Sgambetto a Trump e ultima provocazione alla Russia: Biden il semi-incapacitato dà l’okay ai missili a lungo raggio

Sgambetto a Trump e ultima provocazione alla Russia: Biden il semi-incapacitato dà l’okay ai missili a lungo raggio

18 Novembre 2024 0

Con tutta evidenza Joe Biden vuole lasciare una patata il più bollente possibile sia al successore Trump che al presidente russo Putin. La sua autorizzazione all’uso dei missili a lungo raggio da parte di Kiev arriva quando ormai il sipario su di lui stava quasi per scendere. In questo modo rende le cose difficili a chi già parlava di negoziati e sperava di trovare un modo per dialogare.

Un copione già visto

Il semaforo verde ai missili a lungo raggio è la ripetizione di un triste copione del teatrino ucro-americano. Avevamo già assistito diverse volte alla sceneggiata delle armi potenti implorate da Zelensky, esaltate come risolutive, ma negate da Biden, che poi ne parlava con gli alleati europei, le rifiutava ancora, e infine le concedeva. È avvenuto coi razzi HIMARS, coi carri pesanti Abrams, coi caccia da combattimento F-16. Mesi di trattative, di dietrofront e di appelli all’opinione pubblica, per poi dire di sì. Oggi lo vediamo con l’autorizzazione all’impiego dei missili a media o lunga gittata come gli ATACMS. Biden stava svanendo dalla scena pubblica, sovrastato dalla lotta presidenziale fra la sua vice e Trump. E adesso torna improvvisamente alla ribalta e in un colpo solo prova a complicare la prospettive del suo successore e quelle del Cremlino.

Ma servirà?

A essere complicata, però, è anche la risposta alla domanda che si stanno facendo in primo luogo a Kiev. Sì, hanno ricevuto il tanto agognato ultimo regalo dello zio d’America. Ma avrà una vera utilità oltre a quella di scompigliare un po’ i piani dei russi e quelli della prossima amministrazione repubblicana? Nick Paton Walsh, esperto di sicurezza e corrispondente da Londra per la CNN, suggerisce gli elementi da considerare per capire i possibili sviluppi della fatidica decisione di Biden. Anzitutto la quantità di razzi che l’artiglieria ucraina avrà a disposizione per provare a colpire in profondità nel territorio russo. Washington al momento non ne ha specificato il numero, ma sicuramente non saranno abbastanza per cambiare in poco tempo le sorti del conflitto. A proposito, colpire quanto in profondità? La cifra dichiarata è 300 chilometri: non poco e neanche molto, considerato che coi droni autoprodotti gli ucraini arrivano più lontano.

Quale funzione

Certo, non si possono paragonare dei semplici droni ucraini “casalinghi” coi costosissimi missili usciti dagli impianti statunitensi. Questi ultimi possono fare molto più male, mentre i primi sono quasi delle punture di zanzara, che però hanno dato fastidio ai russi in diverse circostanze. Gli ATACMS potrebbero avere la funzione di aiutare le truppe di Zelensky a tenere ancora per un po’ il territorio occupato nella regione russa di Kursk. Là per gli ucraini la rotta è solo questione di tempo, ma adesso possono sperare di ritardare la sconfitta e la ritirata o di diminuire le perdite. Tuttavia, come scrive il britannico The Spectator, per Washington avrebbe più senso aiutare l’Ucraina a proteggere il cielo dagli attacchi contro le infrastrutture energetiche. La stagione fredda è alle porte: tenere a caro prezzo un pezzettino di territorio russo è ottimo per la propaganda, ma totalmente inutile per la vita dell’Ucraina come Stato funzionante.

Bispensiero

Non ha tutti i torti Tommaso Cerno, direttore de Il Tempo ed ex senatore del PD. Sul suo account X ieri ha scritto: Cioè Joe Biden secondo i Dem americani non era in grado di candidarsi alla Casa Bianca. Ma oggi è in grado di autorizzare i missili a lungo raggio. Decidetevi. Di tali virtuosismi di bispensiero solamente i politici Dem e i loro elettori sono capaci. Ad essere semi-incapacitato è il loro leader, che loro vedono come forte e poderoso, ma che è stato tolto all’ultimo momento dalla corsa elettorale. E a questa evidente contraddizione nemmeno la Harris ha saputo né voluto rispondere. In un’ottica del genere, l’autorizzazione agli ATACMS appare come una provocazione al Cremlino, l’ultima follia di un presidente staccato dalla realtà che varca l’ennesima linea rossa. È come se fosse totalmente ignaro dei rischi che sta facendo correre al mondo intero, Europa in primis.

Una risposta provocatoria a presunte provocazioni

Dal punto di vista di Biden e della sua amministrazione, la logica di tale mossa provocatoria potrebbe essere di dare una risposta all’escalation fatta da Mosca coi soldati nordcoreani. Anche questo punto, però, è tutto da discutere, poiché manca la conferma dei diretti interessati, cioè di Pyongyang e di Mosca, che confermano la cooperazione militare, ma negano ancora l’impiego effettivo degli uomini sul campo. Così come mancano le prove delle azioni di sabotaggio e di disturbo effettuate dai servizi russi contro obiettivi civili occidentali. Anche qui ci sono soltanto le accuse e le denunce delle agenzie euroamericane, che è come chiedere all’oste se il vino è buono. La Russia non è in guerra contro l’Occidente: dunque quella di Biden non è deterrenza, ma è una mossa pericolosa che costringe i russi a mostrare di reagire o a prendere delle effettive contromisure.

Sgambetto a Trump

La mossa di Biden è comprensibile solo sul piano della politica interna (che tuttavia riguarda anche l’esterno…). Trump ha sempre detto di poter risolvere il conflitto in 24 ore: bene, ora forse gliene serviranno molte di più per sbrogliare la matassa. Persino Zelensky sembrava iniziare a cedere alla necessità di ingraziarsi il futuro inquilino della Casa Bianca. Stava quasi promettendo di fare il bravo e di abbassare le sue pretese, mentre ora magari è tentato di ricominciare con la retorica della vittoria e della riconquista. Con tutta evidenza Biden vuole lasciare una patata il più bollente possibile sia al successore che al presidente russo. La sua autorizzazione all’uso dei missili a lungo raggio da parte di Kiev arriva quando ormai il sipario su di lui stava quasi per scendere. In questo modo rende le cose difficili a chi già parlava di negoziati e sperava di trovare un modo per dialogare.

Martin King
Martin King

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