Le interferenze UE in Georgia: deputati europei in piazza con l’opposizione, se non vincono i “nostri” non è democrazia e ipocrisie varie

Le interferenze UE in Georgia: deputati europei in piazza con l’opposizione, se non vincono i “nostri” non è democrazia e ipocrisie varie

17 Novembre 2024 0

In Georgia stiamo assistendo a un film di cui conosciamo i colpi di scena ai quali vuol portarci un copione stantio. Proprio come in Moldavia qualche settimana fa, qualunque voto che non sia favorevole ai filo-UE viene automaticamente attribuito alle pressioni di Mosca. Lo stesso accade in Italia e in altri Paesi, dove le visioni alternative sono considerate indegne e tacciate di tutti gli “ismi” negativi. Ma a Tbilisi forse hanno capito l’antifona: la piena vittoria del partito di governo indica che i georgiani non hanno bisogno delle lezioni di democrazia fasulla impartite dagli emissari di Bruxelles.

La visita “amichevole” dei parlamentari europei

La scorsa settimana si è recata a dar manforte alle proteste dell’opposizione una delegazione composta dai deputati di otto Paesi europei. Si trattavi dei vertici dei comitati per gli affari europei o per le relazioni estere dei rispettivi Parlamenti: il tedesco Michael Roth, il francese Frédéric Petit, lo svedese Eric Ottoson, il polacco Michał Kamiński, l’estone Marko Mihkelson, la lettone Ināra Mūrniece, il lituano Žygimantas Pavilionis e il capo del comitato Difesa del Parlamento finlandese Jukka Kopra. Alla conferenza stampa tenuta a Tbilisi insieme alla presidente georgiana Salome Zourabichvili, Roth ha specificato che, pur venendo da partiti e Stati diversi, apparteniamo tutti all’Unione Europea. Dunque ha addossato anche su Bruxelles la responsabilità di quella che molti vedono come una clamorosa interferenza negli affari politici di un Paese terzo. Meno male che il tedesco ha precisato: Non siamo qui come nemici. Non siamo qui per promuovere un cambio di regime.

Arringa alla folla

I deputati europei si sono uniti alla protesta davanti al Parlamento georgiano e hanno persino arringato la folla. Il lituano Pavilionis ha incoraggiato i manifestanti: Non smettete! Combattete per la vostra libertà, combattete per la democrazia, combattete per il vostro Paese, per l’adesione alla UE e alla NATO! Anche lo svedese Ottoson ha esortato a combattere per la democrazia, sottolineando come vi sia “solamente un’unica via democratica verso l’Europa”. Roth ha parlato così: Se voi vincete, noi vinciamo, se voi sopravviverete, noi nella UE sopravviveremo. La solidarietà deve unirci. Si è detto felice di essere nella “vera capitale d’Europa” Tbilisi e ha chiesto provocatoriamente se fosse un’interferenza quella di voler incontrare la presidente georgiana. Successivamente sui social ha accusato il partito di governo di non averlo accolto. Si stupisce anche il francese Petit, secondo cui il governo georgiano avrebbe sprecato l’occasione di lavorare con la UE per risolvere l’impasse post-elettorale.

Se i nostri non vincono, le elezioni sono da rifare

Alle elezioni del 26 ottobre il partito Sogno Georgiano (Kartuli Otsneba) ha preso più del 54%. Ma sia le opposizioni sia la presidente rinnegano la validità del risultato. Il segretario di Stato USA Antony Blinken evidenzia come gli osservatori internazionali non abbiano definito la tornata libera ed equa. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha accennato alle presunte irregolarità chiedendo di indagarle, così come hanno fatto Macron, Scholz e Tusk. Il capo della delegazione di monitoraggio dell’Europarlamento Antonio Lopez-Isturiz White ha direttamente accusato i russi di disinformazione fatta allo scopo di minare il regolare svolgimento della votazione e di manipolarla. Il leader dell’opposizione Giorgi Vashadze ha promesso di “combattere fino alla fine” per ottenere “nuove elezioni e un nuovo governo che porti la Georgia verso l’integrazione europea”. Per il momento i suoi colleghi di opposizione hanno promesso di boicottare le sessioni parlamentari e di organizzare ulteriori manifestazioni.

