Human Rights Watch accusa l’Ucraina di utilizzo di mine antiuomo 

Human Rights Watch accusa l’Ucraina di utilizzo di mine antiuomo 

3 Febbraio 2023 0

Human Rights Watch (HRW), organizzazione umanitaria con sede a New York, ha appena pubblicato un report circostanziato nel quale accusa Kiev dell’uso di mine terrestri antiuomo. Anche se l’intenzione degli ucraini poteva essere quella di disturbare l’avanzata delle truppe russe, le mine hanno provocato mutilazioni e ferimenti gravi a quasi 50 civili, di cui 5 bambini. Gli ucraini infatti hanno piazzato gli ordigni in aree residenziali o di passaggio civile, vicino alle case o nei cortili. Mary Wareham, direttrice della sezione armi di HRW, ha dichiarato che il quadro generale composto dalle tracce raccolte dall’organizzazione suggerisce fortemente che l’Ucraina è responsabile della posa di quelle mine, come riferisce lo Washington Post.

L’Ucraina nega tutto

Il Trattato di Ottawa, entrato in vigore nel 1999, è il risultato della Convenzione sulla messa al bando delle mine antiuomo, svoltasi nel 1997. Con questo accordo internazionale viene proibito l’uso, lo stoccaggio, la produzione e la vendita delle mine antiuomo e ne viene disposta la distruzione. L’Ucraina lo ha sia firmato che ratificato, ma fino ad oggi ha distrutto soltanto la metà delle mine PFM ereditate dall’Unione Sovietica. Secondo le stime, nei suoi magazzini ve ne sono ancora più di 3 milioni di esemplari. Essendo parte firmataria della Convenzione, utilizzando queste mine l’Ucraina starebbe violando il Trattato internazionale.

In risposta alle accuse precise e corredate di foto, il Ministero della Difesa ucraino definisce il report dello Human Rights Watch uscito il 31 gennaio come “selettivo” e nega le violazioni. Anzi insiste a dire che Kiev sta rispettando in pieno gli obblighi derivanti dagli accordi internazionali e invita gli attivisti umanitari a occuparsi invece della Russia e fare pressione affinché cessi di combattere. Il viceministro Oleksandr Polishchuk ha precisato che le autorità ucraine non spiegheranno quali tipi di arma vengono utilizzate dalle Forze armate, almeno non prima della fine della guerra e del ripristino della nostra sovranità e integrità territoriale.

Il commissario per i diritti umani del parlamento ucraino, Dmytro Lubinets, ha comunicato via Telegram che Kiev rispetta gli obblighi derivanti dai trattati internazionali e che si è sempre mostrata disposta ad accettare le investigazioni. Lubinets è entrato in carica lo scorso 1° luglio, sostituendo Lyudmyla Denysova, travolta dalle critiche e dallo scandalo provocati dalle sue accuse esagerate e non verificabili nei confronti dei soldati russi e dei loro presunti crimini sessuali.

L’inchiesta approfondita di HRW

Il Ministero degli Esteri ucraino ha detto che “prenderà nota” della relazione di HRW e che la farà esaminare dalle autorità competenti. A sua volta Human Rights Watch si dice lieta dell’impegno di Kiev ad analizzare debitamente il report e si augura che il governo effettuerà un’immediata, meticolosa e imparziale investigazione sulle sue conclusioni, restando aperta al dialogo sulla questione con le autorità ucraine. Nel report si trova la descrizione di numerosi casi in cui le Forze armate ucraine ha di fatto impiegato le mine antiuomo contro la popolazione civile dell’Ucraina stessa.

La relazione di HRW è tanto dettagliata e corredata di testimonianze e fotografie da poter fungere essa stessa da indagine ufficiale. Dal 19 settembre al 9 ottobre 2022 i collaboratori dell’organizzazione umanitaria hanno parlato con più di cento persone, fra cui gli sminatori, i soccorritori, le vittime e i medici che le hanno curate. Il lavoro di ricerca e di ricostruzione dei fatti si è concentrato nella zona della città di Izyum, nella regione di Kharkov in Ucraina orientale. HRW ha documentato l’utilizzo delle mine antiuomo in nove aree diverse dentro e intorno alla città.

