L’ambiguità del Pakistan riguardo all’appoggio militare all’Ucraina e ai suoi rapporti internazionali

L’ambiguità del Pakistan riguardo all’appoggio militare all’Ucraina e ai suoi rapporti internazionali

16 Maggio 2023 0

Il Pakistan si trova in un momento estremamente delicato e rischioso. Pressato da gravi problemi economici e dalle proteste popolari seguite all’arresto dell’ex premier Imran Khan (ancora molto popolare nel Paese), sta conducendo una politica estera tanto audace quanto ambigua. Islamabad dichiara espressamente l’assoluta neutralità nella questione ucraina, ma rifornisce Kiev di armi, desidera acquistare da Mosca tecnologie e petrolio, e riesce a negare o affermare il tutto a dispetto dell’evidenza.

Un momento molto delicato

L’arresto dell’ex premier Imran Khan, avvenuto pochi giorni fa, è solo l’ultimo episodio di un lungo periodo di crisi in cui è finito il Pakistan. Oggi il Paese sembra sull’orlo del default, mentre il governo cerca di frenare la circolazione della libera informazione e di censurare le voci critiche. Ma almeno una quarto della popolazione è colpita dagli effetti dell’inflazione galoppante e un’altra parte consistente non accetta che l’ex primo ministro sia stato arrestato senza mandato, per di più negli stessi locali dell’Alta Corte.

In varie zone del Paese si sono verificate proteste molto accese, corredate di scontri violenti fra polizia e manifestanti. Lo stesso Khan sostiene che la sua caduta è stata spinta dagli USA: a proposito, per qualche tempo era stato l’ultimo leader straniero a incontrare Putin a Mosca in un vertice ufficiale, proprio nel giorno di inizio della cosiddetta “operazione militare speciale”, il 24 febbraio 2022.

Islamabad fornitrice di armamenti per Kiev

Il mese scorso, la viceministro degli Esteri dell’Ucraina Emine Dzhaparova si è recata in visita in India per portare al premier Modi una richiesta di contatto e di sostegno da parte di Zelensky. Tuttavia, il tentativo di avvicinamento effettuato da Kiev al rivale storico del Pakistan non ha infastidito troppo Islamabad, che secondo diverse fonti rifornisce in modo abbondante l’Ucraina con munizioni e sistemi d’arma. In aprile sono stati mandati via mare ben 230 container pieni di attrezzature militari.

Sulle navi che trasportano tali armamenti viene il più delle volte issata la bandiera di un Paese europeo o degli Stati Uniti e i principali porti di attracco sono quelli di Germania e Polonia. Le autorità indiane stanno cercando di stabilire se Pakistan e Ucraina stiano persino collaborando alla condivisione di tecnologie missilistiche. Per il momento, Islamabad si sarebbe rivelata cruciale nel coprire le carenze occidentali nei rifornimenti di armi e munizioni.

Grazie a un memorandum di intesa tra il Pakistan e il Ministero della Difesa del Regno Unito, lo scorso anno Londra ha sfruttato basi aeree in Pakistan per effettuare le forniture belliche all’Ucraina. I militari britannici hanno infatti costituito un ponte aereo che partiva dalla base pakistana di Rawalpindi e portava armi in Ucraina passando da una base britannica nel Mediterraneo e dalla Romania.

Ma in Pakistan negano

A Islamabad, però, negano ufficialmente questo genere di collaborazioni e di forniture. Il governo invece sostiene di mantenere “una politica di rigorosa neutralità”. Dal Ministero degli Esteri di Islamabad è giunta infatti la smentita a quanto asserito dal comandante di un battaglione di carri ucraino nel corso di un’intervista alla BBC, che si lamentava della qualità delle armi pakistane “al di sotto dello standard”.

La portavoce pakistana degli Esteri Mumtaz Zahra Baloch ha però dichiarato che i legami a livello di difesa fra i due Paesi sussistono effettivamente e che in passato possono esservi state delle vendite dirette di armamenti, effettuate comunque secondo regole ben precise. In Occidente, essere neutrali nella questione ucraina viene automaticamente considerato da molti come stare dalla parte di Mosca, ma il Pakistan mantiene fermamente questa linea a livello ufficiale.

Un colpo al cerchio e uno alla botte

Fornire armi all’Ucraina significa per Islamabad incassare profitti, che potranno essere spesi per acquistare il petrolio russo. Il pragmatismo – o meglio il cinismo – della politica pakistana è da manuale. Il Pakistan infatti concede le basi militari all’aviazione britannica, ma non si è allineato alle sanzioni occidentali e anzi si è rivolto alla Russia per avere assistenza tecnica sui motori di aeroplano e persino per avere pezzi di ricambio per le attrezzature militari.

Nonostante la pressione americana, si è astenuto dal votare risoluzioni di condanna contro la Russia, e oggi vuole diventarne cliente per l’energia e sostenere così la propria economia duramente colpita dalle crisi degli ultimi tre anni. Con una condizione economica particolarmente fragile, i carichi di proiettili M107 e di cartucce esplosive da 120 mm che dal porto di Karachi arrivano all’Ucraina passando per i porti tedeschi e polacchi servono dunque come contropartita per ottenere l’appoggio dell’Occidente sulle questioni finanziarie.

Così, lo scorso ottobre il Pakistan è stato tolto dalla “lista grigia” dei Paesi a rischio di riciclaggio di denaro e di sponsorizzazione del terrorismo e oggi è in attesa di un prestito del Fondo Monetario Internazionale a 1,1 miliardi di dollari. Il Pakistan si trova in un momento estremamente delicato e rischioso. Pressato da gravi problemi economici e dalle proteste popolari seguite all’arresto dell’ex premier Imran Khan (ancora molto popolare nel Paese), sta conducendo una politica estera tanto audace quanto ambigua. Vedremo se sarà in grado di mantenerla ancora a lungo.

Martin King
Martin King

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