Il governo olandese vuole chiudere migliaia di fattorie: la reazione degli agricoltori
Continua a far discutere il progetto del governo olandese di portare alla chiusura 3mila fattorie per contrastare i gas serra. L’obiettivo dei Paesi Bassi è diminuire in modo consistente entro la fine del decennio le emissioni di azoto, ma migliaia di aziende agricole dovranno ridurre o dismettere la propria attività.
Per convincere gli agricoltori a chiudere “volontariamente” – almeno quelli che si trovano vicini alle aree ecologicamente delicate e il cui lavoro è altamente inquinante – la proposta dell’Aia è pagare fino al 120% del valore delle loro aziende. Il bonus verrà offerto a partire dal prossimo aprile e per sostenerlo il governo ha stanziato 24,3 miliardi di euro. A coloro che non accetteranno verranno imposte misure ambientali restrittive, tali da costringere di fatto molti a chiudere.
I dati del governo
Con la maggior densità europea di animali per ettaro, l’Olanda è il secondo esportatore al mondo di prodotti agroalimentari, dietro agli USA. Gli allevamenti intensivi, però, hanno distrutto la biodiversità del Paese: negli ultimi 25 anni sono stati ridotti di appena qualche punto percentuale dai programmi di acquisizione statale, come affermato dal Planbureau voor de Leefomgeving (PBL), l’istituto di ricerca che consiglia il governo sulle questioni climatiche e lo sviluppo sostenibile.
L’agricoltura è una delle vittime principali dei cambiamenti climatici, ma secondo i dati ufficiali ne è anche una delle responsabili, perché utilizza troppi pesticidi e fertilizzanti e disbosca per fare posto a monocolture e allevamenti, nei quali mucche e pecore col processo di digestione producono metano che incrementa l’effetto serra. Quest’ultimo deriva al 31% proprio dal settore agroalimentare, stando agli studi della FAO, secondo cui dal 2000 al 2018 le emissioni agricole sono aumentate del 14%.
La reazione di agricoltori
La proposta del governo olandese è stata accolta con “cauto ottimismo” da parte delle organizzazioni di categoria, che la ritengono interessante e positiva fintanto che il sistema resta basato sulla scelta volontaria. Le acquisizioni obbligatorie da parte dello Stato, invece, sono assolutamente invise agli agricoltori olandesi, scesi in piazza a protestare molte volte negli ultimi tre anni, bloccando le strade o marciando coi loro trattori.
Per l’Aia avere a che fare con il settore dell’agricoltura e imporgli provvedimenti è qualcosa di molto più complicato rispetto ad altre categorie industriali inquinanti come l’energetica, le auto o le miniere: queste ultime infatti sono dominate da poche grandi compagnie, mentre gli agricoltori sono milioni e spesso hanno alle spalle una tradizione familiare di attaccamento al lavoro e alla terra che non permettere loro di arrendersi tanto facilmente al volere del governo centrale. Non solo: questa battaglia oggi viene vista come un aspetto importante di una lotta più ampia fra gruppi trasversali e internazionali, dai vegani agli ufficialisti, dalle destre autonomiste alle sinistre centraliste.
Donald Trump
Ha parlato di loro persino Donald Trump lo scorso luglio: Gli agricoltori dei Paesi Bassi, e di ogni posto del mondo, si stanno coraggiosamente opponendo alla tirannia climatica del governo olandese. Di recente è intervenuto sulla questione anche Gary Baise, che ha servito l’amministrazione Trump come responsabile del gruppo di consiglieri sull’agricoltura e come come capo del personale dell’Agenzia per la Protezione ambientale americana. Nel valutare la reazione olandese e l’atteggiamento degli enti internazionali come ONU e WWF, Baise fa notare come le organizzazioni degli agricoltori non siano state invitate ai tavoli di discussione o ai gruppi di studio. Ne sono derivati così obiettivi impossibili da ottenere, ma per il cui raggiungimento vengono proposte e poi imposte dai burocrati misure tese a distruggere il tradizionale tessuto lavorativo di una nazione e lo stile di alimentazione.
Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.