L’accordo energetico Trump-UE potrebbe non danneggiare poi tanto la Russia

L’accordo energetico Trump-UE potrebbe non danneggiare poi tanto la Russia

4 Agosto 2025 0

Il giornale americano Newsweek ha raccolto i pareri degli esperti sugli effetti dell’accordo energetico appena stretto da Trump e dalla von der Leyen. La conclusione è che forse non rappresenta uno strumento con cui soffocare gli introiti della Russia né la sua capacità di esportare risorse energetiche nel mondo e nella stessa Europa.

Le dichiarazioni della von der Leyen

La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che l’intesa siglata con Donald Trump diminuirà la dipendenza dalle importazioni energetiche russe. Tuttavia ci sono dubbi sull’effettiva possibilità che tale accordo diminuisca gli introiti della macchina da guerra russa. L’accordo UE-USA per il 15% di dazi sui beni europei include la promessa di Bruxelles di acquistare energia americana, compreso il gas naturale liquefatto (GNL), per un valore di 750 miliardi di dollari nell’arco dei prossimi tre anni. La von der Leyen ha detto che ancora troppo combustibile russo sta entrando nel mercato UE, ma vi sono ancora dubbi se l’accordo possa effettivamente soffocare la principale fonte di introiti di Mosca per la sua operazione militare.

L’opinione di Knox

Septimus Knox, analista dell’agenzia di consulenza sui rischi digitali e geopolitici S-RM, ha dichiarato a Newsweek che fino a che vi sarà mercato per il petrolio russo, sarà difficile per gli alleati europei dell’Ucraina mettere davvero pressione a livello economico addosso a Mosca. Newsweek ha chiesto all’Unione Europea di commentare. L’intesa euro-americana si incentra principalmente su tariffe del 15% che peseranno sulle merci europee importate negli USA. Si tratta dunque della metà di quel 30% che Trump aveva minacciato. L’accordo però comprende anche l’impegno delle aziende europee di comprare 250 milioni di dollari di petrolio, gas naturale e tecnologie nucleari statunitensi ogni anno per tre anni. La UE ha promesso di rinunciare alle fonti energetiche russe entro il 2028 e il contratto con Trump forse aiuterebbe in questo senso.

I dubbi

Ma rimane il dubbio su come possa essere effettivamente realizzata questa promessa mentre l’Europa prova a “decarbonizzare” la sua economia. Nel 2024 la UE ha importato energia per un valore superiore a 435,7 miliardi di dollari, come riferito dal Financial Times, ma gli idrocarburi americani erano di appena 75 miliardi. In pratica, servirà un brusco incremento delle importazioni per rispettare i termini contrattuali. Secondo Knox in realtà si tratta più di garantire le future forniture energetiche piuttosto che scollegare la UE dall’energia russa, cosa che ha rappresentato per Bruxelles un obiettivo fin dallo scoppio delle ostilità. Aggiunge però che fintanto che esiste un mercato per il greggio russo a buon prezzo, sarà ben difficile che i Paesi allineati con la posizione ucraina si mettano davvero a premere finanziariamente su Mosca. Oltre tutto l’economia russa si è trasformata in modo tale da servire l’unico scopo di sostenere lo sforzo bellico.

Verso Cina, India e Turchia

Il Cremlino può permettersi di accettare grossi danni economici, ritenendo che ciò difficilmente provocherà uno scontento popolare. La Russia sembra anche essere riuscita ad allontanarsi dalla UE per andare verso Cina, India e Turchia, che tutte quante hanno sorpassata la UE in termini in importazioni energetiche, spiega Knox. Una collaborazione più stretta fra UE e USA potrebbe significare che il costo della diversificazione forzata attuata dalla Russia per non patire la perdita dell’Europa si faccia più doloroso. Leigh Hansson, partner di Reed Smith’s Global Regulatory Enforcement Group, ha commentato per Newsweek spiegando che la UE ha già drasticamente ridotto la sua dipendenza dal gas russo. Secondo lui, sebbene i dettagli delle clausole energetiche dell’accordo USA-UE non siano state esplicitate del tutto, probabilmente saranno tali da diminuire ulteriormente tale dipendenza.

Dipendenza e sanzioni

Svitlana Romanko, fondatrice e direttrice esecutiva di Razom We Stand, ha detto a Newsweek che tale intesa rischia di bloccare la UE in un altro ciclo di dipendenza energetica di gas. Secondo lei dovrebbe invece essere visto con un passaggio a breve termine mentre l’Europa insiste su soluzioni di energia pulita che mettano fine per sempre all’influenza del Cremlino con le sue esportazioni di idrocarburi. Intanto la UE ha approvato il 18esimo pacchetto sanzionatorio anti-russo. Per Knox ciò dimostra che Bruxelles è intenzionata a prendere di mira Cina e India al fine di ridurre l’accesso russo a quei mercati, perché queste ultime sanzioni colpiscono due banche cinese e la raffineria Nayara Energy situata in India e una cui quota appartiene a Rosneft. L’esperto aggiunge che UE e USA possono altresì sfruttare le sanzioni per far alzare il coste delle vendite per la Russia, riducendone gli introiti e costringendo il Cremlino a fare scelte sempre più difficili su come alimentare il bilancio statale.

 

Nelle prossime settimane verranno negoziati i dettagli più in profondità nell’ambito dell’accordo-quadro. L’Eurocommissione potrà condurre trattative per il complesso dei Paesi dell’Unione, ma le occorrerà l’approvazione di tutti i 27 Stati membri, i cui esponenti si riuniranno la prossima settimana.

Redazione Strumenti Politici
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