L’Ucraina non entrerà nella NATO: lo dice il nuovo segretario USA alla Difesa

L’Ucraina non entrerà nella NATO: lo dice il nuovo segretario USA alla Difesa

16 Febbraio 2025 0

Il segretario alla Difesa dell’amministrazione Trump ha fatto dichiarazioni di estremo rilievo a proposito della situazione in Europa. La più importante è quella per cui l’Ucraina non ha alcuna reale prospettiva di diventare un membro della NATO. Contraddicendo quanto sostenuto finora dagli esponenti dell’Alleanza Atlantica, Pete Hegseth ha dissipato le illusioni dei vertici di Kiev e di Bruxelles. È un’azione per la quale ucraini ed europei devono essergli grati. Lo sostiene Anatol Lieven, ex docente del King’s College e oggi direttore del Programma Eurasia presso il Quincy Institute for Responsible Statecraft. L’esperto spiega come il merito di Hegseth sia di avere affermato una pesante verità prima che il problema diventasse troppo grave.

Un obiettivo illusorio

Hegseth ha mostrato una franchezza inconsueta nella sue frasi sull’adesione alla NATO dell’Ucraina e sulle condizioni di pace. Sebbene possano ben difficilmente essere d’accordo con lui, i verti ucraini ed europei lo dovrebbero ringraziare perché ha fatto svanire le pericolose illusioni nelle quali si cullavano. Sono illusioni che rischiavano di bloccare il processo di pace e di aumentare i pericoli per l’Ucraina stessa. In presenza dei ministri dei Paesi NATO nella riunione del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina, svoltasi poco prima della Conferenza di Monaco sulla sicurezza, Hegseth ha detto: Noi vogliamo, proprio come voi, un’Ucraina sovrana e prospera, ma dobbiamo partire dal riconoscere che il ritorno ai confini ucraini pre-2014 è un’obiettivo irrealistico. Perseguire un obiettivo illusorio farà solo continuare la guerra a causare sofferenze maggiori.

Quali truppe sul campo

Un pace duratura per l’Ucraina deve includere garanzie forti per assicurare che il conflitto non ricominci. (…) Gli Stati Uniti non credono che l’adesione alla NATO possa essere per l’Ucraina l’esito realistico di un negoziato. Le garanzie di sicurezza devono essere sostenute da truppe adeguate, europee e non europee. Se un giorno tali truppe venissero dislocate come forze di peacekeeping, allora dovranno andare come missione non-NATO e non come effetto dell’articolo 5. (…) Per essere chiari: come parte di garanzia di sicurezza di qualsiasi genere, non vi saranno soldati americani impiegati in Ucraina. Dunque Hegseth esclude i soldati europei da qualunque missione a Kiev. La Russia ha esplicitato di voler accettare solamente per il peacekeeping le truppe di Paesi veramente neutrali. I leader europei dicono che manderebbero i loro soldati solo con la ferma assicurazione di Washington di intervenire se venissero attaccati. Ma Hegseth, appunto, lo ha escluso.

Come personaggi dei cartoni

Se Hegseth oggi ribadisce l’impegno nella difesa della NATO entro gli attuali confini, ci si aspetta pure che ponga le richieste di Trump sull’aumento della spesa al 5% del PIL da parte dei membri europei dell’Alleanza. L’amministrazione Trump mostra così di confidare che in futuro gli europei saranno maggiormente responsabili per il loro continente. Tuttavia ciò non accadrà. Con la combinazione di crisi economica, pressioni sui bilanci ed erosione del consenso ai partiti tradizionali, un aumento della spesa è fuori questione. Lo è soprattutto se implica spendere soldi non comprando armi europee, ma americane. Di conseguenza, se sotto Trump Washington resterà nella NATO, gli attriti con l’Europa dovrebbero crescere e il supporto americano alle proposte europee dovrebbe diminuire. I vertici europei sono come quei personaggi dei cartoni che correndo finiscono oltre un dirupo, ma continuano a correre finché non capiscono di essere per aria. E quindi si sfracellano al suolo.

