Kenya, un nuovo attentato ai confini con la Somalia
Secondo quanto riportato dalla BBC almeno venti persone sono rimaste uccise in un attentato a un autobus (matatu), nel nord del Kenya. Il mezzo stava procedendo lungo una strada secondaria quando avrebbe investito un ordigno esplosivo, provocandola deflagrazione mortale. I veicoli del servizio pubblico a 14 posti avevano lasciato la città intorno alle 6 del mattino, inoltrandosi oltre il confine kenyota. Un testimone ha ricostruito gli eventi “sono salito a bordo del mezzo in città, pronto per andare a lavorare, nella città di Mandera dove gestisco un negozio. Stavamo per raggiungere la strada asfaltata quando abbiamo sentito degli spari e l’autobus è saltato in aria. Il direttore dei servizi sanitari della Contea, Adbi Maalie, ha affermato che il coroner della contea di Mandera ha ricevuto 7 corpi e 13 feriti gravi. Il bilancio però si è aggravato nel corso delle ore, i morti sono saliti a 20. Un uomo sospettato è stato arrestato in relazione all’esplosione. Confermando il fermo il capo della polizia della Regione Nord Orientale, Brunei Rono, ha dichiarato che l’uomo, di cui non sono state rese note le generalità, è tuttora sotto interrogatorio. Secondo gli investigatori l’attentato è stato organizzato da un gruppo di sei persone. Nei dintorni del luogo della tragedia, si trovava una pattuglia di controllo dell’esercito kenyota che è intervenuta prontamente contro i terroristi. Gli attacchi di Al-Shabaab contro il Kenya, sono secondo quanto dichiarato dai terroristi, una punizione per l’invio di truppe regolari a sostegno del governo somalo contro i terroristi impegnati nella destabilizzazione del Paese. Questa forte presa di posizione ha provocato ritorsioni e odio contro il Kenya e di conseguenza una serie di attentati. Ricordiamo nel 2016 un tragico raid contro cittadini kenioti non mussulmani che provocò la morte di 12 persone in una pensione nella Contea di Mandera. Questi blitz spesso prendono di mira il Nord Est del Kenya, sempre lungo il confine con la Somalia. Tuttavia, Al-Shabaab, ha colpito anche le zone costiere, frequentate dai turisti e Nairobi, dove hanno attaccato il grande centro commerciale Westgate. La contea di Mandera resta però una delle aree più instabili. I combattent, nel novembre del 2014, hanno preso di mira un autobus, l’hanno dirottato e poi ucciso 28 persone, tutte non musulmane. A dicembre dello stesso anno hanno ucciso 36 lavoratori in una cava. Il 6 gennaio del 2020 a cadere nella rete di Al-Shabaab sono stati un militare statunitense e due appaltatori, uccisi in un attentato a una base militare all’aeroporto di Manda Bay nella Contea di Lamu.
Ma ricordiamo anche il rapimento avvenuto nell’ottobre del 2019, quando quattro uomini armati che si sono identificati come membri del gruppo Al-Shabaab hanno fatto irruzione in una casa e hanno ordinato al padre di uscire, gli hanno legato le mani e l’hanno rapito. La moglie Garissa “Kenya” Amina, di 49 anni, ci racconta “Ho provato a urlare e chiedere aiuto, ma mi hanno puntato una pistola alla tempia e mi hanno ordinato di rimanere in silenzio o avrei perso la vita. Da allora non sono più riuscita a dormire di notte“. Uno dei rapimenti di più alto profilo è avvenuto nel 2019, quando due medici cubani, impiegati a lavorare a Mandera sono stati rapiti: i due medici facevano parte di un team inviato da Cuba per lavorare in Kenya dopo un accordo tra i due paesi. I rapimenti tra Kenya e Somalia sono diventati all’ordine del giorno. Secondo i resoconti dei media, solo nell’aprile del 2020, sarebbero state rapite almeno 11 persone nella Contea di Mandera. E il numero è in costante aumento: presi di mira in particolare gli operatori umanitari e i turisti presenti nelle regioni settentrionali e costiere del Kenya, una criticità che ha convinto il governo keniota nel 2011 di unirsi a una missione dell’Unione Africana in Somalia per combattere Al-Shabaab e creare una zona cuscinetto, per proteggere i suoi confini. A dieci anni da questa decisione, tuttavia, i ribelli non sono stati sconfitti, e anzi continuano a creare scompiglio, anche effettuando attacchi mortali. Unico modo per fermare gli attacchi sarebbe secondo i terroristi il ritiro immediato delle truppe dalla Somalia. Tabitha Mwangi, consulente per la sicurezza Nazionale del Kenya, ha affermato che i rapimenti avvantaggiano Al-Shabaab non solo per ottenere l’attenzione dei media, ma anche per acquisire professionisti qualificati che forniscono servizi essenziali nelle comunità povere. Tuttavia il gruppo di ribelli raramente richiede un riscatto per le persone rapite. Rapiscono personale addestrato per utilizzare la loro esperienza, come le conoscenze mediche, per curare i loro militanti e le comunità nelle aree che controllano. Nella contea di Mandera, molte attività commerciali, sono chiuse quindi i prezzi dei beni principali sono saliti alle stelle. Le scuole non sono completamente operative in quanto gli insegnanti scarseggiano. Le persone che gestivano i servizi essenziali sono scappate via, contribuendo così al declino dell’area che ha vissuto anni di emarginazione, e questo favorisce il proselitismo dei terroristi.
Nata l’11 novembre del 1959, opera come Tecnico Sociale ed è impegnata professionalmente da circa 34 anni proprio nell’ambito del sociale. Da dieci anni visita il Kenya per amore e passione di quella terra.