla NATO e spiega come esso sia solo un passo in quella direzione. Mancando un preciso meccanismo di intervento degli alleati occidentali e non essendoci tempo sufficiente percrearlo, ci si concentra per il momento su alcune priorità strategiche. Secondo Yermak, occorre che lo slogan ucraino “Possiamo rifarlo” instilli nei russi attacchi di panico e brutti ricordihttps://www.president.gov.ua/en/news/andrij-yermak-ta-anders-fog-rasmussen-prezentuyut-rekomendac-77729 così che essivogliano soltanto rispondere con un “Mai più!”.Questo obiettivo può essere raggiunto grazie una forza militare che scoraggi il “desiderio di vendetta dei russi” e che possa provocare loro dei danni irreparabili. Tale forza militare può essere costruita con le suddette garanzie di sicurezza. La priorità immediata per Rasmussen è quella della vittoria ucraina: l’ex segretario NATO vorrebbe che le raccomandazioni siano un forte segnale a Putin, che mostri come la lealtà e il supporto occidentale agli ucraini non vacillino affatto, ma durino fino a che sia necessario.Anche per Rasmussen bisogna che gli alleati occidentali forniscano a Kiev tutto l’impegno finanziario e materiale che serve a costituire una potenza militare in grado di reggere a qualsiasi futuro attacco della Russia.

Le raccomandazioni elaborate dal gruppo di specialistiguidato da Rasmussen e Yermak comprendono un approccio “multi-livello” alle garanzie di sicurezza. I punti chiave sono, in primo luogo, la messa a disposizione per l’Ucraina delle risorse per la costruzione di una “forza difensiva significativa” che sappia resistere alla Federazione Russa; inoltre vi è il carattere vincolante sul piano legale e politico delle garanzie di sicurezza sulla base di accordi bilaterali con gli alleati e sotto l’egida di un documento strategico chiamato Kyiv Security Compact; poi vi è il pacchetto strutturato di sanzioni anti-russe ed altre misure di vario genere per rinforzare la sicurezza dell’Ucraina, che nel lungo periodo dovrebbe essere garantita dal suo ingresso nella NATO e nell’Unione Europea (come sottolineato nelle raccomandazioni, il Trattato non sostituisce l’adesione a queste organizzazioni). Viene infine previsto un gruppo di Stati che rappresentino il nucleo centrale dell’alleanza con l’Ucraina, tra cui gli USA, il Regno Unito, il Canada, la Germania, la Francia, la Turchia e altriancora. Questo gruppo si impegnerà negli aiuti militari, mentre un altro gruppo allargato darebbe le garanzie non militari, quelle riguardanti le sanzioni contro la Russia. L’Italia fa parte del gruppo ristretto, quello dei garanti militari. Sorge così la domanda: cosa si intende esattamente per “garanti”, o meglio, come lo intende la Russia? L’Italia diventerebbe un Paese belligerante, anche se formalmente non viene detto? I nostri politici vogliono davvero dichiarare guerra a Mosca in questo modo implicito e tortuoso?

Un passaggio dell’elenco di raccomandazioni è particolarmente significativo, quello in cui viene spiegato come la costruzione della forza militare ucraina richieda da parte degli alleati uno sforzo pluridecennale di consistenti investimenti nella base industriale dell’Ucraina nel settore della difesa, trasferimenti modulabili di armamenti e supporto di intelligence, missioni intensive di addestramento ed esercitazioni congiunte nell’ambito dell’Unione Europea e della NATO. La conseguenza di un impegno del genere è il drenaggio costante e duraturo delle risorse economiche e militari dei Paesi europei a vantaggio di Kiev – pardon, di Washington! Per l’Ucraina, infatti, il dubbio vantaggio sarebbe quello di vedersi trasformata definitivamente nel teatro della guerra per procura promossa dagli USA sul suolo europeo. Kiev non potrà mai pagare le armi, i materali e l’addestramento che l’Occidente le sta fornendo da mesi e che si impegnerebbe a fornirle per anni e anni. E per i Paesi europei la situazione peggiorerà ancora con la prosecuzione e l’allargamento delle sanzioni anti-russe, i cui risultati controproducenti vengono oggi ampiamente apprezzati: ma il masochismo di Bruxelles sembra non avere fine. Possibile che gli Statieuropei siano disposti a dar via le proprie risorse rischiando per giunta di farsi trascinare in un conflitto totale? Che cosa ci guadagneranno esattamente? E perché per impegni così forti e dalla durata “pluridecennale” i governi non chiedono il consenso dei loro cittadini? Tra l’altro, Rasmussen ha invitato afirmare il prima possibile, https://www.lastampa.it/esteri/2022/09/14/news/guerra_russiaucraina_zelensky_prosegue_la_stabilizzazione_dei_territori_liberati_medvev_evoca_la_terza_guerra_mondiale-8666989/altrimenti se diciamo che un tale accordo sulla sicurezza è possibile solo dopo la fine della guerra, allora incoraggeremo Putin a continuare il conflitto.Comunque, una sua dichiarazione alla televisione americana lascia trapelare che senza un segnale di Washington, gli altri Paesi NATO non si impegnerannoper davvero: Penso che sia importante che gli Stati Uniti siano i primi a firmarlo e sono sicuro che molti Paesi seguiranno l’esempio, aggiungendo che sarebbe molto importante la partecipazione al Trattato del Regno Unito, della Francia, della Germania, dei Paesi scandinavi e baltici. E pure della Turchia. E allora, potrebbe essere molto complicato coinvolgere allo stesso modo Paesi con interessi diversi e talvolta contrastanti, come Francia e Turchia, e altri come Germania e Italia che ci stanno già rimettendo molto nella guerra economica ed energetica contro la Russia, per non dire poi di una guerra “vera”. 

Redazione Strumenti Politici
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