Il Belgio e l’import dalla Russia: un diamante è per sempre… le sanzioni no

Il Belgio e l’import dalla Russia: un diamante è per sempre… le sanzioni no

22 Ottobre 2022 0

Gli scricchiolii nel fronte anti-russo dell’Unione Europea si odono in maniera sempre più distinta. Gli inquietanti rumori stavolta giungono proprio da Bruxelles, intesa come capitale del Belgio. Il governo di Alexander De Croo, infatti, si è astenuto dal voto sull’ennesimo pacchetto di sanzioni, l’ottavo. Il motivo della scelta controcorrente riguarda i diamanti, la cui lavorazione ha come centro mondiale la città di Anversa. Si tratta di un settore strategico per l’economia del Belgio, ed ecco spiegato perché a questo giro l’esecutivo belga ha preferito nicchiare. L’astensione di uno Stato membro, peraltro, è un fatto nuovo nella storia delle sanzioni contro Mosca: potrebbe dunque servire da precedente la prossima volta in cui verranno toccati punti nevralgici delle economie nazionali. Nel corso delle trattative sui vari pacchetti sanzionatori vi erano già stati casi di governi che avevano ottenuto delle deroghe, come l’Ungheria e la Slovacchia che hanno avuto esenzioni sull’importazione del petrolio russo, o l’Italia e lo stesso Belgio che hanno avuto concessioni sull’import di acciaio. Ma a parte tali eccezioni, al momento del voto i 27 Paesi membri hanno sempre detto “sì” in maniera univoca. Questa volta no, e lo sgambetto è stato fatto proprio dal Paese che ospita le principali Istituzioni della UE.

Il Belgio aveva bisogno che dalla lista nera venisse lasciata fuori in particolare Alrosa, gruppo di compagnie della Federazione Russa che si occupa di estrazione ed esportazione di diamanti. Bruxelles è riuscita a farlo escludere dall’elenco dei trentasei soggetti colpiti, ventinove individui tra cui il filosofo Alexandr Dugin e sette società che subiranno il congelamento dei patrimoni e il bando dalla UE. Alrosa è un gigante dell’estrazione dei diamanti grezzi, che Anversa importa in grandi quantità per essere lavorati e rivenduti. In Russia il gruppo Alrosa sponsorizza progetti diversi, sia in ambito sportivo che sociale. Di recente ha pure finanziato la costruzione di un sottomarino e più in generale sostiene l’industria militare russa: è evidente perciò che la sua esclusione dalla lista nera è un gesto di strabiliante ipocrisia da parte dell’Unione Europea, così solerte nel denunciare le presunte nefandezze del Cremlino, salvo poi evitare di toccare i nomi funzionali ai settori strategici del Belgio.

A premere per le sanzioni verso Alrosa era stato per primo il presidente ucraino Volodomyr Zelensky, che si era personalmente rivolto a Bruxelles per chiedere di ostracizzare la compagnia russa. Sin da marzo, infatti, Zelensky sta esortando i politici belgi e gli esponenti del settore diamantifero a “mettere la moralità” in cima alle loro istanze. Si sono impegnate nella crociata contro i diamanti russi anche Irlanda, Polonia e Repubbliche baltiche, queste ultime ostili a Mosca in modo intransigente e talvolta suicida, poiché la loro economia dipende in gran parte dagli scambi commerciali tra UE e Russia, essendo l’Estonia, la Lettonia e la Lituania un naturale tratto di passaggio fra le due zone economiche: inizialmente hanno chiesto il blocco totale delle importazioni, poi il bando dei diamenti ad uso non industriale, infine si sarebbero accontentate di inserire Alrosa nella lista nera. Alla fine però sono rimaste deluse, perché ha prevalso la forza lobbistica del Diamantkwartier di Anversa, che ha denunciato come l’embargo possa provocare la perdita di 10mila posti in lavoro nel Belgio. Tom Ness, il portavoce dell’Antwerp World Diamond Center (AWDC), spiega che opporsi alle sanzioni significa in primo luogo evitare che i diamanti russi finiscano nelle mani dei concorrenti asiatici e mediorientali; e oltre alle perdite commerciali, vi sarebbe un ritorno al passato del settore, le cui riforme “ricadrebbero nel Medio Evo”, perché a differenza dei mercati citati è Anversa ad avere i migliori meccanismi contro il riciclaggio di denaro sporco. In secondo luogo, afferma Ness, senza le sanzioni si proteggono i lavoratori di Anversa e quelli delle “regioni povere” della Russia. L’export di diamanti frutta a Mosca 4 miliardi di euro all’anno, cifra enorme ma pur sempre minima rispetto agli introiti delle risorse energetiche; dunque le sanzioni europee sul settore diamantifero si risolverebbero di fatto in un gesto simbolico contro la politica del Cremlino, mentre per il resto del mondo sarebbe un terremoto che sposterebbe il commercio verso l’India o gli Emirati Arabi, con la prospettiva di non tornare più in Europa.

Gli esponenti dell’Unione Europea restano però convinti della bontà e della necessità di tutte le sanzioni possibili e immaginabili. L’Alto rappresentante per gli affari esteri Josep Borrell e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen hanno recentemente detto agli europarlamentari che le sanzioni riusciranno alla fine a far terminare il conflitto. Per Borrell, nei libri di storia si racconterà di come un’Europa unita ha aiutato a resistere all’aggressione da parte di un sistema politico radicalmente differente dal nostro. Secondo gli eurocommissari, le sanzioni UE alla Russia si stanno dimostrando efficaci, perché danneggiano la capacità di Mosca di fabbricare nuove armi e riparare quelle esistenti e ostacolano il trasporto di materiale. Con i divieti di importazione in Europa previsti dal nuovo pacchetto, per un valore di 7 miliardi di euro, saranno ridotte le entrate di Mosca, mentre i divieti di esportazione verso la Russia priveranno ulteriormente il suo complesso militare e industriale di pezzi e tecnologie essenziali.

In Belgio, intanto, i cittadini sono in subbuglio e le proteste di piazze continuano. A settembre vi sono state manifestazioni organizzate anche dai sindacati, contro l’aumento spropositato dei prezzi e le sanzioni al gas russo con annessa minaccia di un inverno al freddo: uno degli slogan era “Congelate i prezzi, non le persone”. Domenica scorsa almeno duemila persone hanno sfilato a Bruxelles per la “Giornata della Giustizia” a favore della libertà di parola e contro le politiche del governo supportate dai media mainstream. La dimostrazione è stata organizzata da gruppi diversi: sventolavano varie bandiere, fra cui quella dei Paesi Bassi issata al contrario, simbolo della protesta degli agricoltori olandesi, che va avanti da tre anni. Secondo il giornalista Jeroen Reygaert di VRT News, il canale pubblico della Comunità fiamminga, i manifestanti hanno una cosa in comune: tutti loro pensano che i politici e i media non ascoltino la loro opinione.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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