Il coraggioso libro “Cose che si possono e non si possono dire”
Se non facciamo niente, ci ritroveremo a vagare come sonnambuli in uno stato totalmente dominato dalla sorveglianza di massa, con un supergoverno in grado non solo di esercitare la sua forza senza alcun limite, ma anche di sapere qualsiasi cosa, senza nessuna restrizione [sugli individui che sta prendendo di mira] una combinazione pericolosissima. Ecco il futuro cupo che ci aspetta.
A parlare è Edward Snowden, informatico ed ex tecnico della Cia che nel 2013 (Presidenza Obama n.d.r.) denunciò intercettazioni a tappeto condotte dal National Security Agency (NSA). Ad incalzarlo, in una formidabile giornata dibattito nella stanza numero 1001 dell’hotel Ritz-Carlton di Mosca, Arundhati Roy, scrittrice indiana ed attivista per i diritti civili. All’insolito ma straordinario incontro, organizzato dal noto attore John Cusack e raccolto nel libro ‘Cose che si possono e non si possono dire‘, partecipa un altro illustre dissidente americano, Daniel Ellsberg.
L’era della propaganda
Da funzionario del Pentagono nel 1971, Ellsberg, denunciò i sanguinari piani della guerra in Vietnam e, in seguito, l’insensata corsa agli armamenti nucleari di Washigton durante la guerra fredda, con la scusa di fronteggiare l’Unione Sovietica.
Proprio l’ex funzionario americano spiega come, incredibilmente, già nel 1961, il gap missilistico tra Usa e Unione Sovietica fosse in realtà di uno a dieci in favore del Pentagono: i russi disponevano soltanto di 4 missili intercontinentali e pure di bassa qualità tecnica. In altre parole, il mondo ha vissuto nell’incubo di un olocausto nucleare soltanto a causa della propaganda.
La stessa propaganda che gli Stati Uniti dispensano a piene mani da decenni per giustificare interventi militari in ogni angolo del mondo e la cui denuncia sono costati anni di libertà a Julian Assange e l’esilio a Snowden.
Che cosa sono diventati gli Stati Uniti?
Ricordando uno dei momenti più toccanti dell’incontro nella camera 1001 Arundhati Roy scrive:
Rivedo Dan, coricato sul letto di John come un Cristo in croce, le braccia spalancate, in lacrime per ciò che sono diventati gli Stati Uniti, un Paese in cui le persone migliori devono scegliere tra finire in prigione e andare in esilio. Il suo pianto mi commosse, ma ne fui anche turbata, perché era il pianto di un uomo che aveva visto il potere.
Grazie all’autorevolezza e al coraggio dei personaggi riunitisi nell’hotel di Mosca nell’inverno del 2014, l’intero libro scritto da Cusack e Roy risulta costellato di rivelazioni fondamentali per chiunque ambisca ad avere un quadro più chiaro sulle dinamiche della geopolitica dell’ultimo mezzo secolo.
Dai bombardamenti nucleari americani in Giappone al termine della Seconda Guerra Mondiale, allo scandalo WikiLeaks, passando per le guerre in Iraq ed Afghanistan, ogni passo del volume è una squillante e amaramente ironica denuncia di quanto poco democratiche siano nella pratica e nei metodi nazioni come India e Stati Uniti, definite invece in modo semplicistico ‘le più grandi democrazia del Mondo’.
L’eufemismo delle ‘grandi democrazie’
John Cusack: ‘Negli Stati Uniti possiamo parlare dell’Isis, ma non della Palestina‘. Arundhati Roy: ‘In India possiamo parlare della Palestina, ma non (dei massacri n.d.r) del Kashmir’. Esilarante quanto inquietante se letto a 10 anni di distanza è il passaggio che la Roy dedica alle ‘chiacchiere da lenzuola’ (definizione del New York Times n.d.r) dei coniugi Bill e Melinda Gates.
‘Come fa una coppia – si chiede sconcertata la scrittrice – ad avere tanto denaro? E’ una cifra sufficiente per stabilire le priorità di tutto il mondo, per comprarsi le scelte politiche dei governi, decidere i programmi delle università, sovvenzionare attivisti ed enti non governativi. Dà ai Gates il potere di piegare l’intero pianeta alla loro volontà. Lasciamo perdere la prospettiva politica: una situazione del genere si può definire anche solo corretta, per quanto ‘bene’ intenzionati possano essere Bill e Melinda? Chi ha il diritto di decidere cosa è bene e cosa non lo è?‘.
Dalla dittatura dei Grandi Stati a quella dei potentati economici
Altrettanto caustico lo scambio di battute tra Cusack e Roy sull’effettivo ruolo delle ONG, definiti strumenti con cui controllare e circoscrivere i confini della politica radicale. ‘Se ti guardi intorno – osserva Roy – e vedi quante ONG rientrano nelle liste degli organismi sovvenzionati, diciamo, dalla Fondazione Gates, Rockefeller o Ford, cominci ad avere il sospetto che ci sia qualcosa che non va, no?‘.
Se nel mondo di ieri erano i grandi Stati Nazionali a regolare i delicati equilibri della geopolitica attraverso il controllo della società, oggi sono sempre più i potentati economico finanziari ad essere capaci di una subdola persuasione delle masse, per i fini più diversi e, quasi mai, limpidi.
Giornalista pubblicista dal 2000 presso l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, ha collaborato come cronista e commentatore politico coi quotidiani ‘TorinoCronaca’ , ‘laPadania’ , ‘RadioPadania’. Ha lavorato come addetto stampa presso diversi gruppi politici del Consiglio Provinciale di Torino, del Consiglio Regionale del Piemonte, del Ministero delle Attività Produttive ed è stato Portavoce del Presidente della Regione Piemonte dal 2010 al 2014. Esperto di comunicazione politica e di cultura ungherese, ha fondato e diretto il sito di notizie web PiemonteLife.it e ha pubblicato una raccolta di racconti tradizionali magiari.