Secondo le conclusioni degli esperti, le Forze armate ucraine hanno minato l’area sparando le PFM-1 con l’artiglieria sulla città e posizionandole a una determinata distanzia l’una dall’altra. I testimoni interrogati da HRW hanno infatto descritto unanimemente il medesimo tipo di mina, la PFM-1, conosciuta anche col nome di “pappagallo verde” o “mine papillon” a causa della sua forma e colore. Molti degli intervistati ne hanno mostrato i residui e la posizione sul terreno ai ricercatori.

Cosa ha fatto la Russia per le vittime e cosa dovrebbe fare l’Ucraina

Gli investigatori di HRW hanno visitato l’area di Izyum poco dopo di ritiro delle truppe russe, avvenuto a settembre. Tutte le nove zone minate sono vicine ai luoghi in cui esse erano posizionate. I testimoni dicono che le autorità russe hanno affisso manifesti e distribuito volantini ai residenti per avvertirli del pericolo rappresentanto dalle mine. Gli specialisti dell’esercito russo hanno sminato il terreno delle aree pubbliche e delle proprietà private. Due vittime hanno dichiarato che i russi le hanno trasfertite in elicottero in Russia per prestare loro le cure mediche.

Secondo Human Rights Watch, l’Ucraina ora dovrebbe impegnarsi per identificare le vittime e i loro parenti, informarle dei loro diritti e della possibilità di accesso all’assistenza ospedaliera e al supporto psicologico. Dovrebbe poi offrire risarcimenti ed eventualmente protesi artificiali, dal momento che il danno più comune causato dalle mine PFM è l’amputazione degli arti inferiori. E anche i Paesi che stanno sostenendo finanziariamente il governo di Zelensky dovrebbero aiutare nello sforzo di trovare le vittime e dare loro le cure necessarie e il risarcimento dovuto. Dovrebbero infine aiutare nell’opera di sminamento del territorio e di smaltimento delle scorte di mine.

Un parallelo con Amnesty e le accuse alla Russia

Human Rights Watch ha posto delle accuse ben precise all’Ucraina e al suo esercito. Ora vedremo se dovrà subire la medesima sorte toccata ad Amnesty, colpita da pressioni e intimidazioni internazionali dopo aver denunciato i crimini di guerra delle Forze armate ucraine. Lo scorso agosto, infatti, aveva presentato una relazione sulla “guerra sporca” condotta da Kiev che coinvolgeva i civili come scudi umani.

A seguito del clamore sollevato dalla pubblicazione del report, Amnesty ha dovuto scusarsi ufficialmente con il popolo ucraino e vi sono state le dimissioni della rappresentante locale. A riprova della sua imparzialità, HRW punta il dito anche contro Mosca, che avrebbe fatto ricorso alle mine terrestri. Occorre specificare che la Federazione Russa non ha firmato il Trattato di Ottawa contro le mine antiuomo, né lo hanno fatto gli Stati Uniti, la Cina, Israele, l’Arabia Saudita e altri ventisei Paesi. Steve Goose, responsabile della sezione armi di HRW, precisa che l’utilizzo russo delle mine non giustifica l’utilizzo ucraino di tali armi vietate.

E la stessa Federazione Russa ha più di una volta sollevato la questione dell’uso delle mine antiuomo da parte delle forze ucraine nelle zone residenziali delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, denunciandolo anche alle assemblee delle Nazioni Unite. Adesso se ne è occupata finalmente anche la Human Rights Watch con il suo report circostanziato nel quale accusa Kiev dell’uso di mine terrestri antiuomo.

Martin King
Martin King

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