L’Occidente e il Cristianesimo: la desacralizzazione del mondo
Uno degli aspetti più inquietanti che caratterizza il declino del modello occidentale riguarda la progressiva dissolvenza della religione cristiana nella nostra vita e nel nostro mondo culturale, a cui assistiamo con passività nichilista, quasi come se non ci riguardasse più. Chi era abituato a vivere il tempo della religione cristiana e i suoi momenti vivificanti quasi non si accorge più del silenzio che trova nelle chiese sempre più vuote ed abbandonate.
Il nuovo oppio dei popoli
L’ateismo è diventato l’oppio dei popoli, indifferente ai temi religiosi coi quali le generazioni passate hanno condiviso momenti di gioia e sopportato momenti di dolore e di disperazione, nutrendo la speranza di una dimensione sacrale che oggi abbiamo perso. Prevale l’insensibilità verso l’emozionalità dell‘uomo a fronte delle immani tragedie giornaliere: siamo ritornati alla banalità del male.
Così, eventi capitali della nostra vita quali il concepimento, la malattia o la morte diventano pure manifestazioni fisiologiche prive di emozioni. Ci comportiamo come se Dio non esistesse più. Per dirla con Habermas, l’onnipotenza della tecnica ha dato un carattere secolare al nostro tempo con la fine della metafisica e della religione. Oppure, per dirla con Heidegger, non ci si pone più il problema del perché delle cose, siamo di fronte al tempo dell’oblio di Dio e anche di fronte all’oblio dell’oblio.
Il conflitto con la nuova religione dei consumi
Il conflitto tra la sacralità della religione e il mondo dei consumi e della finanza diventa quindi insanabile. Anche l’aprirsi della religione ad un mondo desacralizzato – accettando le sue palesi contraddizioni senza combattere per affermare un senso diverso delle cose – diventa una resa che pone la religione allo stesso livello di altre istituzioni ed eventi. Così tutti sono sotto l’assoluto del pensiero unico, che comanda ed ordina le nostre vite.
La cultura del mercato assunta come verità assoluta da non mettere in discussione domina ovunque e trasforma il credente in consumatore, mentre tutto viene valutato sul principio dell’utilità misurabile. La religione entra in conflitto con la ragione dei mercati e la desacralizzazione del mondo è inesorabile; dimostra di non avere bisogno di Dio e ne vuole fare a meno, la civiltà dei consumi non ha più bisogno del Cristianesimo e innalza il piacere dei sensi a supremo valore. Siamo nel mondo del relativismo.
La cultura del piacere passeggero
La vera svolta è stata l’affermarsi di un modello culturale di tipo sensistico in cui i valori dominanti sono quelli del piacere passeggero e fine a sé stesso. L’intuizione della ciclicità della storia si deve a Vico, ma l’analisi dei modelli culturali che si alternano nella storia si deve a Sorokin, che esaminando 27 secoli di storia ha capito l’alternarsi di questi periodi, da quelli più tesi verso una dimensione spirituale (per esempio il Medioevo) a quelli più materialistici e grevi come il nostro, che è di tipo sensistico e ritiene reale soltanto ciò che è presente agli organi di senso.
Esso non ricerca e non crede in alcuna realtà sovrasensibile, ma è concepito come divenire, progresso, trasformazione. I suoi bisogni sono fondamentalmente fisici e se ne cerca la massima soddisfazione (carpe diem). Il metodo per la loro soddisfazione non consiste nella modificazione degli individui che fanno parte di una cultura ma nella modificazione o sfruttamento del mondo esterno. Questo atteggiamento culturale è stato la culla del nichilismo, il quale ha assunto la tecnica come valore assoluto e relegato la religione, la quale aprendosi senza filtri e freni al mondo ne diventa essa stessa parte.
L’adattamento della Chiesa al modernismo
La cultura materialista trova nella tecnica il suo valore assoluto e diventando antitetica alla religione può portare al suo dominio nella misura in cui la Chiesa si adatta al modernismo senza mantenersi stretta alla sua essenza. Credere di favorire la propria accettazione con una forma di condiscendenza subisce una dipendenza che desacralizza il mondo, se il Cristianesimo si adatta ad un mondo nuovo che non ha bisogno di Dio e ne può fare a meno rischia una forma di integrazione che non la rende più differenziata dalle altre religioni o istituzioni. L’effetto che vediamo oggi sono le Chiese vuote come mai erano state prima, la tecnica distrugge il sacro perché ritiene di non averne bisogno nel suo dominio del mondo, così si affermano le violenze (in particolare della finanza, sempre subita e mai discussa).
È Dottore commercialista, revisore contabile e Professore ordinario di Economia Aziendale, Università Bocconi. Docente senior dell’Area Public Management & Policy della SDA Bocconi. Ha insegnato presso l’Università di Parma e Trento. È stato visiting professor alla Harvard Business School e alla Harvard School of Public Health.
Ha rivestito il ruolo di membro della Commissione sul riordino dei sistemi di controllo presso il Dipartimento della Funzione Pubblica; componente dell’Accademia Italiana di Economia Aziendale e della Società Italiana di Storia della Ragioneria; membro del Comitato scientifico nazionale di Legautonomie; membro del Comitato scientifico dell’European Centre for Public Affairs, Bruxelles; membro del Consiglio Generale della Fondazione Cari-Parma e membro del Comitato editoriale delle riviste Azienda Pubblica ed “Economia & Management”.
Membro del Comitato Scientifico Editoriale della Rivista “Azienda Pubblica”, Maggioli Ed., Rimini , della Rivista “Economia & Management” RCS Ed. Milano, “Quaderni di ricerca sull’Artigianato”, Mestre , della rivista “Finanza” , Roma, Membro del comitato scientifico della rivista “I controlli nelle società” dell’Ordine dei Dottori commercialisti di Milano.
E’ stato membro della Commissione sui principi contabili delle amministrazioni pubbliche presso il Ministero dell’Interno