Pessimismo e stanchezza in Europa. La stampa britannica riconosce il fallimento della controffensiva ucraina e teme il peggio

Pessimismo e stanchezza in Europa. La stampa britannica riconosce il fallimento della controffensiva ucraina e teme il peggio

25 Novembre 2023 0

Lo ammettono anche gli inglesi: la controffensiva ucraina è fallita, i vertici di Kiev litigano fra loro e bisogna trovare alla svelta una via di uscita. Il rischio per l’Ucraina – e per il blocco euroatlantico – è che l’impasse si trasformi in un crollo rovinoso. E se lo scrivono i giornali d’oltremanica allora dev’essere vero, potrebbero pensare i lettori italiani…

Infatti gli inglesi sono coloro che intervistano Zelensky e i suoi generali e hanno le fonti da cui la stampa italiana pesca a piene mani. Le agenzie di punta italiane come Rai News e ANSA riportano direttamente quanto diramano i servizi britannici e i bollettini del Ministero della Difesa di Londra.

E a questo punto gli italiani forse prenderanno atto di quanto sta avvenendo nel Paese che volenti o nolenti sovvenziano incondizionatamente e per il quale stanno sacrificando gli interessi nazionali.

Escono fuori dati amari e imbarazzanti

Così, anche la stampa italiana parla di “fronte statico”, privo di progressi sostanziali per oggi e per il prossimo futuro. È ciò che scrivono le testate britanniche come Telegraph, Guardian ed Economist, le quali riconoscono all’unanimità il dato più imbarazzante: il pessimo risultato di cinque mesi della tanto preannunciata controffensiva, che i Paesi europei hanno permesso di allestire coi loro soldi e le loro armi. C’è stata un’avanzata di soli 17 chilometri – e non viene specificato quanti chilometri potrebbero essere stati persi in altre zone del fronte…

L’Economist ha tratto le sue conclusioni dall’intervista effettuata niente meno che col comandante in capo delle forze ucraine Valery Zaluzhny. È lui a parlare di uno stallo impossibile da rompere e dell’assenza di qualsiasi aspettativa di progressi. Il giornale aggiunge una chiosa esplicita: il corso delle operazioni ha minato le speranze dell’Occidente che l’Ucraina possa dimostrare alla Russia che la guerra è impossibile da vincere, e in questo modo costringere Putin a negoziare.

Sì, c’è scritto proprio così, è il ribaltamento orwelliano di un anno e mezzo di proclami e fanfare. Ancora a febbraio, infatti, il premier britannico Rishi Sunak dichiarava alla Camera dei Comuni che l’obiettivo di Londra era senz’altro quello di garantire una decisiva vittoria militare dell’Ucraina sul campo nel corso del 2023.

Dal canto suo Zelensky parlava di vittoria totale, sicura e inevitabile e nella visita a Washington di un anno fa dava per certa la riconquista di tutti i territori persi, Crimea in primis. Ci va giù duro anche il Telegraph, che ammette: la controffensiva dell’Ucraina per adesso è fallita, così l’Occidente ha bisogno di un nuovo piano.

Ucraina, scarseggiano i soldati

Altri due fatti si possono difficilmente nascondere: l’arrivo dell’inverno e la carenza di uomini. Il combinato disposto di questi elementi fa sì che l’esercito ucraino non possa più attaccare e sgonfia le illusioni euroatlantiche per il 2024. E sebbene in tali condizioni climatiche nemmeno i russi possano fare molto, il generale Zaluzhny ha un altro problema piuttosto grave, cioè gli mancano i soldati. Lo dice lui stesso nell’intervista all’Economist: presto o tardi scopriremo che molto semplicemente non abbiamo abbastanza uomini per combattere.

Il Telegraph conferma: l’Ucraina finirà gli uomini prima della Russia e più uomini in età lavorativa si perdono, più difficile sarà ricostruire la società e l’economia dopo la guerra.  Già, perché oltre a morire sul campo, gli ucraini scappano all’estero e non fanno ritorno. Non c’è mobilitazione che tenga. L’ex ministro ucraino delle Infrastrutture Volodymyr Omelyan (rimasto in carica dal 2016 al 2019) spiega che per poter continuare a combattere servirebbero altri 300 o 500mila uomini, oltre naturalmente a un numero adeguato di carri armati e di caccia F-16, che soltanto gli alleati euroatlantici possono dare. Ma non vedo altri 500mila ucraini pronti a morire e non vedo l’Occidente pronto a mandare il genere e la quantità di armi di cui necessitiamo, dice Omelyan.

Un’idea ci sarebbe, secondo lui: una tregua che dia il tempo di fare grandi riforme e di diventare membri di UE e NATO, mentre la Russia collassa su sé stessa e Kiev si riprende Crimea e Donbass. Però persino il Guardian nota come le ultime parole dell’ex ministro paiano soltanto un ingenuo wishful thinking

Il gioco dello scaricabarile

Naturalmente è già cominciato lo scaricabile. Di chi è la colpa: dei generali disfattisti? dei soldati incompetenti? degli occidentali egoisti e malfidati, che dubitano della forza e della correttezza di Kiev? Intanto Zelensky ha licenziato il capo del dipartimento medico dell’esercito e ha chiesto dei cambiamenti strategici nello svolgimento delle operazioni militari.

