Italia, rapporto welfare a tinte fosche. Nel 2021 oltre il 50% delle famiglie ha rinunciato a prestazioni sanitarie. Sole il 67,3% delle famiglie fragili
Le famiglie italiane sono sempre più povere. Infatti nel 2021 metà delle famiglie italiane (il 50,2%) ha rinunciato a prestazioni sanitarie, il 9,4% in più rispetto al 2018 cioè prima dell’esplosione della pandemia Covid. Ma ancora peggio il 67,3% delle famiglie più deboli e disagiate può contare solo sulla assistenza interna e non su quella dei servizi dello Stato. E’ questo il ritratto a tinte fosche che emerge dall’edizione 2022 del “Bilancio di welfare delle famiglie italiane” realizzato da Cerved, il noto Centro Regionale Veneto Elaborazione Dati, azienda che nei suoi 40 anni di attività ha saputo assumere il ruolo leader di mercato nell’ambito del Big Data Management e della Business lnformation.
Il rapporto 2022 raccontato alla presenza del ministro alla Famiglia Elena Bonetti, ha evidenziato come le famiglie italiane abbiano speso 136,6 miliardi per prestazioni di welfare (più di 5mila euro a famiglia), pari al 17,5% del reddito netto. Si tratta di una cifra pari al 7,8% del Pil e che racchiude varie aree di spesa. La salute (38,8 miliardi) e l’assistenza agli anziani (29,4 mld) sono le due aree principali, che nell’insieme assorbono la metà della spesa familiare. Le altre sono la cura dei bambini e l’educazione prescolare (6,4 mld), l’assistenza familiare (11,2 mld), l’istruzione (12,4 mld), la cultura e il tempo libero (5,1 mld), le spese per il lavoro (25 mld), le assicurazioni di previdenza e di protezione (8,3 mld). Complessivamente la spesa di welfare delle famiglie varia più rapidamente del Pil: aumentata del 6,8% dal 2017 al 2018, ha subito una contrazione provocata dalla pandemia (-14,6% dal 2018 al 2020), per tornare a crescere nell’ultimo anno è tornata a crescere dell’11,4%.
In tre aree la tendenza generale è di continuo aumento della spesa: la salute, da 33,7 mld nel 2017 a 38,8 mld nel 2021 (superando la flessione provocata dall’emergenza Covid nel 2020); l’assistenza agli anziani, da 25,3 mld nel 2017 a 29,4 mld nel 2021; l’istruzione, da 9,6 mld nel 2017 a 12,4 nel 2021. Le spese familiari per l’istruzione hanno subito un’impennata nel 2020, in gran parte una spesa obbligata, per acquistare gli apparecchi tecnologici legati alla Dad. In tre aree, invece, la spesa delle famiglie si è fortemente contratta nel 2020 a causa delle restrizioni provocate dalla pandemia, e nel 2021 è tornata crescere ma senza raggiungere i livelli pre-crisi: l’assistenza ai bambini e l’educazione prescolare (le famiglie lasciate da sole dallo Stato hanno dovuto infatti fronteggiare la chiusura di nidi e asili, con un aumento del loro impegno diretto che ha causato in molti casi a rinunciare al lavoro); l’assistenza familiare (si è ridotto il ricorso alle colf); la spesa per la cultura e il tempo libero, che nel 2020 si è ridotta di due terzi e tuttora resta molto distante dai livelli precedenti la crisi.
Come rilevato molto bene dall’agenzia La Presse il Rapporto sottolinea come un terzo delle famiglie italiane sia composto da individui (singoli non sposati, separati e divorziati, vedovi), e, considerando anche i genitori soli con figli a carico, le famiglie con un solo adulto raggiungono la quota del 41,5%. Le famiglie invece composite, che comprendono, oltre a coniugi e figli, altri conviventi, in molti casi un anziano, sono solamente il 7,2%. La famiglia però, seppure con evidenti difficoltà strutturali, resta il paracadute sociale primario per gli italiani. E’ un Paese dove resiste ancora una sorta di patto generazionale di solidarietà, di educazione dei figli e di supporto alla mobilità sociale dei giovani. Il punto dolente del rapporto fra i servizi e il nuovo assetto familiare è rappresentato dal crescente numero di anziani che non trovano risposta adeguata nel sistema di welfare: quattro milioni di anziani, 28,9% del totale, vivono soli e le famiglie con anziani o con altre persone bisognose di aiuto sono 6,5 milioni. Nel 67,3% di queste l’assistenza è prestata esclusivamente da familiari, senza l’ausilio di servizi.
“Ci sono grandi cambiamenti nella costituzione della famiglia e nei bisogni delle famiglie, con un’aumentata richiesta di benessere da parte degli anziani. Abbiamo però un dato drammatico: il reddito a disposizione delle famiglie che dal 2010 non è cambiato“. Ha spiegato Andrea Mignanelli, amministratore delegato del CERVED nel corso della presentazione del Rapporto 2022. “A fronte di grandi mutamenti e di nuovi bisogni abbiamo un reddito netto medio di 30mila euro che non è cambiato dal 2010. Il tema vero quindi è affrontare il cambiamento delle tematiche a fronte di una situazione reddituale immutata. Evidenzio che abbiamo 8 milioni di famiglie che vivono con meno di 13mila euro netti all’anno. Gestire un figlio per queste famiglie è insormontabile. È quindi importante – ha concluso – la focalizzazione degli interventi. Con il Pnrr e le altre riforme la dinamica fondamentale è tenere conto delle differenze“.
Il ministro Bonetti ha commentato questi dati affermando: “Oggi c’è bisogno di una politica che sappia rispondere alle esigenze e alle urgenze vissute dalle famiglie, dalla sanità alle spese aggiuntive che le famiglie hanno dovuto sostenere, dall’assenza di servizi al consolidare le infrastrutture di servizi sociali ed educativi a sostegno delle famiglie, al ridisegnare una fiscalità che rimetta al centra un nuovo patto di socialità, che riconosca nelle famiglie quelle cellule fondative della relazione comunitaria e quegli elementi che devono essere connessi e sostenuti nell’essere essi stessi generatori di esperienze di comunità. Il nostro Paese ha vissuto un momento drammatico, ha riconosciuto che nelle famiglie c’è non solo un elemento di resilienza, ma di energia inespressa, che deve essere messa nelle condizioni di poter contribuire a un processo di futuro per tutti“.
Nato a Torino il 9 ottobre 1977. Giornalista dal 1998. E’ direttore responsabile della rivista online di geopolitica Strumentipolitici.it. Lavora presso il Consiglio regionale del Piemonte. Ha iniziato la sua attività professionale come collaboratore presso il settimanale locale il Canavese. E’ stato direttore responsabile della rivista “Casa e Dintorni”, responsabile degli Uffici Stampa della Federazione Medici Pediatri del Piemonte, dell’assessorato al Lavoro della Regione Piemonte, dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte. Ha lavorato come corrispondente e opinionista per La Voce della Russia, Sputnik Italia e Inforos.