La NATO scherza col fuoco: 300mila soldati ai confini russi e bombe a grappolo per gli ucraini

La NATO scherza col fuoco: 300mila soldati ai confini russi e bombe a grappolo per gli ucraini

22 Luglio 2023 0

L’Alleanza Atlantica ora spinge forte per la militarizzazione del Vecchio Continente. Il summit di Vilnius ha avuto come esito non soltanto la delusione degli ucraini verso l’Occidente, ma ha anche la preoccupazione dei cittadini europei. Sembra infatti che la NATO voglia scherzare col fuoco, con la sua decisione di dispiegare un totale di 300mila uomini sul lato orientale dell’Alleanza. E non promette bene nemmeno la mossa americana di fornire a Kiev una tipologia di armi bandita da una convenzione internazionale, cioè le bombe a grappolo.

Biden richiama in servizio altri riservisti

Mentre la controffensiva di Kiev non fa alcun progresso sostanziale – anzi talvolta sembra preludere a un crollo del fronte – la NATO pensa alla sua “difesa” avanzata. Il progetto è quello di portare a 300mila il numero dei soldati sul versante orientale in stato di alta operatività. Si parla anche di forze navali e aeree. L’America ha immediatamente proceduto ad aumentare gli effettivi sul continente: Biden ha autorizzato l’esercito a chiamare altri 3mila riservisti per il supporto alle operazioni.

Non si tratta certo di un gran numero, se consideriamo che oggi gli USA hanno oltre 100mila uomini in Europa. Tuttavia, il fatto di impiegare altre migliaia di riservisti è indicativo della stanchezza o dell’insufficienza delle forze attuali. Inoltre Biden ha ridefinito come “operazione di contingenza” le attività di risposta alle azioni russe in Ucraina, la cosiddetta Operation Atlantic Resolve.

In questo modo, il Pentagono potrà implementare meglio il piano di richiamo dei riservisti e di acquisizione dei materiali e degli equipaggiamenti necessari. Secondo il  portavoce del Comando americano Bill Speaks, anche se l’aggiunta odierna non sposta gli equilibri, permetterà comunque “maggiore flessibilità” per la difesa del continente e soprattutto aiuterà la rotazione dei 10mila americani dislocati in Polonia. Proprio Varsavia, infatti, è diventata il centro principale per lo smistamento e la fornitura degli aiuti militari all’Ucraina e mostra l’ambizione di essere l’interlocutore principale per Washington.

“Il documento più importante dai tempi della Guerra Fredda”

Il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg ha definito il nuovo piano difensivo presentato a Vilnius come il “documento più importante dai tempi della Guerra Fredda”. E in effetti le migliaia di pagine di questa sorta di manuale operativo per i prossimi anni segnano “un ritorno agli schemi” della contrapposizione tra Ovest e blocco sovietico, come denunciato dal Ministero degli Esteri russo.

I particolari sono segreti, ma il contenuto complessivo del documento suggerisce la costituzione di un muro difensivo che somiglia a una posizione di potenziale attacco. Ciò non può che risultare provocatorio agli occhi dei russi e generare una reazione altrettanto pesante. Ci vorranno degli anni per implementare in modo completo questo programma, ma a Vilnius è stato dato il via al cambio di strategia nei confronti della Federazione Russa, che diventa così di “deterrenza per negazione”.

 Gli ufficiali alleati che hanno commentato il documento parlano di un profondo ripensamento della deterrenza, di una modernizzazione di portata storica: ma appunto, invece di andare verso il futuro, la NATO sembra tornare alla seconda metà del XX secolo. Nel piano sono scritti gli ordini per ogni Stato membro, ciò deve fare, quante truppe deve mettere a disposizione e in quale territorio. Sono otto i gruppi tattici che la NATO ha dislocato lungo il suo fianco orientale e a ciascuno di essi fa capo un determinato Paese, che fornisce il grosso dei soldati sul campo. Gli USA sono responsabili del contingente in Polonia, la Germania di quello in Lituania, la Francia in Romania, il Regno Unito in Estonia, il Canada in Lettonia.

Le bombe a grappolo

Nonostante il biasimo dell’opinione pubblica, qualche giorno fa Biden ha firmato l’autorizzazione a consegnare a Kiev le bombe a grappolo. Né l’Ucraina né gli Stati Uniti, e nemmeno la Russia, sono firmatari della Convenzione internazionale sulle bombe a grappolo (CCM). Non lo sono nemmeno alcuni dei membri della NATO, come la Polonia o la Lettonia, ma la maggior parte degli alleati sono firmatari. In totale, la CCM è stata ratificata da 111 Stati del mondo, fra cui l’Italia.

La fornitura di questo genere di munizioni viene vista dal Pentagono come un’ottima maniera per risolvere i problemi delle carenze che attualmente affliggono l’esercito ucraino. Le forniture occidentali di armi convenzionali sono in calo, mentre la controffensiva langue e non riesce a sfondare le difese russe. A Washington credono che le bombe a grappolo possano rivelarsi efficaci contro le posizioni rinforzate dei russi, contro le loro truppe e i veicoli corazzati. Gli americani le considerano molto utili da lanciare su grosse concentrazioni di nemici, ma sanno che ci possono essere degli spiacevoli effetti collaterali.

Queste bombe vengono definite come disumane soprattutto perché il loro impiego finisce per non fare distinzioni fra militari e civili. I rischi però non sono solamente a carico di questi ultimi. Come spiega un ex ufficiale di artiglieria dell’esercito USA, le bombe a grappolo limitano per chi le usa le possibilità di una manovra rapida, rallentano l’avanzata e di fatto possono annullare il vantaggio iniziale che conferiscono.

Proteste e iniziative popolari contro la NATO

Una buona parte di europei non gradisce l’atteggiamento aggressivo dell’Alleanza Atlantica. E non è solo per il pericolo di provocare un’escalation, ma si tratta anche dei soldi pubblici che sono destinati al finanziamento dell’organizzazione e che per questo motivo vengono a mancare per la costruzione di ospedali e di altre infrastrutture civili. In Germania continuano a ripetersi le manifestazioni pubbliche: qualche settimana fa centinaia di tedeschi avevano protestato pacificamente a Brandeburgo e davanti alla base dell’aeronautica statunitense a Ramstein. La settimana scorsa si hanno marciato per le strade di Dusseldorf contro la tendenza guerrafondaia di Berlino e della NATO.

In Italia, invece, si è conclusa la raccolta firme per il referendum abrogativo della legge Draghi sull’invio di armi a Kiev. L’iniziativa non ha raggiunto il totale necessario di mezzo milione di adesioni, ma sono state raccolte alcune centinaia di migliaia di firme.

Considerato il boicottaggio esercitato da parte dei media mainstream, è un risultato notevole. Forse a Roma qualcuno finalmente si accorgerà che gli italiani ripudiano la guerra “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (art.11 della Costituzione).  Purtroppo l’Alleanza Atlantica spinge forte per la militarizzazione del Vecchio Continente. Il summit di Vilnius ha avuto come esito non soltanto la delusione degli ucraini verso l’Occidente, ma ha anche la preoccupazione dei cittadini europei.

Martin King
Martin King

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