Il terrorismo dell’intelligence ucraina: le ammissioni e le promesse di Kiev

Il terrorismo dell’intelligence ucraina: le ammissioni e le promesse di Kiev

1 Aprile 2024 0

Dopo il recente attentato avvenuto a Mosca, torna alla ribalta dell’attenzione mediatica quanto in precedenza ammesso e promesso dai servizi di Kiev. Lo scorso novembre infatti il canale televisivo ucraino 1+1 aveva pubblicato la prima parte di un documentario sulle operazioni speciali dello SBU, l’agenzia dei servizi segreti che risponde direttamente al presidente Zelensky. Il filmato ha l’eloquente titolo de “Ponte di Crimea per il bis” e contiene immagini tratte dagli archivi interni dell’intelligence.

Kiev ha attaccato già due volte il ponte di Kerch, che unisce la terraferma alla penisola di Crimea. In entrambi i casi ha rivendicato la sua responsabilità per gli atti di sabotaggio di questa infrastruttura civile. La prima volta era stata l’8 ottobre 2022, quando fece esplodere un furgone e rovinando la carreggiata stradale e quella ferroviaria. Danni peggiori ha fatto l’attacco del 17 luglio 2023, che ha fatto crollare un pezzo del viadotto stradale e ha ucciso due persone. Per questa seconda operazione lo SBU ha utilizzato il drone marittimo Sea Baby.

Nell’intervista concessa per il documentario, il capo dello SBU Vasyl Malyuk affermava che il ponte è “condannato” e prometteva che vi saranno “nuove sorprese”. Quattro mesi dopo, quella dichiarazione assume contorni estremamente inquietanti. A dare corpo ai sospetti ci ha nuovamente pensato lo stesso Malyuk, che pochi giorni fa ha parlato di una “campagna di assassinii” mirati, che la sua agenzia avrebbe condotto sia contro soggetti russi che contro ucraini accusati di collaborare con Mosca. Malyuk qui lo dice e qui lo nega: Ufficialmente non lo ammettiamo, ma al tempo stesso posso offrirvi dei dettagli. In particolare, lo SBU si prende in maniera non ufficiale il “merito” delle azioni terroristiche che hanno ucciso Vladlen Tatarsky facendo esplodere un bar e poi Darya Dugina, la figlia del filosofo e politologo Aleksandr Dugin, il vero obiettivo dell’autobomba.

A rendere ancor più odiose queste dichiarazioni c’è il fatto di essere strumenti delle lotte di potere in seno ai vertici politico-militari di Kiev. Non è un segreto che lo SBU rivaleggi con il GUR, l’agenzia di intelligence del Ministero della Difesa. Il capo di quest’ultima, Kyrylo Budanov, è stato indicato anche da fonti esteri persino come possibile successore di Zelensky. Budanov ha affermato l’opportunità di “ammazzare i russi ovunque possibile”. Oltre ai contatti con la CIA e col britannico MI6, il GUR appoggia formazioni estremiste, come i nazionalisti dell’ATESH e gli integralisti del battaglione Mansur, legati all’ISIS. Ma lo SBU non è da meno, perché nel corso di una decina di anni è stato accusato di gravi violazioni dei diritti umani sia da Amnesty International che dalla Missione di monitoraggio delle Nazioni Unite. I loro rapporti attribuiscono all’agenzia di Malyuk torture, violenze sessuali e sparizioni forzate.

 

Redazione Strumenti Politici
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