Il presidente aveva bisogno di dare un segnale, mentre pare sia in conflitto proprio con Zaluzhny, descritto come uno dei papabili alla sua successione (ammesso e non concesso che si tengano davvero le elezioni presidenziali a primavera). Zelensky lo ha diffidato dal parlare ancora di stallo: la controffensiva deve procedere, almeno a parole! Altrimenti come fa a insistere con gli amici occidentali per farsi dare ancora fondi e armamenti?

Che l’ottimismo abbia lasciato il posto a timore e inquietudine, lo dice pure Bartosz Cichocki, che è stato ambasciatore di Polonia a Kiev per quattro anni, dal 2019 allo scorso ottobre. Spiega come dall’euforia di inizio anno intorno alla prospettiva delle armi NATO e delle future conquiste territoriali si è caduti nell’attuale pessimismo, e secondo lui ci saranno ancora alti e bassi nell’umore degli ucraini.

Delusione verso gli ucraini e verso i tank occidentali

In Occidente nessuno lo dice chiaramente, ma si pensa che in fondo la colpa sia degli ucraini stessi. I commentatori politici e quelli militari si sono sempre mostrati fiduciosi: davano per scontato che i russi non erano abbastanza bravi a coordinare le azioni belliche e che alla fine si sarebbero fregati da soli. Erano convinti che gli ucraini avrebbero effettuato un’avanzata-lampo grazie ai favolosi tank occidentali e avrebbero vinto in qualche settimana. Poi si sono accorti che qualcosa andava storto, ma non per Mosca, bensì per Kiev… Ma com’era possibile?

Berlino ha dato i Leopard, Washington gli Abrams e Londra i Challenger: evidentemente, gli ucraini non li stavano impiegando come si deve. Il Telegraph precisa che i tank, comunque troppo pochi, hanno delle caratteristiche tutt’altro che miracolose. In autunno e in primavera, le stagioni del terreno fangoso e degli immensi pantani, possono fare ben poco di propositivo.

E poi sono troppo pochi: appena 87 Leopard, 14 Challenger e zero Abrams, senza contare che alcuni sono stati distrutti da quei russi che la stampa definisce male armati e poco motivati. I casi sono due, suggerisce il Telegraph: o i vertici occidentali si sono sbagliati, e i loro carri armati non sono più un’arma decisiva, oppure gli ucraini non ne fanno una giusta nemmeno con l’addestramento e le tattiche dei consiglieri NATO.

Ovviamente in Europa si propende per la seconda. In realtà, nelle circostanze attuali nessun generale occidentale potrebbe far meglio di Zaluzhny. Lo sottolinea con sarcasmo lui stesso: Stando ai manuali della NATO e ai calcoli che abbiamo fatto, quattro mesi avrebbrero dovuto bastarci per arrivare in Crimea, combattere in Crimea, tornare dalla Crimea fare avanti e indietro un’altra volta. E invece le sue truppe, conclude l’Economist, sono rimaste bloccati fra linee difensive e campi minati, mentre gli equipaggiamenti occidentali vengono distrutti dai droni e dall’artiglieria russa.

Pessimismo e stanchezza in Occidente

Il Telegraph parla delle implicazioni della prospettiva di uno stallo invernale. Se la controffensiva si è impigliata e i soldati diminuiscono, se frustrazione e stanchezza hanno fiaccato l’esercito, forse sarebbero opportuno un cessate-il-fuoco e poi un tavolo dei negoziati, accettando persino il rischio che ciò possa andare a beneficio di Mosca. Per molti è un ottimo motivo per tagliare finalmente le forniture militari a Kiev.

La sensazione diffusa è che se non bastava tutto quello che è stato dato finora in termini di armi, missili, carri, caccia, addestramento e mercenari, allora non ha senso dare altro. Anzi, i membri della NATO vorrebbero evitare un ulteriore depauperamento dei loro arsenali e non vogliono irritare i loro cittadini. Ma in Slovacchia è troppo tardi: la coalizione che ha vinto le elezioni ha promesso ai cittadini che invece di spendere denaro pubblico per l’ennessimo pacchetto di aiuti all’Ucraina, si sarebbe impegnata nelle priorità nazionali. Così, il nuovo governo insediatosi qualche settimana ha per prima cosa ha cancellato l’ennesimo pacchetto di assistenza militare promesso a Kiev dal precedente esecutivo.

Oggi lo ammettono pure gli inglesi: la controffensiva ucraina è fallita, i vertici di Kiev litigano fra loro e bisogna trovare alla svelta una via di uscita. Il rischio per l’Ucraina – e per il blocco euroatlantico – è che l’impasse si trasformi in un crollo rovinoso.

Redazione Strumenti Politici
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