L’inverno mite fa risparmiare gas: per i tedeschi una gioia amara e molto ambigua

L’inverno mite fa risparmiare gas: per i tedeschi una gioia amara e molto ambigua

16 Gennaio 2023 0

La Germania tira un sospiro di sollievo: i depositi di gas dovrebbero bastare fino alla primavera. Ma è un sollievo temporaneo, perché a Berlino sanno che la crisi energetica è ben lungi dall’essere risolta e la deindustrializzazione dell’Europa è ancora in atto. Ed è una gioia ambigua, perché nel governo Scholz i ministri Verdi, saliti al potere con slogan ecologisti e pacifisti, sono i firmatari della riapertura delle inquinantissime centrali a carbone e dell’invio “umanitario” di armi all’Ucraina.

Un autunno caldo

Le temperature miti delle scorse settimane hanno cancellato la paura instillata dal freddo di dicembre, che aveva fatto temere alla Germania un consumo troppo rapido delle sue riserve di gas. Per questa prima metà di gennaio si parla di una media più alta addirittura di 5 gradi, mentre al posto della solita neve c’è stata la pioggia.

Le temperature si abbasseranno solo a partire da questa settimana e inizierà a nevicare, salvando forse il turismo sciistico. Ma la cosa importante da salvare per Berlino erano i depositi di gas. E grazie al minor consumo domestico e industriale per il riscaldamento, il risultato è stato ottenuto. In tempi non lontani, però, un inverno caldo avrebbe scatenato i politici europei nella gara a fare la dichiarazione più allarmante sul mondo in fiamme e sull’apocalisse ambientale. Oggi invece vi è soddisfazione e speranza, ed ecco che la contraddizione è infine scoppiata negli stessi vertici governativi.

Dopo l’uscita di scena di Angela Merkel, protagonista degli accordi di Minsk e della mediazione con Mosca, il nuovo governo tedesco con un ministro degli Esteri Verde non ha saputo conservare la pace e anzi ha inviato a Kiev così tante armi da svuotare i magazzini della Bundeswehr. E con un altro ministro Verde, quello dell’Economia, ha riaperto proprio gli impianti a carbone, quelli che i predecessori avevano voluto chiudere per “decarbonizzare” il pianeta. Sembra che gli ecologisti tedeschi si stiano infine accorgendo degli equivoci e inizino a prendersela con coloro che hanno votato, ministro Habeck in primis.

Domani il freddo può tornare e il vento può calare

Ha parlato della questione anche Klaus Müller, presidente della Bundesnetzagentur, l’agenzia federale di regolamentazione dei mercati dell’elettricità, del gas, delle telecomunicazioni, delle poste e delle ferrovie. Ha espresso soddisfazione per gli effetti positivi delle ultime due settimane calde – positivi per i depositi di gas della Germania, che non si esauriranno – e si è mostrato ottimista per le prospettive nel breve periodo.

Ma nel lungo termine, cioè almeno per il prossimo inverno, Müller chiede di usare buon senso e di risparmiare quanto più gas possibile. Dopo l’inverno sarà come prima dell’inverno. Più gas risparmiamo ora e conserviamo nei serbatoi di stoccaggio, più facile ed economico sarà riempirli nuovamente, dice Müller, che non esclude un prossimo peggioramento della situazione. Nessuno, infatti, può garantire che gli anni futuri non saranno troppo freddi, anzi in molti si augurano che il caldo “anomalo” lasci il posto alle temperature rigide tipiche dei mesi invernali.

Oggi l’afflusso di gas russo all’Europa è sceso dell’80% rispetto al medesimo periodo del 2022. Dunque è un momento difficile per un Paese come la Germania, il cui fabbisogno era soddisfatto dalla Russia addirittura per più del 50% prima del conflitto in Ucraina. Il cancelliere Scholz ha invitato i suoi cittadini a usare con prudenza i depositi accumulati in estate e a continuare con le abitudini di risparmio energetico. Nel suo discorso di capodanno ha definito “duro test” la crisi energetica derivata dalle scelte fatte dopo l’inizio dell’operazione speciale russa. Inoltre, a beneficio della Germania vi è stato un significativo aumento della produzione di energia eolica, grazie ai venti favorevoli degli ultimi mesi. Ma pure i venti possono cambiare, anzi lo fanno spesso per definizione.

Prezzi ancora alti e la deindustrializzazione avanza

Attualmente, il prezzo del gas in Europa balla fra i 700 e gli 800 dollari per mille metri cubi. A fine 2022 era sceso per la prima volta da giugno sotto la “soglia psicologica” dei 900 dollari. Davvero buffo che si definisca “psicologica” tale soglia, visto che gli effetti sul riscaldamento delle case e sul portafoglio dei cittadini sono tristemente tangibili. Però lo scorso anno vi era stata un’incredibile impennata e il prezzo aveva superato persino i 3mila dollari, mentre l’Europa si metteva a sanzionare il suo fornitore principale, la Gazprom, senza avere una chiara prospettiva di dove avrebbe acquistato il gas in alternativa.

Oggi i politici tedeschi ed europei hanno gioco facile a presentare come vincente e meraviglioso il livello di 700/800 dollari. Ma è bene rammentare che appena un anno e mezzo fa il prezzo si attestava sui 250/300 dollari, dunque meno della metà di adesso. E non è assolutamente certo che il prezzo attuale rimanga stabile. Tutt’altro. Oltre alle temperature, soggette a cambi repentini, vi è l’incognita rappresentata da Pechino. Le nuove quarantene ufficialmente dovute alla recrudescenza del COVID-19 hanno avuto l’effetto di diminuire la domanda energetica cinese. Quando la Cina rimetterà  in funzione la sua colossale macchina economica, farà sobbalzare i mercati.

La crisi delle imprese europee

Infine, prima di rallegrarsi troppo, bisognerebbe pure ricordarsi che se in Europa abbiamo potuto risparmiare gas perché l’industria ne ha consumato di meno, non è “merito” soltanto del caldo anomalo. Vi è anche stata la sospensione o la chiusura degli stabilimenti, dovuta all’ottimizzazione dei costi o agli incentivi a diventare più “efficienti”. In altre parole, molte fabbriche hanno chiuso. Che tradotto significa: la deindustrializzazione del Vecchio Continente avanza inesorabile. La Germania tira un sospiro di sollievo per i depositi di gas che non si sono svuotati, ma la gioia è ambigua e temporanea perché a Berlino sanno che la crisi energetica non è risolta e che la deindustrializzazione è ancora in atto.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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