Marcello Pacifico, Anief: l’Agenda Draghi rischia di distribuire 30 miliardi del PNRR senza risolvere i problemi della scuola Italiana. L’autunno sarà caldo se non cambia l’attenzione dei politici

Marcello Pacifico, Anief: l’Agenda Draghi rischia di distribuire 30 miliardi del PNRR senza risolvere i problemi della scuola Italiana. L’autunno sarà caldo se non cambia l’attenzione dei politici

4 Settembre 2022 0

Secondo una recente indagine condotta da Unimpresa l’Italia investe sull’istruzione 8.514 euro per studente. Si tratta del 15% in meno della media delle grandi economie europee (10.000 euro). Come spesa pubblica equivale all’8% del bilancio dello Stato a fronte del 9,9% medio registrato nell’Unione europea. L’agenzia europea Eurydice ha inoltre certificato come gli stipendi dei docenti italiani di scuola secondaria sarebbero nettamente inferiori rispetto a tutta l’Europa occidentale. Da qualunque parte lo si guardi, purtroppo, in Italia il mondo della scuola è in forte affanno. Il DL Aiuti sdoganato dal Governo appare l’ennesima occasione mancata, in particolare se si pensa al caos che ancora una volta verrà affrontato all’apertura del nuovo anno scolastico. Il sindacato Anief ha manifestato questa settimana a Roma richiamando l’attenzione sulle criticità del comparto. Abbiamo raggiunto il presidente nazionale del giovane sindacato scolastico Marcello Pacifico per approfondire le ragioni della protesta.

Infografica – La biografia dell’intervistato Marcello Pacifico

– Questa settimana avete manifestato per un inizio della scuola non in sicurezza e per un DL Aiuti che non vi soddisfa. Qual è la situazione della scuola a settembre?

– La scuola sta iniziando a settembre senza 500 presidi, senza 1800 DSGA (Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi), dunque senza un DSGA su quattro, con 15mila posti ATA (personale Amministrativo, Tecnico e Ausiliario) vacanti non assegnati ai ruoli, con 50mila posti docenti vacanti non assegnati ai ruoli, con 40mila tra amministrativi e insegnanti dell’organico aggiuntivo che per due anni era stato assegnato alle scuole, ma che quest’anno non è stato più rinnovato. Infine con 200mila supplenti ancora da chiamare, dunque uno su cinque da avere in classe per far cominciare effettivamente l’anno scolastico e le lezioni, nonostante il 1° settembre si sia partiti lo stesso: e lo sanno bene soprattutto i ragazzi che erano stati rimandati agli esami di riparazione e che quindi oggi sono già in classe. È una scuola senza i sistemi di ventilazioni adeguati per contenere il contagio, che non ha classi adeguate per poter rispettare i criteri del distanziamento in spazi chiusi e fare lezione in sicurezza. Insomma è una scuola lontana da quello che ci racconta la propaganda! Oltre alla sfida della pandemia e della crisi energetica, la scuola deve affrontare pure quella del PNRR, perché manca del personale aggiuntivo che servirebbe proprio per espletare tutti quei progetti legati ai soldi da spendere con i finanziamenti derivanti dal esso. È una scuola precaria: con 200mila supplenti significa che è ancora più precaria di prima.

– Siamo sotto elezioni. Nella campagna elettorale la scuola è una priorità oppure nessuno ne parla?

– Anzitutto, sento i politici parlare di aumento degli stipendi degli insegnanti, eppure abbiamo un contratto fermo da più di 40 mesi – quasi 4 anni – e lontano dieci punti dal costo della vita registrato negli ultimi quindici anni. È inoltre l’unico contratto non firmato nel pubblico impiego per il personale. Dunque ai candidati che dicono di voler adeguare gli stipendi ai livelli europei io rispondo che intanto dobbiamo trovare immediatamente le risorse per chiudere un contratto del triennio precedente che è già scaduto, e poi soprattutto per recuperare l’inflazione, perché i soldi stanziati per gli aumenti contrattuali non recuperano l’inflazione degli ultimi quindici anni. In secondo luogo, bisogna rimettere la scuola al centro del dibattito politico: a questo proposito come ANIEF abbiamo realizzato un manifesto in tredici punti per costruire una scuola giusta, in cui parliamo di temi come gli organici, il dimensionamento, il reclutamento, la formazione, la mobilità, l’inclusione, tutti temi che servono sia per valorizzare il personale sia per realizzare il diritto allo studio dei nostri ragazzi. Sono temi che portiamo all’attenzione del legislatore di domani, per confrontarsi con i gravi problemi della scuola italiana, tra cui vogliamo citare la dispersione scolastica, l’atto tasso di abbandono, il miglioramento dell’apprendimento delle competenze di base (leggere, scrivere e fare di conto), il diritto all’inclusione in una scuola con 300mila alunni con handicap certificati, più di 800mila con BES (Bisogni Educativi Speciali), altri 800mila alunni alloglotti. Per affrontare sfide educative come queste occorre prima risolvere le istanze degli organici, degli spazi e le altre già citate. Abbiamo anche creato un manifesto per il personale ATA, così importante – anzi fondamentale – ma non parla nessuno, è stato proprio ignorato durante l’intera legislatura.

