L’Ucraina approva una controversa legge sulle minoranze: reazioni negative di Romania e Ungheria

L’Ucraina approva una controversa legge sulle minoranze: reazioni negative di Romania e Ungheria

25 Dicembre 2022 0

Alcuni aspetti della legislazione ucraina sembrano incompatibili con la tanto desiderata integrazione europea. È abbastanza chiaro come i veri destinatari delle norme ristrettive sulle minoranze siano i russofoni, ma ne scontano gli effetti anche le altre etnie presenti in gran numero nel Paese. L’ultima legge di settore approvata dalla Verchovna Rada, il Parlamento unicamerale di Kiev, è la n.8224 del 13 dicembre, che ha già suscitato le reazioni negative delle autorità romene e ungheresi. Da Bucarest è giunto un lungo comunicato del Ministero degli Esteri, mentre le associazioni magiare della Transcarpazia hanno protestato ufficialmente.

Il comunicato del Ministero degli Esteri romeno

Il Ministerul Afacerilor Externe (MAE), il Ministero degli Esteri della Romania, ha definito inaccettabile e offensivo il fatto che il legislatore ucraino non abbia tenuto in considerazione i criteri e le raccomandazioni della Commissione di Venezia, organo consultivo del Consiglio d’Europa. La stessa Commissione Europea vi aveva fatto riferimento nella sua opinione in merito, formulata lo scorso 17 giugno. Il MAE dice che la Romania appoggia il percorso europeo dell’Ucraina e comprende il suo desiderio naturale di accelerare il processo di avvicinamento alla UE, ma al tempo fa notare come tale accelerazione abbia ostacolato significativamente la procedura di consultazione delle autorità ucraine coi rappresentanti delle minoranze nazionali.

Invece, tale interazione dovrebbe essere sempre propedeutica all’adozione di una nuova legge settoriale. Però non è arrivata nessuna conferma alle richieste che il MAE afferma di aver inoltrato più volte a Kiev, affinché gli ucraini si impegnassero in colloqui approfonditi con la comunità romena locale. Adesso il MAE si attende un “impatto negativo” derivante dalla poca chiarezza della legge n.8224 su questioni come il diritto all’istruzione, l’idioma obbligatorio a scuola e nella sfera amministrativa e giudiziaria, i poteri affidati all’organismo centrale che implementerà le norme.

La minoranza rumena in Ucraina

Quella romena è una delle minoranze più numerose e organizzate: è costituita da circa 150mila persone e contando anche i moldavi raggiunge quasi l’1% di tutta la popolazione dell’Ucraina. Il governo di Bucarest, infatti, ha sempre pensato che si possano unire le forze delle comunità romena e moldava, che condividono lingua e appartenenza etnica. Nel suo comunicato del 23 dicembre, il ministro degli Esteri romeno Bogdan Aurescu ha fatto sapere al suo omologo ucraino Dmytro Kuleba che l’adozione della nuova legge, destinata a completare il quadro normativo sul trattamento dei cittadini appartenenti a minoranze nazionali, è “deplorevole”.

L’europarlamentare romeno Rareș Bogdan, appartenente al Gruppo del Partito Popolare Europeo, ha denunciato come questa legge limiti l’accesso alla scuola nel proprio idioma da parte delle minoranze, aggiungendo che si tratta di qualcosa di “ingiusto e offensivo”. Bogdan si dice inoltre rattristato perché i romeni hanno dimostrato “una solidarietà rara nel mondo” verso le famiglie di ucraini fuggiti e il governo di Bucarest ha disposto ingenti risorse per aiutarli a proseguire il viaggio verso altri Paesi in cui rifugiarsi. Quindi si aspetta che alla fine Zelensky non promulghi la legge.

