L’operazione militare russa ribalta il corso politico della Germania
“Putin ha casualmente dato inizio a una rivoluzione in Germania”: recita così il titolo di un articolo del 27 febbraio dell’autorevole testata americana Foreign Policy. Secondo alcuni esperti, l’operazione militare speciale russa in Ucraina si è trasformata in un grilletto che ha fatto partire il cambiamento della politica estera e di difesa della Repubblica Federale di Germania. Proponiamo un’analisi del politologo Gevorg Mirzayan, in cui prova a spiegare quale sia effettivamente il cambiamento che si svolgerà in Germania e che cosa potrà portare alla Russia.
Alla fine di febbraio il cancelliere Olaf Scholz è intervenuto al Bundestag e ha dichiarato che per la Germania è venuto “il momento di diventare adulta”. La maturazione, secondo il leader della Repubblica Federale, sarà raggiunta grazie a tre punti principali.
I mattoncini di Scholz
Anzitutto si tratta del rifiuto della precedente linea politica nei confronti della Russia, mirata alla cooperazione attraverso l’economia. Non vi saranno più relazioni di tipo particolare: Berlino enuncia di fatto la sua pretesa ad essere leader nella difesa dell’Europa contro Mosca e a cercare nel frattempo fornitori alternativi di gas. In secondo luogo, la Germania aumenterà drasticamente le spese miltiari: il governo stanzierà quest’anno ulteriori 100 miliardi di euro per le Forze armate e aumenterà il budget della difesa nei prossimi anni, fino al 2% del PIL contro l’attuale 1,5%. Infine il terzo punto: Scholz ha intenzione di intensificare nettamente la presenza militare tedesca nei territori dell’Europa Orientale, sia sul piano strettamente militare come l’invio di armi e forse anche di soldati, sia su quello politico. A proposito, con la definizione di Europa Orientale si intendono sia i Paesi membri di UE e NATO sia gli Stati al di fuori, come appunto l’Ucraina. Olaf Scholz ha annunciato l’appoggio alle formazioni militari di Kiev non più con l’invio di elmetti, ma di centinaia di sistemi anticarro e antiaerei. Sì, in precedenza sul percorso verso una politica attiva della Repubblica Federale in Europa Orientale si stagliavano i fantasmi del passato, cioè i crimini di guerra della Germania nazista. Oggi, però, persino tali nefandezze sono diventate mattoncini per il castello di argomentazioni dei sostenitori della “maturazione”. L’ex ambasciatore tedesco in Grecia Peter Schoof ha dichiarat: Forse la Germania non dovrebbe sentire una particolare responsabilità per quanto riguarda la difesa e il sostegno dell’Ucraina, che è di nuovo vittima di una guerra aggressiva, sullo sfondo di quelle sofferenze che ha dovuto patire per il conflitto che scatenò Hitler? E in un senso più generale l’appoggio militare all’Ucraina non rappresenta forse qualcosa di giusto dal punto di vista dei nostri partner dell’Unione Europea, per esempio quei Paesi come le Repubbliche baltiche, che subirono i traumi inflitti non solo dalla Germania nazista, ma anche dalla dittatura sovietica durata decenni?
Diversi media occidentali hanno apprezzato le ambizioni del cancelliere Scholz. La svolta militarista tedesca diventerà punto di svolta della storia europea, afferma la Cnn. In sette giorni la Germania (…) ha lanciato un corso che la renderà il primo Stato europeo per livello di spese militari, con l’aviazione più moderna e una crescente presenza militare nei Paesi dell’Europa centrale e orientale, scrive Foreign Policy. Lo stesso leader tedesco si sta trasformando in un leader europeo. Quando Scholz per la prima volta è apparso all’estero in qualità di cancelliere, ad esempio a Parigi o a Bruxelles, è sembrato compassato, molto sommesso e assolutamente privo di idee; adesso, invece, viaggia per il mondo come un “cancelliere di crisi” che si sforza di mettere fine alla guerra, si legge su Der Spiegel.
I dolori della crescita
La questione, tuttavia, risiede nella domanda se la Germania abbia o meno risorse sufficienti per questa crescita. Vi è veramente un desiderio per le sue possibilità? Certo, nell’Unione Europea vi è effettivamente un vuoto di potere, ma il cancelliere Scholz sarà abbastanza grande per colmare tale vuoto? Per il momento persino da capo del governo tedesco, Scholz non sembra affatto il politico numero uno della UE. Questo ruolo si attaglia molto di più al premier olandese Mark Rutte, che guida dal 2010 il quarto Paese per potenza della UE: proprio da lui dipende in larga parte anche la linea politica europea verso la Russia e le azioni in Europa Orientale, spiega l’esperto del Consiglio russo per gli affari internazionali (RSMD) Vadim Trukhachev. Scholz ha un deficit di fiducia e di forza, impallidisce a confronto con la Merkel, e lo sa benissimo. Il suo predecessore è stato a modo suo la mamma dell’Europa intera, mentre Scholz non è all’altezza di un ruolo del genere, dice Dmitry Ofitserov-Belsky, collaboratore scientifico superiore dell’IMEMO (Istituto nazionale di ricerca sull’economia mondiale e le relazioni internazionali “Primakov” dell’Accademia russa delle scienze). E non ne sono all’altezza nemmeno i vertici tedeschi. Alla seduta del Bundestag in cui Scholz ha annunciato la maturazione sono risuonati applausi lunghi e scroscianti, ma dopo le emozioni sono arrivate le discussioni. I vertici tedeschi sono spaccati, e talvolta la spaccatura corre all’interno dello stesso partito. I politici non hanno alcuna sensazione di sicurezza, spiega Trukhachev. Le nuove ambizioni portano con sé nuove responsabilità e nuovi rischi politici, e alcuni rappresentanti dell’élite tedesca sono troppo abituati a stare nel comfort del bozzolo politico-militare e gestionale americano. Occorre ricordare che Angela Merkel cercò di occuperare il posto di “leader dell’Occidente” dopo l’arrivo di Trump, ma non ricevette alcun sostegno da parte dell’establishment tedesco.
