Il 24 dicembre la Libia non andrà al voto. Cosa ne pensano i candidati della proposta di HNEC di rinviare le elezioni di un mese?

Il 24 dicembre la Libia non andrà al voto. Cosa ne pensano i candidati della proposta di HNEC di rinviare le elezioni di un mese?

23 Dicembre 2021 0

Mercoledì, il consigliere speciale del segretario generale delle Nazioni Unite, Stephanie Williams, ha discusso degli sviluppi relativi al processo elettorale durante il suo incontro con un certo numero di candidati presidenziali nella capitale libica, Tripoli. Williams ha dichiarato di aver incontrato un certo numero di candidati presidenziali, per discutere “modi per proteggere il processo elettorale e portarlo avanti, facendo in modo che venga data al popolo libico l’opportunità di scegliere i propri rappresentanti.” Williams ha pubblicato alcuni scatti di questi incontri, compreso l’ex vicepresidente del Governo di Accordo Nazionale, Ahmed Maiteeq, l’ex ministro dell’Istruzione dello stesso Governo Othman Abdel-Jalil, Mohamed Ahmed Al-Sharif, e Fadil Al-Amin.

Mercoledì l’Alta Commissione Elettorale Nazionale (HNEC) ha proposto di posticipare il primo round delle elezioni presidenziali di un mese, esattamente al 24 gennaio 2022, “causa forza maggiore”. Spetterà ora al Parlamento, la Camera dei Rappresentanti (HoR) con sede a Tobruk, avallare questa data oltre a prendere le misure necessarie per consentire ai libici di proseguire nella transizione democratica. Si ricorderà che la Presidenza della Camera ha deciso, nei giorni scorsi, di formare un comitato di dieci membri incaricati di lavorare alla proposta di una tabella di marcia dopo il 24 dicembre, poiché le tanto attese elezioni non potevano essere organizzate in tempo. In molti hanno temuto un vuoto istituzionale qualora il Governo di Unità Nazionale (GNU), guidato dal Primo Ministro Abdel Hamid Dbeibah venisse considerato illegittimo non avendo mantenuto i suoi impegni di fronte al Libyan Political Dialogue Forum (LPDF) che lo ha nominato, ossia, condurre i libici alle elezioni il 24 dicembre. 

In questo contesto ha fatto molto discutere la visita, martedì, a Bengasi, dell’ex ministro dell’Interno Fathi Bashagha, Ahmed Maiteeq al generale Khalifa Haftar ed altri candidati alla presidenza della Libia. Da mesi infatti, si sono susseguiti incontri tra alcune figure emblematiche della regione occidentale e i rappresentanti della Cirenaica, compresi Haftar e Aguila Saleh, che sarebbero pronti a guidare un’ennesima fase di transizione qualora non si riesca – per motivi legislativi o militari – ad andare al voto. Quando le immagini dell’incontro sono state diffuse dagli stessi candidati sui siti di social network, il misuratino Salah Badi, sottoposto a sanzioni internazionali per il suo ruolo nella guerra su Tripoli, tra il 2014 e 2015, che ha portato alla distruzione dell’Aeroporto internazionale, è sceso in piazza a Misurata mostrando le armi ed invitando i giovani a combattere per i propri diritti. L’islamista aveva lanciato giorni fa forti minacce di chiudere le istituzioni se non si sarebbe andati al voto in maniera seria e trasparente, rigettando tuttavia la candidatura di Haftar e Saif al Islam Gheddafi. Le minacce sono state accompagnate dall’azione di alcuni gruppi armati nella capitale che avevano chiuso alcune strade e circondato le sedi del potere per dimostrare contro la decisione del Consiglio di Presidenza di rimuovere il Generale Abdul Basit Marwan dalla sua posizione di comandante della regione militare di Tripoli. Una scelta forse azzardata in questa fase già complicata, ritirata dal Consiglio dopo un incontro con i giovani leader nella capitale. 

Cosa ne pensano i candidati di questo rinvio del momento elettorale?

Trentadue candidati alla presidenza della Libia si sono riuniti ieri, nella città sulla costa occidentale di Zawiya, per affrontare le sfide alla transizione democratica. In una dichiarazione finale in otto punti, i partecipanti hanno espresso un senso di risentimento e delusione, sottolineando “l’importanza della sovranità della Libia, che non consente interferenze nei suoi affari” e la loro “piena fiducia nel pacifico trasferimento del potere, considerando le urne come l’unico modo per costruire lo Stato”. Hanno ribadito la necessità di “rispettare la volontà del popolo libico e il suo desiderio di andare avanti nel processo elettorale, non confiscando il diritto dei libici di scegliere il proprio rappresentante per la presidenza”.  Hanno chiesto alla HNEC di annunciare quanto prima la lista definitiva dei candidati alle elezioni presidenziali e la lista preliminare dei candidati alle elezioni parlamentari. “Deploriamo la sospensione ingiustificata delle elezioni e sottolineiamo la necessità di rispettare il termine elettorale, che non può essere nuovamente interrotto in nessun caso”. 

