La politica dei due forni di Pechino

La politica dei due forni di Pechino

28 Aprile 2022 0

Da oggi si potrebbe dire che la Cina inaugura la politica dei due forni con Occidente e Russia. Se a parole infatti l’alleanza geopolitica tra Russia e Cina pare forte, i movimenti e le scelte economiche e finanziarie mosse da Pechino mostrano il tentativo di mantenere il piede in due scarpe. Secondo Nikkei Asia infatti Sinopec Group, la più grande raffineria di petrolio cinese, avrebbe scaricato gas naturale liquefatto in eccesso verso clienti europei, in transazioni che sembrano non tenere conto delle obiezioni che ha sempre mosso ufficialmente la Cina alle sanzioni russe.

La filiale di Sinopec, quotata a Hong Kong, ha confermato durante una richiesta di utili del primo trimestre che sta rivendendo parte delle sue scorte di GNL sul “mercato internazionale. Sono pure transazioni di mercato. Stiamo commerciando GNL su scala globale sulla base di principi di commercializzazione e diversificazione“. Il governo cinese sta ampliando l’uso del gas naturale per combattere l’inquinamento atmosferico. L’anno scorso, circa il 40% del consumo interno di gas naturale cinese proveniva dalle importazioni. Il GNL rappresentava circa i due terzi delle importazioni di gas naturale e circa la metà proveniva dall’Australia e dagli Stati Uniti.

L’operazione di Sinopec, di rivendere parte del GNL importato in Europa, sia dettata dalla volontà di sfruttare l’impennata dei prezzi del GNL. E d’altra parte Pechino non aderendo alle sanzioni occidentali verso la Russia può muoversi per acquistare a basso costo il gas da Mosca. La Cina infatti sta anche espandendo le importazioni di gas naturale dal suo vicino settentrionale. I media occidentali hanno riferito che Shell ha avviato colloqui con le compagnie petrolifere cinesi per vendere la sua partecipazione nel progetto Sakhalin-2 LNG nell’Estremo Oriente russo. Resta il fatto che Sinopec ha sospeso i colloqui con una compagnia petrolchimica russa per la costituzione di una joint venture, un progetto da 500 milioni di dollari. Una decisione mossa dal fatto che i settori dell’informatica e dell’auto in Cina dipendono dalle forniture e dai mercati statunitensi ed europei, e quindi il Dragone vuole evitare di inimicarsi ulteriormente le nazioni occidentali.

Redazione Strumenti Politici
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