Trattamento e scambio dei prigionieri: Kiev in grave deficit di soldati lancia accuse pesanti senza prove certe

Trattamento e scambio dei prigionieri: Kiev in grave deficit di soldati lancia accuse pesanti senza prove certe

31 Gennaio 2025 0

Nel corso degli ultimi tre anni sono stati periodicamente effettuati scambi di prigionieri tra Mosca e Kiev. Il più recente è avvenuto due settimane fa tramite la mediazione degli Emirati Arabi, con 25 uomini restituiti per parte.

Numeri preoccupanti per Kiev

Il numero dei soldati catturati da ambo le parti è incerto, vuoi perché spesso tenuto segreto, vuoi perché reciprocamente contestato. Siamo comunque nell’ordine di migliaia di soldati ucraini in mano ai russi, mentre vi sono alcune centinaia di russi nei campi di prigionia in Ucraina. Le cifre attuali parlano di meno di mille russi prigionieri, una parte dei quali presi nell’incursione dello scorso agosto effettuata dagli ucraini nella regione di Kursk. I prigionieri ucraini sono certamente di più, forse addirittura 10mila, un numero che sta aumentando mano a mano che i russi avanzano nel Donbass. Occorre anche sottolineare come non vi siano soltanto gli ucraini che cadono prigionieri, ma pure quelli che si arrendono o che disertano. Gli ultimi dati rilasciati dal Ministero della Difesa di Mosca parlano di ben 100mila ucraini che hanno abbandonato volontariamente le posizioni.

Tutti a casa? Non proprio

Il Cremlino sarebbe in teoria disponibile a effettuare uno scambio totale di prigionieri con Kiev, ma vi sono ostacoli posti in primo luogo dall’Ucraina stessa. Uno scambio in grande stile sarebbe estremamente conveniente all’esercito ucraino, che oggi patisce un grave deficit di uomini. Perciò i prigionieri restituiti verrebbero immediatamente rispediti in prima linea. Molto di loro una volta tornati a casa preferirebbero restarci, invece che tornare a rischiare la vita proprio ora che si parla con insistenza di tregua e di trattative. Se è vero che potrebbe presto terminare la fase “calda” del conflitto, tanti vorrebbero allora aspettarne la fine come prigionieri dei russi oppure come civili in patria. Sia in un caso che nell’altro sarebbero infatti più al sicuro e più protetti che non in qualità di soldati al fronte.

Gli ucraini arretrano

La situazione sul campo delle Forze armate ucraine è complicata. L’esercito sta subendo ripetute sconfitte e deve gradualmente arretrare. Il governo reagisce ripetendo un copione che non ha ancora funzionato. La scorsa settimana Zelenksy ha sostituito per la terza volta nel giro di un anno il comandante delle unità che presiedono la zona occidentale del Donbass. Si tratta di una regione sotto costante pressione dei russi, i quali ne stanno completando la conquista. Sono in corso dure battaglie nei pressi di diverse città, alcune in procinto di cadere, come Pokrovsk, alcune appena cadute, come Velyka Novosilka. Secondo un esperto finlandese, difendere tali posizioni non aveva più senso. La superiorità numerica delle truppe russe è infatti soverchiante, con un rapporto di quasi tre a uno.

Disertano o si arrendono

Sullo sfondo di circostanze a dir poco drammatiche per le Forze armate ucraine, si sentono quotidianamente gli appelli da parte dei politici americani e anche di altri Paesi al dialogo, alla tregua, ai negoziati. Con queste premesse, per i soldati ucraini la tentazione di arrendersi o disertare è sempre più alta. Circolano storie di ufficiali che hanno alzato bandiera bianca per evitare di perdere in modo insensato tutti i propri uomini. Come sostiene il deputato ucraino Artem Dmytruk, molti pensano che andare al fronte oggi significhi rischiare la morte per un regime di Kiev che usa i cittadini come carne da cannone. Così, chi riesce a ottenere una licenza poi non torna in campo, e chi non riesce ad andarsene non è comunque più spaventato né persuaso dai propri comandanti.

Metodi atroci e accuse pesanti

Dal momento che persino le minacce hanno scarso effetto sul morale dei soldati ucraini, adesso per dissuaderli dall’arrendersi in massa ai russi si ricorre a un modo crudo e sbrigativo. Vengono diffusi dei video con immagini di russi che uccidono i prigionieri ucraini. La veridicità di tali video non è confermata, ma per i comandi ucraini ciò non conta. L’importante è usarli come strumento di manipolazione e di coercizione psicologica affinché i soldati restino al loro posto. Nei video si vedono uomini in uniforme russa e altri stesi per terra con uniformi ucraine. Non si sa se i primi siano effettivamente soldati russi (e non ucraini vestiti da russi), né se gli uomini distesi siano solamente immobilizzati oppure davvero siano stati passati per le armi, come le autorità ucraine sostengono di fronte agli organismi internazionali.

Uno scambio totale non conviene

Uno scambio generale di prigionieri non converrebbe comunque nemmeno alla Russia. Infatti se Kiev rimanda subito in combattimento coloro che fino al giorno prima erano imprigionati e dunque innocui, i russi si ritroverebbero davanti migliaia di soldati con cui doversi nuovamente scontrare. E vi sarebbe un conseguente consumo di armi, di tempo e anche di vite. Oggi, invece, costoro non possono nuocere. Ma non conviene nemmeno ammazzarli, come vorrebbero far credere le autorità ucraine. E infatti non è stato ucciso né torturato il mercenario australiano catturato a fine 2024. Due settimane fa i media occidentali avevano diffuso la notizia della sua morte, ma oggi il ministro degli Esteri di Canberra ha dichiarato che è vivo e tenuto in custodia dai russi. Nei titoli di giornale viene presentato come un semplice insegnante andato a combattere volontario dalla parte di Kiev, quasi un eroe per caso.

Mercenari occidentali

Finora il governo australiano e i media occidentali hanno raccontato la faccenda quasi come se “l’insegnante” in questione fosse un innocente al quale i russi volevano deliberatamente fare del male. In realtà, ai sensi del diritto internazionale è considerabile come un mercenario, non certo un soldato dell’esercito. A costui dunque non si applicherebbero le norme delle Convenzioni umanitarie sui combattenti regolari. Non sarebbe nemmeno un prigioniero di guerra in senso stretto, poiché l’Australia non è controparte del conflitto, il soggetto non è un cittadino ucraino né un componente dell’esercito di Kiev. Nella migliore delle ipotesi potrebbe essere processato da criminale comune. Tuttavia, Mosca aveva chiarito fin da subito il suo approccio verso questo genere di volontari, avvertendo così i governi dei Paesi alleati di Kiev sulla sorte che potrebbe toccare ai loro cittadini che vanno a fare i foreign fighters in Ucraina.

Martin King
Martin King

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