Per quanto riguarda l’elemento militare della nuova politica estera, le ambizioni di Scholz non sono confortate dalle condizioni tecniche della difesa tedesca. Alcuni si chiedono se 100 miliardi di euro (che è meno del budget militare biennale del Paese) potranno rimandare indietro due decenni di atteggiamento sprezzante verso la sfera militare. A metà degli anni ’90 le Forze armate tedesche avevano 2100 carri armati, ora invece ne hanno 220. Nel corso di sette anni la Bundeswehr ha cercato con tutte le sue forze di trovare, commissionare e implementare un nuovo fucile standard. Delle quattro fregate ordinate nel 2019, neanche una oggi è pronta per operare in mare, come riportato su Irish Times. La Germania non poteva sfruttare in pieno i precedenti budget militari a causa delle caratteristiche specifiche della propria industria. Ormai da parecchio tempo gli ingegneri validi in Germania non vanno a lavorare per il comparto militare-industriale, ma in qualsiasi azienda sul genere della Mercedes. Tutta la sfera della difesa tedesca si trova sostanzialmente in profonda decadenza. Riprendono la manodopera che arriva dai nostri trasferimenti degli anni ’90, gli attuali tetti delle caserme, la tecnologia imperfetta e così via. I 100 miliardi di euro di spese militari aggiuntive finiranno in pratica non nell’economia tedesca, ma nelle mani di Joseph Biden e di Washington, dice Ofitserov-Belsky. I grossi acquisti di armi americane rinsalderanno certamente i legami con Washington, ma difficilmente potranno essere considerati un serio investimento nella leadership della Germania.
Rischi e opportunità
Per quanto riguarda le relazioni russo-tedesche, a prima vista la nuova politica estera del cancelliere Scholz va a costituire una seria minaccia per la Russia. Il raffreddamento dei rapporti è impossibile da evitare: le sanzioni tedesche assesteranno duri colpi all’economia russa, mentre i legami d’affari di lungo corso saranno spezzati. D’altro canto, però, non ci si attende nemmeno l’inizio di processi tragici e irreparabili. La Germania vuole disfarsi delle forniture di gas russo: ma a quale costo? Gli esperti hanno più di una volta affermato che non esistono fornitori alternativi, mentre il mercato del GNL non può garantire forniture affidabili a prezzi ragionevoli e convenienti per l’economia. Quindi i tedeschi o dovranno nuovamente rivolgersi all’energia nucleare oppure dopo la de-escalation in Ucraina effettuare gradualmente una diversificazione. La Germania manda armi all’Ucraina: ma quali? L’età della maggior parte dei 2700 missili “Strela”, che devono essere spediti in Ucraina, è superiore a 35 anni, mentre un terzo di essi era già stato dichiarato inutilizzabile 10 anni fa per colpa della ruggine, scrive Irish Times rimandando a Spiegel. Al Ministero della Difesa tedesco non potevano non sapere, e non è escluso che abbiano mandato proprio questi armamenti con l’obiettivo da un lato di dimostrare di fare la propria parte e dall’altro di non indispettire troppo i russi. La Germania ha fermato il Nord Stream 2: non aveva altra via d’uscita? La Germania ha semplicemente eseguito quello su cui si era accordata la Merkel. La Repubblica federale tedesca aveva firmato un comunicato congiunto con Biden nel luglio 2021, in cui era scritto che se la Russia avesse intrapreso un atto di aggressione verso l’Ucraina e/o avesse usato l’energetica come arma, la Germania sarebbe stata obbligata a introdurre sanzioni contro il gasdotto. Era sembrata una vittoria da parte tedesca, perché nessuno poteva aspettarsi gli eventi che vediamo oggi, spiega Igor Yushkov, docente dell’Università finanziaria.
Al tempo stesso la nuova politica estera della Germania, per quanto strano possa sembrare, apre alla Russia una serie di opportunità. E se il potenziamento della sovranità della politica estera tedesca è ancora di là da venire, i dissidi a livello europeo sono molto vicini: d’altronde la paura di una Germania forte può concretizzarsi proprio nei Paesi dell’Europa Orientale. Sicuramente in Europa Centrale sono un po’ nervosi, specialmente in Polonia, ma ritengono comunque che la Germania sarà in grado di contenere una serie di istanze. In primo luogo l’influenza americana, in secondo luogo il fatto che la UE dal punto di vista procedurale è fatta in modo che la Germania insieme a Francia e Italia non possano decidere tutto. Dunque bisogna temerla, ma non eccessivamente, e non si ripeteranno le cose brutte che i tedeschi fecero una volta, dice Trukhachev. Tuttavia quanto sopra funziona solo nel caso in cui la Germania continui ad agire entro la cornice dell’Unione Europea. Considerando la grave crisi istituzionale che sta passando la UE, i tedeschi potrebbero rivedere il proprio status. Ad esempio potrebbero riscaldare i muscoli prussiani e rammentare le proprie concezioni geopolitiche: solo così l’Europa si ricorderà finalmente della Russia, senza la cui partecipazione al sistema di sicurezza europeo è sempre mancato qualcosa.
52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.