L’Italia prova a mediare tra Saïed ed FMI, stabilità della Tunisia fondamentale per contenere gli sbarchi

L’Italia prova a mediare tra Saïed ed FMI, stabilità della Tunisia fondamentale per contenere gli sbarchi

8 Giugno 2023 0

La visita della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è stata accolta positivamente dai sostenitori del presidente Kais Saïed in Tunisia. Il sostegno della premier ha rafforzato la speranza che Cartagine possa riuscire ad ottenere un nuovo pacchetto di aiuti dal Fondo Monetario Internazionale. Il dialogo fra Saïed e FMI risulta ancora complicato, ma dopo lo stallo degli ultimi mesi, a Palazzo Chigi si dicono convinti che uno spiraglio si possa aprire.

La Meloni da Tunisi è tornata di fatto a mani vuote, dietro al successo di facciata. La missione lampo di Meloni a Tunisi e del colloquio di quasi due ore, con appendice informale sulla terrazza del Palazzo di Cartagine, per un caffè e uno scambio di vedute, non ha portato il presidente Saïed a compiere passi indietro sulle richieste dell’FMI, per cui anzi ha usato toni decisamente poco concilianti.

Nessuna concessione da Tunisi al Fondo Monetario Internazionale

Saïed non è pronto a cedere alle richieste del fondo, forte del sostegno popolare, il presidente della giovane repubblica nordafricana è convinto che lo strumento non debba avere voce in capitolo sulle sue scelte di politica interna. La visita a Tunisi – è il bilancio sul fronte italiano – ha permesso di aprire un canale con il leader del Paese africano sull’orlo del default sulle condizioni per sbloccare gli aiuti finanziari internazionali.

Una base su cui ricominciare il negoziato. Tuttavia per proseguire, servirà una certa elasticità sulle riforme chieste dal Fmi, in particolare la sospensione dei sussidi statali su benzina e farina, oltre ai tagli ai dipendenti pubblici. Solo così la Tunisia potrà ottenere 1,9 miliardi di dollari di aiuti. Riforme che però sono state finora respinte dal presidente tunisino, consapevole che tali riforme potrebbero nuocere alla sua popolarità nel Paese.

A Meloni ha ribadito “il suo rifiuto di ogni diktat: chi fornisce ricette già pronte è come un medico che scrive una ricetta prima di diagnosticare una malattia, che non riguarderà solo la pace civile in Tunisia, ma interesserà l’intera regione senza eccezioni“.

Tajani in missione a Washington per ammorbidire gli Stati Uniti

Non la pensano esattamente così gli Stati Uniti, preoccupati dalle scelte di Saïed. A provare a convincere gli Americani, sarà il ministro degli Esteri e vice-presidente del Consiglio, Antonio Tajani, che vedrà proprio a Washington il segretario di Stato, Antony Blinken, e Kristalina Georgieva, direttrice generale del Fmi. “Bisogna far capire a livello europeo e Fmi che bisogna avviare una trattativa, per accompagnare i finanziamenti alle riforme“. Ha dichiarato Meloni.

L’accoglienza a Tunisi per lei è stata delle più calorose. “Sono molto felice di parlare con lei dei nostri problemi” ha esordito Kais Saied, aggiungendo: “Oggi lei è una donna che dice a voce alta ciò che tutti pensano in silenzio“. La presidente del Consiglio ha incontrato anche la premier tunisina Najla Bouden Ramadan, considerata più conciliante nei confronti del Fmi, in un appuntamento attenzionato da molte cancellerie. “Una visita cruciale” per Bruxelles.

A Saïed, Meloni ha ribadito il sostegno e raccontato gli sforzi italiani per “una positiva conclusione dell’accordo tra Tunisia e Fmi, fondamentale per un rafforzamento e una piena ripresa del Paese“. Si è anche detta pronta a tornare a Tunisi con Ursula von der Leyen. Il leader tunisino, da parte sua, forte anche del fatto che ha dalla sua il potente sindacato tunisino UGTT, ha sollevato la questione della cancellazione dei debiti che gravano su Cartagine e della possibilità di convertirli in progetti di sviluppo.

In Tunisia l’Italia gioca la carta diplomatica come nei Balcani

La Tunisia chiede di avere prima i finanziamenti, per poi varare le riforme. L’Italia prova a mediare, come nei Balcani. Ha già fatto partire la procedura per i suoi 110 milioni di aiuti, e punta a un compromesso: sbloccare almeno parte dei sostegni di Fmi e Ue, a fronte di aperture da Tunisi. Saltato “per i tempi troppo stretti” il punto stampa previsto all’ambasciata, Meloni ha fatto il bilancio in un video di nove minuti girato con un cellulare, come dimostrano le immagini di scarsa qualità, duramente contestato per il mancato contraddittorio vista l’assenza di giornalisti.

La premier ha dunque ribadito che con la Tunisia serve un approccio pragmatico, riaffermando il suo impegno per convincere Bruxelles ad accelerare il pacchetto di aiuti. L’Italia sa bene che se la situazione in Tunisia dovesse implodere sarebbe la prima a farne le spese soprattutto in termini di arrivi di migranti e di sicurezza.

Con una Libia già instabile, e il prolungato conflitto in Ucraina alle porte dell’Europa, ogni ragionamento coinvolge anche le prospettive del Piano Mattei e soprattutto il controllo dei flussi migratori.

I troppi oneri subiti dalla Tunisia

Abbiamo fatto fin qui un ottimo lavoro insieme alla Tunisia, gli sbarchi in Italia sono sensibilmente diminuiti a maggio rispetto a marzo e aprile“, ha detto la premier, ammettendo che l’estate però preoccupa. Più che irregolare, è “un’immigrazione disumana“, ha notato Saïed, evidenziando i “molti oneri” sopportati dalla Tunisia, divenuta non solo un punto di transito, ma anche una destinazione per molti immigrati clandestini.

Il capo di Stato tunisino ha suggerito un vertice sul tema, e Meloni ha prospettato “una conferenza internazionale a Roma su migrazioni e sviluppo, da fare nel minore tempo possibile“.

Intanto sulla “capacità di gestione delle frontiere in Tunisia“, ha aggiunto la premier, l’Italia è pronta “a fare di più anche con il coinvolgimento dell’Unione europea, sul quale stiamo lavorando“.

Redazione Strumenti Politici
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