– Si prevede un autunno caldo per la scuola, in particolare con l’insediamento del prossimo governo?

– Certamente. L’autunno sarà caldo in ogni caso perché la scuola ha bisogno di risposte. Non possiamo più accettare che si parli di stipendi e di personale solo in campagna elettorale e non dopo, quando si insedia un nuovo governo. La mobilitazione rimane. Abbiamo manifestato a Roma il 30 agosto chiedendo emendamenti specifici al decreto Aiuti bis e continueremo in ottobre chiedendo al nuovo governo le risposte che servono per valorizzare il milione di insegnanti e i 300mila amministrativi che lavorano oggi nelle scuole italiane, e lo si deve fare con il contratto. Chiediamo che il governo uscente intervenga già adesso almeno per confermare l’organico attuale e per integrare le graduatorie dell’ultimo concorso straordinario, perché chi non lo ha superato è stato escluso non per mancanza di merito, ma perché il numero dei posti banditi non rispettava gli effettivi posti vacanti. Non possiamo permettere che costoro rimangano precari ancora una volta: a causa dell’abuso dei contratti a termine nella scuola, è già in corso contro l’Italia una procedura d’infrazione a livello europeo. L’Unione Europea ha accolto il reclamo collettivo presentato da ANIEF al Comitato europeo dei diritti socialie recepito in una raccomandazione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa nei confronti dell’Italia per affrontare il problema della precarietà, che non è stata risolta con l’ultima legge sull PNRR e quindi sul reclutamento degli insegnanti.

– Il fatto che si sia parlato di evitare il sabato a scuola o del ritorno alla DAD come lo considerate? È un fallimento?

– È la presa d’atto che ad oggi, dopo due anni di pandemia, non è stato fatto quanto occorreva alla scuola, anzi è stato fatto proprio il contrario: invece di dotare le scuole di più spazi e più mezzi, non è stato nemmeno rinnovato l’organico aggiuntivo (il cosiddetto “organico COVID”) che serviva per affrontare le sfide della pandemia. Ahimé, è la conferma che avevamo ragione: la politica, invece di recuperare le classi tagliate e il tempo-scuola tagliato, offre soluzioni ridicole come il non andare un giorno a scuola per risparmiare la luce. Se sono solamente queste le risposte che la politica è capace di dare, allora significa che il Paese è fallito.

– L’ANIEF come valuta l’agenda Draghi nell’ambito della scuola, richiamata oggi da vari partiti?

– L’agenda Draghi non è stata discussa col mondo sindacale, ma semplicemente illustrata con delle slide. Se le cose non si discutono con chi rappresenta i lavoratori e con chi veramente lavora in questo ambito, si rischia di distribuire 30 miliardi del PNRR assegnati – di cui i primi due destinati a rifare le aule digitali e i laboratori – senza poi risolvere i veri problemi che affliggono la scuola italiana. Per come è oggi, è un’agenda soltanto di nome, che concretamente non affronta e non risolve i problemi del nostro settore.

– Probabilmente dopo molti anni di governi tecnici o di larghe intese, si avrà finalmente un governo politico. Sarà una svolta positiva?

– Lo sarà soltanto nella misura in cui il prossimo governo metterà la scuola al centro del suo programma non solo a parole, come fece Draghi con il patto che le confederazioni sindacali sottoscrissero a Palazzo Chigi, ma che poi venne tradito perché il governo non gli diede un seguito con la concertazione sui problemi e sulle risorse da spendere per la loro soluzione. Noi vogliamo che la scuola venga messa al centro del Paese, indipendentemente dal colore politico del prossimo governo. Chiaramente ogni partito ha le sue idee in merito, ma è proprio per questo motivo che l’ANIEF ha realizzato un manifesto che ci permette di confrontarci coi programmi dei partiti politici. Bisogna mettere al centro soprattutto l’alunno e i suoi diritti costituzionalmente protetti, troppo spesso violati.

Marco Fontana
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