La reazione del partito di governo

Il presidente del Parlamento georgiano Shalva Papuashvili ha confermato la richiesta di incontro da parte della delegazione europea e sui social ha spiegato i motivi del rifiuto. Anzitutto vi è l’approccio fortemente critico e negativo espresso da sempre da alcuni di quei deputati, primo fra tutti il lituano Pavilionis. Si è detto sorpreso dal fatto che abbiano incontrato i politici di spicco dell’opposizione, nonostante l’atteggiamento ostile verso il governo e la società della Georgia. Infatti, dice, nel corso della campagna elettorale quei parlamentari ed altri politici europei hanno “intenzionalmente violato” le leggi nazionali conducendo un’azione di contrasto al partito di governo e di sostegno a quelli di opposizione, cercando apertamente di influenzare le preferenze dei cittadini.

Hanno inoltre diffuso narrative disinformanti contro il popolo georgiano incoraggiando le frange più radicali dell’opposizione e danneggiando l’immagine del Paese all’estero. Conclude: Appare un ossimoro il volerci insegnare che l’Europa è un progetto di pace mentre promuovono l’instabilità nel Paese in nome dell’Europa. Papuashvili afferma comunque di avere rispetto per i membri della delegazione. Si dice pronto a proseguire il dialogo entro la cornice dei principi fondamentali e delle norme della diplomazia parlamentare, sulla base dell’uguaglianza e del rispetto della sovranità. È invece molto duro il sindaco di Tbilisi e segretario generale di Sogno Georgiano Kakha Kaladze, che ha descritto i deputati in visita come “banali parassiti” e li ha accusato di “diffondere bugie”.

Le dichiarazioni senza prove della Presidente

Alla conferenza stampa congiunta con la delegazione europea c’era anche la presidente della Repubblica Salome Zurabishvili, che ha presentato i parlamentari stranieri come “amici sinceramente devoti della Georgia”. Pur avendo un ruolo prettamente formale, ha affermato con sicurezza di rigettare l’esito delle elezioni in quanto distorte dalla propaganda russa. Ha addirittura invitato Washington e Bruxelles ad appoggiare le manifestazioni di protesta. Ha dichiarato che il Paese è caduto vittima della pressione di Mosca contro l’adesione all’Unione Europea. Tuttavia non ha addotto alcuna prova per tali pesanti accuse, né durante la conferenza stampa né dopo. Non lo ha fatto nemmeno prima, quando a fine ottobre aveva parlato al telefono col presidente polacco Andrzej Duda. Quest’ultimo, nel corso di un’intervista radiofonica, ha suggerito di condurre un’indagine internazionale sulla regolarità delle elezioni. Ha però aggiunto che la Zurabishvili non gli ha fornito alcuna “prova inconfutabile” delle interferenze russe.

Contraddizioni del cammino europeo

La Georgia aveva intrapreso il percorso di adesione già dieci anni fa, ma ultimamente è stata scavalcata da Ucraina e Moldavia. Non si può dire che tali Paesi siano messi meglio: né a livello legislativo, con le norme repressive di Kiev in ambito linguistico e religioso – oltre all’accentramento del potere nella mani dell’ufficio presidenziale – né economicamente, con la Moldavia al penultimo posto del PIL continentale (l’ultima è l’Ucraina). Eppure la Georgia è ancora sotto osservazione. La sua colpa è non essersi allineata al blocco sanzionatorio anti-russo, anzi non aver aperto un secondo fronte contro Mosca. In Georgia stiamo assistendo a un film di cui conosciamo i colpi di scena ai quali vuol portarci un copione stantio. Ma a Tbilisi forse hanno capito l’antifona: la piena vittoria del partito di governo indica che i georgiani non hanno bisogno delle lezioni di democrazia fasulla impartite dagli emissari di Bruxelles.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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