Nuovo accordo commerciale UE-Ucraina: von der Leyen esulta, la Polonia storce il naso
L’accordo commerciale appena concluso dalla UE con Kiev regolarizza una situazione quasi sfuggita di mano. Infatti, sui prodotti agricoli importati liberamente dall’Ucraina Bruxelles aveva fatto infuriare diversi Paesi membri. Le nuove condizioni concordate sono meno sbilanciate verso un’integrazione di fatto dell’Ucraina senza prima farle rispettare i rigidi parametri UE. Rimane ancora perplessa la Polonia, che è fra gli Stati ad aver sofferto maggiormente l’eccessivo import di agroalimentari da Kiev.
Accordo raggiunto
Il 30 giugno il Commissario europeo per il commercio Maroš Šefčovič e quello per l’agricoltura Christophe Hansen hanno annunciato il raggiungimento dell’accordo. Gli eurocommissari non ne hanno rivelato i dettagli, in particolare i volumi e le quote di prodotti per i quali restano le condizioni facilitate. Šefčovič dice che i punti non ancora definiti verranno completati presto. Dopo di che il testo finale dovrà essere approvato dal Consiglio UE e infine adottato formalmente dal Comitato di associazione UE-Ucraina. Per l’eurocommissario questa sorta di nuovo trattato commerciale è “bilanciato, equo e realistico”. Ritiene che aprirà un nuovo capitolo nelle relazioni commerciali fra UE e Ucraina, impostando una cornice bilaterale a lungo termine e affidabile. Gioisce la von der Leyen, per la quale è un atto che salvaguarda gli interessi degli agricoltori UE accogliendo l’Ucraina nella “famiglia europea”. Per lei, l’obiettivo principale resta sempre la piena integrazione di Kiev nell’Unione.
La situazione precedente
Il nuovo accordo parte dalla cornice del precedente e lo rinnova, migliorandolo grazie alle “lezioni ricavate dalla guerra”, come dice il giornale Politico. Va a sostituire le cosiddette misure commerciali autonome (ATM), scadute il 5 giugno, che dal 2022 permettevano ai prodotti ucraini di arrivare nei mercati europei senza tariffe o limiti massimi di importazione. In questo modo si voleva tenere a galla l’economia ucraina, messa in ginocchio dal conflitto, ma si è rischiato di affondare quella dei Paesi membri. Lo stesso eurocommissario Hansen riconosce che le ATM erano strumenti straordinari che offrivano un altissimo livello di liberalizzazione unilaterale. Ora invece si ritorna a quote e tariffe, come nel primo quadro di scambi commerciali risalente al 2016. Lo si è fatto cercando una giusta via di mezzo fra il sostenere gli scambi con l’Ucraina e il tenere conto delle sensibilità di una serie di settori agricoli UE e delle relative preoccupazioni.
Categorie di prodotti
Si prevedono tre categorie di prodotti suddivisi a seconda della presenza di barriere doganali. A restare di libera importazione dall’Ucraina saranno latte in polvere e quello fermentato, funghi e succo d’uva. Avranno invece una quota massima, stabilita in base ai picchi di importazione rilevati dal 2022, burro, malto e orzo. La terza categoria è quella dei prodotti con un quota aumentata, poiché strategici per il settore agroalimentare degli Stati membri: uova, pollame, miele e altri. A loro volta i produttori UE avranno maggiore accesso al mercato ucraino per alcuni articoli come la carne di maiale e lo zucchero. L’eurocommissario Hansen puntualizza che tutto dipenderà dalla capacità di Kiev di adeguare entro il 2028 i propri standard produttivi a quelli europei, ad esempio nell’uso dei pesticidi e nel trattamento degli animali da macello. Questo punto rientra peraltro nella serie di “compiti a casa” richiesti da Bruxelles all’Ucraina per diventare Stato membro.
Dubbi e instabilità
La suddivisione dei prodotti a seconda del loro grado di importanza per il commercio interno ed esterno dei Paesi membri ha proprio lo scopo di mantenere la stabilità del mercato unico UE. La liberalizzazione completa che si era vista per tre anni aveva scatenato le ire dei produttori agroalimentari europei, che hanno subito perdite a causa della merce ucraina sottocosto. A questo proposito vi sono state manifestazioni di piazza e pressioni politiche ad esempio in Francia, in Romania, in Slovacchia e soprattutto in Polonia. Per questo motivo Šefčovič definisce l’accordo come il miglior esito possibile sotto condizioni geopolitiche difficile. Il capo dei negoziatori di Kiev Taras Kachka si dichiara comunque soddisfatto di questo accordo “veramente buono”: secondo lui il livello di barriere che impone ai prodotti ucraini permetterà nel complesso di mantenere i volumi di export consolidati negli ultimi tre anni.
Polonia non proprio soddisfatta
L’accordo è stato siglato dopo mesi di trattative intense. Secondo alcuni, i funzionari di Bruxelles avrebbero fatto “melina” per rimandare la firma a dopo le elezioni in Polonia. Volevano evitare che il negoziato venisse strumentalizzato dai polacchi meno favorevoli all’ingresso dell’Ucraina nella UE, ma il loro encomiabile sforzo non ha avuto grandi effetti. A diventare presidente della Polonia lo scorso 1° giugno è stato infatti Karol Nawrocki, che su Kiev mostra un atteggiamento ambiguo e quasi di fastidio. Nella sua prima intervista coi media stranieri una settimana dopo l’elezione, ha dichiarato che la Polonia e l’Ungheria “devono difendere i loro interessi rispetto all’Ucraina”. Budapest è notoriamente contraria a che essa diventi uno Stato membro della UE.
Anche il ministro dell’Agricoltura polacco Czesław Siekierski ha aspramente criticato la Commissione europea per aver condotto le trattative senza sufficiente trasparenza né dialogo con le organizzazioni degli agricoltori. E si è detto deluso per la comunicazione dell’esito delle trattative sull’accordo commerciale data con una tempistica poco accorta, cioè nell’ultimo giorno della presidenza polacca del Consiglio UE. Ora dice che si dedicherà ad analizzare il testo dell’accordo per valutare bene quella che sarà la posizione in merito da parte del governo di Varsavia.

Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.