Hanno accolto con favore la proposta di HNEC del 24 gennaio 2022 come scadenza per l’inizio del primo turno delle elezioni presidenziali. “Affermiamo la nostra posizione con la volontà del popolo libico e dichiariamo il nostro totale rifiuto di entrare in qualsiasi nuova fase di transizione.”  I trentadue candidati che si sono riuniti mercoledì a Zawiya, e a cui potrebbero aggiungersene degli altri, hanno chiesto inoltre al Parlamento di assumersi le proprie responsabilità nei confronti del processo elettorale davanti al popolo libico. “Chiediamo ai paesi coinvolti nella crisi libica e alla Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia di assumersi le proprie responsabilità nei confronti del processo elettorale, di rispettare la volontà e sostenere i libici senza essere selettivi nel trattare con i candidati”. Hanno concluso.

Raggiunta al telefono, la candidata presidenziale Leila Bin Khalifa, ci ha spiegato che “ritardare le elezioni è un gioco a buon mercato che HNEC, l’attuale governo, e i membri del parlamento stanno giocando per guadagnare più tempo. Inoltre, oggi hanno costituito una commissione con alcuni parlamentari come membri per studiare l’altra via, quello che c’è dopo il 24 dicembre, una road map alternativa che servirà solo il loro scopo. Poi annunceranno un nuovo governo in un paio di mesi, evitando le elezioni perché perderanno tutti i loro attuali spot elettorali. Nel nostro partito, siamo completamente contrari a queste azioni. Ci candidiamo pienamente alle elezioni. Combatteremo qualsiasi azione che sia contro l’organizzazione delle elezioni il prima possibile”.

“Il 24 dicembre era una data politica e il 24 gennaio mi aspetto che sia una data tecnica,” ha dichiarato ai nostri microfoni il giovane e determinato candidato presidente Assad Zhew“Non so se questa data verrà rispettata dalle parti interessate al processo politico, ma lo speriamo perché la situazione non tollera una nuova fase di transizione. Ci sono grandi sfide che oggi tutti devono affrontare per rispettare questa data, la più importante delle quali è la risoluzione del blocco giuridico e politico annunciato da HNEC e riferito nella sua relazione alla Camera dei Rappresentanti.”  Ha proseguito Zhew, evidenziando che “il problema più grande resta la lista finale dei candidati alle elezioni presidenziali. Se in essa vengono menzionati alcuni nomi, ci saranno ostacoli da parte di alcuni partiti, allo stesso modo non sarà accettata se alcuni nomi importanti non verranno menzionati”. 

Sembra drastico Abdel Majid Saif Al-Nasr, che ha preso parte all’incontro di Bashagha, Maiteeq, Aref Ali Nayed, Haftar ed altri candidati a Bengasi martedì. Il quale, a riguardo, ha dichiarato: “Durante l’incontro, abbiamo concordato di accettare i risultati delle urne e rispettare le scelte della gente. Lo scopo di questo incontro era far uscire la Libia dall’oscurità delle guerre e delle divisioni”. Saif Al-Nasr ha sottolineato: “Aderiamo alla fine del mandato di tutti gli attuali organi politici il 24 dicembre, secondo la road map politica, e non accetteremo alcuna procrastinazione o prolungamento del loro mandato dopo questa data”.

Più positivo, invece il professore Mayouf Amarif, candidato alle presidenziali presso il circolo elettorale di Sabha, nel sud della Libia: “la data del 24 gennaio 2022 ci infonde nuova speranza che il processo elettorale possa proseguire. Limita inoltre le manovre dell’HoR in vista della prossima sessione attesa tra pochi giorni, il 27 dicembre. Credo che la Camera prenderà la sua vendetta sul Governo sicuramente, le elezioni sono la loro seconda priorità. Credo che con maggiori pressioni da parte della Comunità Internazionale, il Parlamento accetterà questa nuova data. Stiamo ancora aspettando di sentire il parere dell’inviata speciale Stephanie Williams su questo rinvio”. 

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

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