UE ala politico-economica della NATO

Per molti anni gli States non hanno solamente supportato e incoraggiato le politiche europee verso la Russia e l’Ucraina e le speranze di espansione della UE ad est, ma le hanno praticamente guidate. Sotto la presidenza dell’eurocommissaria Ursula von der Leyen e con Kaja Kallas a capo della politica estera di Bruxelles, l’apparato burocratico europeo si è trasformato di fatto nell’ala economica e politica della NATO. Oggi questa ala sta ancora sbattendo, ma l’uccellino dov’è finito? Alcuni governi europei si comportano ancora da ala. Il ministro della Difesa britannico John Healey, ad esempio, replicando alle dichiarazioni di Hegseth ha detto di aver ascoltato e recepito i dubbi americani sull’Ucraina e sulla sicurezza dell’Europa. E ne ha tratto questa conseguenza: “ci penseremo noi”. La CNN riferisce che Londra potrebbe presto sostituire Washington come alleato principale di Kiev.

Dissonanze cognitive nel pensiero di certi europei

Data la sproporzione di risorse militari ed economiche fra USA e UK, qualunque politico, esperto o giornalista che la ritenga davvero una via percorribile è un pazzo criminale. Se invece fanno solo finta di crederci, allora fanno perdere tempo a tutti. Infatti nessuno ci crede, tanto meno a Mosca o Kiev. Persino Zelensky dice di non tenere in considerazione le offerte di garanzie europee che non siano supportate dagli americani. L’idea di soldati europei in Ucraina non è solo sciocca, ma costituisce una dissonanza cognitiva nel pensiero di certi politici europei. Costoro giustificano il bisogno di una posizione severa contro Mosca con l’argomentazione che se non vengono fermati in Ucraina, i russi un domani “testeranno” la NATO con azioni contro la Polonia o le Repubbliche baltiche. Ma non vi è alcun indizio che Mosca abbia davvero questa intenzione. Inoltre l’articolo 5 renderebbe questa mossa particolarmente pericolosa per la Russia stessa.

La lezione del campo di battaglia

Poi ci sono quegli esperti che propongono di mandare truppe europee in Ucraina proprio per dare alla Russia l’occasione di “testare” la determinazione occidentale a un rischio molto più basso. Se rimangono sulla difensiva entro i propri confini, NATO e UE sono assolutamente al sicuro. La Russia non avrebbe infatti alcun vantaggio immaginabile che giustifichi un attacco. Quindi, se è vero che l’Europa dovrebbe aumentare la spesa militare, è altrettanto vero che non ha bisogno di spendere cifre enormi per armamenti costosissimi ad alta tecnologia. La principale lezione del conflitto ucraino è che i droni a basso costo da attacco e da sorveglianza in quantità adeguata possono rendere impossibile un’offensiva tradizionale alla fanteria e ai mezzi corazzati. I tank sono pressocché scomparsi dalla prima linea per entrambi i contendenti. I russi si limitano a trasferire truppe in piccolo numero, perché grosse concentrazioni verrebbero subito individuate e colpite.

Illusione, inganno e verità

Quanto sopra si applica a qualunque ipotetica guerra fra Russia e Occidente. Mosca lo sa: lo si vede dal modo in cui gli alti comandi russi hanno modificato le loro tattiche. Hegseth ha ripetutamente evidenziato le parole “realistico” e “realisticamente”. Ed era ovvio da anni che i Paesi NATO non entrerebbero mai in guerra per difendere l’Ucraina. Sia l’amministrazione Biden che i governi dei membri dell’Alleanza hanno negato a Kiev le tempistiche dell’adesione, però hanno mantenuto nella gente l’illusione che un giorno l’Ucraina sarebbe entrata nella NATO, rifiutando di negoziare con Mosca un trattato sulla neutralità di Kiev. Il fallimento della controffensiva nel 2023 ha dimostrato l’impossibilità di riprendersi i territori. Eppure l’Occidente ha continuato a impegnarsi pubblicamente a tale scopo e a rigettare un compromesso territoriale. Dopo che sono morte 250mila persone per tenere in piedi la narrativa occidentale, dovremmo essere grati a Hegseth per aver detto la verità.

Redazione Strumenti Politici
Redazione Strumenti Politici

Iscriviti alla newsletter di StrumentiPolitici