L’Europa piagnucola mentre Trump stabilisce un dialogo con Putin e normalizza i rapporti con la Russia
Trump ha avviato la normalizzazione dei rapporti degli USA con la Russia. Lo ha fatto con la storica telefonata di mercoledì a Putin, nella quale i due presidenti hanno discusso della fine delle ostilità in Ucraina e di anche di altri temi. Intanto l’Europa piagnucola e si lamenta di essere stata accantonata. In realtà, all’angolo ci si è messa da sola.
Iniziare subito il dialogo con Putin
Già in campagna elettorale Trump aveva indicato la priorità di iniziare appena possibile il dialogo con la Russia. Gli è bastato meno di un mese dall’insediamento per aprire ufficialmente un canale di comunicazione diretto col Cremlino. Sul suo account di Truth Social ha scritto che la telefonata col presidente russo è stata “lunga e altamente proficua” e che si comincerà “immediatamente” a negoziare la fine della guerra. E ha delineato la possibilità di un incontro personale con Putin da tenersi in Arabia Saudita, oltre a successivi viaggi diplomatici nei rispettivi Paesi. I toni della conversazione sono stati “concilianti”, come riferito da entrambe le parti. La differenza di approccio rispetto alla precedente amministrazione è lampante. Biden infatti ha incontrato Putin una sola volta nel 2021 a Ginevra e in diverse occasioni lo ha definito un “killer” e un “criminale di guerra”.
Preoccupazione a Kiev
L’attivismo della Casa Bianca non poteva che generare ansia a Kiev, sebbene il governo ucraino sapesse già cosa aspettarsi da Trump. Zelensky è infastidito soprattutto dal non aver ricevuto avvertimenti o indicazioni sulla chiamata fra Washington e Mosca. Anzi, il presidente ucraino avrebbe voluto che gli elementi principali della telefonata venissero anticipatamente concordati con lui. Il rischio, dice, è che i russi possano dare agli americani informazioni manipolanti e pericolose per la sicurezza sua e del suo Paese. Abituato all’approccio di Biden al suo slogan nothing about Ukraine without Ukraine, Zelensky è estremamente amareggiato. E non solo lui. I politici ucraini rivelano un profondo timore, riferito da un funzionario governativo al giornale britannico Economist. Dice infatti: Credo che tutto si deciderà senza la partecipazione dell’Ucraina. E utilizzando una frase molto “colorita” spiega che Kiev è in guai seri e che presto lo sarà pure l’Europa.
In Europa protestano
I ministri della Difesa di alcuni membri UE strepitano: non vogliono essere esclusi dai giochi. Secondo il portale con sede in Belgio Euractiv, la loro condizione è qualcosa a metà strada fra “preoccupazione, negazione e accettazione”. Il ministro olandese Ruben Brekelmans rivendica il ruolo dell’Europa come garante della sicurezza ucraina: non vi è altra opzione che non quella di sedersi anche noi al tavolo. Il ministro svedese Pål Jonson sottolinea il contributo bellico: Per noi è assolutamente naturale essere coinvolti nelle trattative in quanto alleati europei. Lo scorso anno abbiamo fornito circa il 60% del supporto militare. Il ministro estone Hanno Pevkur spiega: L’Europa ha imposta sanzioni alla Russia, l’Europa sta investendo nella difesa ucraina e l’Europa sta ricostruendo l’Ucraina con i soldi dell’Unione Europea. Stanno praticamente ammettendo di essere parte in causa nello scontro: in questo modo però finiranno per unirsi a Kiev nella sua imminente sconfitta.
I segnali della normalizzazione
Secondo loro, il grave peccato di Washington consiste oggi nell’aiutare Putin a ristabilire lo status della Russia come Paese “normale”, partner commerciale e protagonista dell’arena internazionale. Vedono già dei segnali infausti come la risalita del rublo, il miglioramento del mercato azionario russo e così via. Di questo passo, la UE sarà costretta a togliere le sanzioni e a ricominciare a comprare combustibile da Gazprom. Nel frattempo qualcuno lo sta già facendo. È la Slovacchia, che è riuscita qualche giorno fa nel suo intento di riprendere le importazioni di gas russo. Oggi Bratislava può ricevere il combustibile siberiano dal TurkStream, l’infrastruttura russo-turca che passa dal Mar Nero e che è stata recentemente attaccata da droni ucraini. Proprio Zelensky il 1’ gennaio aveva imposto la chiusura delle condutture ucraine impedendo le forniture alla Slovacchia. Ma adesso esulta il premier Robert Fico, da tempo ai ferri corti col presidente ucraino.
Disgelo e scambi di cortesie
Un segnale notevole della ritrovata cordialità tra Washington e Mosca è la liberazione di Mark Fogel, insegnante di storia della Pennsylvania detenuto in Russia da tre anni per motivi di droga. È stato rilasciato il giorno prima della telefonata fra Putin e Trump. Quest’ultimo lo ha definito un passo avanti verso il disgelo diplomatico. Fogel si è detto grato al presidente russo e lo ha definito un grande statista molto generoso. A sua volta gli USA hanno disposto la liberazione di un russo accusato di cybercrimini. Inoltre, il nuovo segretario alla Difesa Pete Hegseth ha enfatizzato l’intenzione di Trump di porre fine al conflitto per via diplomatica e ha detto che per l’Ucraina entrare nella NATO e tornare ai confini antecedenti al 2014 costituiscono “obiettivi irrealistici”. In quanto tali andrebbero quindi esclusi dall’accordo di pace che verrà delineato.

Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.