Joseph Khalil Aoun ha vinto il percorso ad ostacoli delle elezioni

Joseph Khalil Aoun ha vinto il percorso ad ostacoli delle elezioni

14 Gennaio 2025 0

Palazzo Baadba, sede del Capo dello Stato libanese nell’omonima collina che sovrasta Beirut, ha un nuovo inquilino. Dopo più di due anni e due mesi di stallo istituzionale, il 9 gennaio scorso è arrivata la fumata bianca con l’elezione del Capo delle forze armate, il generale Joseph Khalil Aoun, a nuovo presidente della Repubblica libanese. Un percorso a ostacoli il processo elettorale tenutosi all’Assemblea nazionale, il Parlamento di Beirut.

Aoun non era riuscito ad assicurarsi la Presidenza nella prima sessione, ottenendo 71 voti su 128, 37 schede bianche e 20 annullate. Dopo una sospensione di due ore, decisa dal portavoce della Camera Nabih Berri per avviare le consultazioni, il generale cristiano maronita ottiene 99 voti, che lo acclamano Presidente del Libano per i prossimi 6 anni.

Una pausa di riflessione proficua

Il duo sciita, rappresentato dal partito di Berri, Amal, e dal Blocco della lealtà della resistenza, il partito di Hezbollah, aveva messo in chiaro la sua posizione politica già al primo turno. Votando al-Bayda (scheda bianca) aveva fatto mancare i 30 voti, equamente distribuiti tra i due schieramenti, necessari a superare lo sbarramento della maggioranza dei due terzi. La pausa ha portato consiglio ed «è servita ai due gruppi per sottolineare il loro peso politico e lanciare il messaggio ben preciso che non sono fuori dai giochi», chiarisce una fonte ben informata vicina agli ambienti parlamentari di piazza della Stella.

L’altro scoglio per la sua elezione, superato nel corso della stessa seduta, era la modifica della Costituzione, che vietava l’elezione dei dipendenti statali non prima di due anni dalla fine del servizio. Il sostegno regionale e le pressioni della comunità internazionale, con Stati Uniti (finanziatori dell’esercito libanese), Francia (da sempre sostenitrice della comunità maronita) e Arabia Saudita hanno fatto la differenza.

Il ruolo francese

Jean-Yves Le Drian, già ministro della Difesa francese e ora rappresentante personale di Emmanuel Macron, ha fatto da padrino al voto. Presente a Beirut già dal 7 gennaio, quando «ancora non era stato deciso nulla. L’accelerazione è stata spettacolare. Il primo elemento è stata la decisione a dicembre del presidente della Camera, Berri, di convocare l’Assemblea il 9 gennaio per le elezioni presidenziali. Da più di due anni cerchiamo di riunire il Parlamento a questo scopo. Era un imperativo politico, perché lo Stato libanese era minacciato nella sua integrità», ha dichiarato Le Drian in un’intervista a Ouest France.

Pure il suo omologo statunitense Amos Hochstein aveva lasciato la capitale libanese poco prima del voto, così come il ministro degli Esteri saudita Faiçal bin Farhan al Saoud. A porre fine allo stallo ha contribuito lo scenario regionale, cambiato radicalmente dopo il 7 ottobre, con l’indebolimento di Hezbollah a causa degli attacchi massicci Tel Aviv dello scorso autunno.

“Il figlio prediletto di Teheran” ha perso il suo leader storico Hassan Nasrallah e gran parte delle sua forza militare. L’Iran non ha mosso un dito per evitare la caduta del regime di Bashar al Assad in Siria e ora il fronte della guerra di Israele contro l’Asse della resistenza sciita si è spostato sullo Yemen di Ansar Allah.

Il ridimensionamento di Hezbollah

Il peso del Partito di Dio nella vita politica libanese è cresciuto in proporzione alla sua potenza militare. Oggi, quella capacità si è consumata, ridisegnando gli equilibri politici nazionali, per quanto Hezbollah continui ad avere un forte consenso tra la comunità sciita, soprattutto del Sud, dove rappresenta quasi la maggioranza della popolazione.

L’elezione del generale maronita a presidente della Repubblica arriva in un momento in cui il Libano non si è ancora del tutto ripreso del collasso finanziario del 2019. La guerra feroce con Israele ha dato il colpo di grazia a un’economia azzoppata, con l’inflazione alle stelle e la massiccia svalutazione della lira libanese. Il nuovo Capo dello Stato avrà l’onore e l’onere di ricostruire un Paese devastato dai bombardamenti al Sud, a Beirut e nella Valle della Beqaa.

Il ritratto

Aoun comandante dell’esercito libanese dall’8 marzo 2017, non ha ricoperto altri incarichi politici ed è noto per i suoi buoni rapporti con diverse forze politiche e con i paesi esteri, in particolare con Washington.

Nato nel 1964 nel distretto di Matn, ha conseguito due lauree, una in Scienze politiche, con specializzazione in affari internazionali, e l’altra in Scienze militari. Si è offerto volontario nell’esercito ed è stato arruolato nel Collegio militare nell’’83. Quando ha assunto il comando delle Laf (Forze armate libanesi), Aoun si è trovato nel bel mezzo della crisi finanziaria, quando il valore degli stipendi dei soldati è crollato insieme a quelli di tutti gli impiegati statali.

Marina Pupella
MarinaPupella

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