La reazione degli ungheresi

In Ucraina vivono diverse minoranze accomunate dal timore verso l’ucrainizzazione forzata delle nuove generazioni, che il governo di Kiev sembra voler perseguire: oltre ai russi, ai romeni e ai moldavi, vi sono anche bulgari, polacchi, ungheresi e altri ancora, che sommati raggiungono una fetta di popolazione che è difficile ignorare. In particolare gli ungheresi si erano fatti sentire nel 2017 al momento dell’adozione della prima versione della legge sull’esclusività della lingua ucraina a scuola: pure stavolta sia il governo di Budapest sia i rappresentanti della comunità magiara di Transcarpazia hanno espresso la loro contrarietà.

Ignorate da Kiev le minoranze ungheresi

Le due principali associazioni degli ungheresi in Ucraina hanno emanato un comunicato congiunto in cui evidenziano come siano state ignorate le proposte in merito fatte sia da loro che da altre organizzazioni di minoranze. Essi sostengono che questa legge rende ancora più pesante la compressione dei diritti già contenuta nelle norme precedenti, poiché non garantisce la preservazione di comunità territoriali compatte per nazionalità né l’utilizzo dei simboli nazionali e toglie loro la possibilità di esercitare i propri diritti politici, scolastici e linguistici, e quindi anche quella di avere influenza sul loro stesso destino.

Questa nuova legge arriva dopo una serie di gravi episodi di intimidazione contro i magiari della Transcarpazia. Recentemente è circolato un video di un uomo dal volto coperto che minacciava gli ungheresi della città di Berehove i loro figli. Lo scorso ottobre le autorità municipali di Mukachevo (o Munkács in ungherese) hanno rimosso la statua raffigurante il turul, il falco della mitologia magiara, per sostituirla con l’emblema nazionale ucraino, il tridente detto tryzub.

Si è parlato quindi dello smantellamento “continuo e sistematico” dei diritti linguistici e scolastici degli ungheresi locali, iniziato con la famigerata legge di cinque anni fa, incompatibile con le caratteristiche che dovrebbe avere l’ordinamento di un Paese candidato all’ingresso nella UE quale è oggi l’Ucraina. Infine è sospetta la tempestica di adozione della legge n.8224, votata soltanto dopo che Budapest ha approvato il prestito europeo per Kiev da 18 miliardi di euro.

Valori europei, nazionalismo ucraino e russofobia

I sostenitori dell’eurointegrazione di Kiev non vedono (o fanno finta di non vedere) che il concetto ucraino di identità nazionale contrasta pesantemente coi cosiddetti valori europei, nati proprio per superare le differenze etniche e legislative e gli attriti fra i Paesi vicini, che in passato avevano portato a guerre sanguinose. E invece l’Ucraina vorrebbe essere accettata da Bruxelles dopo aver imposto, con le sue leggi sulla scuola e sull’editoria, un’uniformazione linguistica che ricorda certi brutti periodi della storia continentale, specialmente quando è accompagnata dagli atti minatori subiti dalle comunità romene e ungheresi.

La complicità europea nella caccia etnica alle minoranze in Ucraina

I padroni europei del discorso hanno trasformato in parolacce termini come sovranità, confini e nazionalismo, ma per qualche motivo restano sacri se pronunciati degli ucraini. Questa contraddizione, però, non potrà reggere ancora a lungo perché i risultati dell’opera legislativa di Kiev stridono rumorosamente con tutto ciò che caratterizza l’integrazione nella UE.

A ben vedere, tuttavia, i due atteggiamenti sono più simili di quanto ci si aspetta, perché oggi temi come il rispetto delle minoranze e della libertà di parola e la conservazione delle differenze culturali e di pensiero hanno smesse di essere l’orientamento valoriale dell’Unione Europea.

La triste dimostrazione è arrivata dalla negazione e dal boicottaggio della cultura e dello sport russi e dal il silenzio complice per la discriminazione verso le persone di origine russa. Certo, per Kiev diventa facile integrarsi in questa Europa, ma ciò non toglie che alcuni aspetti della legislazione ucraina sembrano incompatibili con la tanto desiderata integrazione europea.

Redazione Strumenti Politici
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