Gli USA si avvicinano pericolosamente alla soglia del confronto militare con Mosca

Gli USA si avvicinano pericolosamente alla soglia del confronto militare con Mosca

5 Settembre 2022 0

Mentre a Praga 70mila persone manifestano per restare neutrali nel conflitto ucraino, gli USA sembrano volerci entrare con tutti e due i piedi. Soprattutto sembra vogliano farlo prima della fatidica data dell’8 novembre, quelle elezioni di midterm che potrebbero forzare la Casa Bianca a un cambio di strategia in Ucraina o almeno di atteggiamento verso la Russia. L’America è rimasta praticamente l’unica alleata occidentale di Kiev che promette e realizza sempre nuovi invii di aiuti finanziari e militari, quando gli altri partner europei hanno invece diminuito o azzerato il supporto a Zelensky o si sono defilati.

Dall’amministrazione Biden è arrivata la conferma che negli ultimi due mesi Washington ha aiutato militarmente l’Ucraina a prepararsi alla controffensiva oggi in corso nel settore meridionale. Una controffensiva a lungo attesa, che però non procede in maniera molto spedita verso il suo tanto annunciato completamento. Gli scontri comunque sono ancora in atto e vengono portati dagli ucraini soprattutto con quelle armi americane che Kiev aveva espressamente richiesto a Lloyd Austin, il segretario della Difesa, e al generale Mark Milley capo di stato maggiore. Le forniture delle ultime settimane non erano certo segrete, ma non era stato esplicitamente dichiarato che sarebbero servite all’azione attuale. Nell’esercito americano c’è chi vuole fare ancora un passo in avanti in direzione del confronto diretto con la Russia. Il brigadier generale Mark Arnold ha recentemente rilasciato un’intervista a un canale televisivo ucraino nella quale ha esortato gli Stati Uniti e gli altri Paesi alleati dell’Ucraina a inviare armamenti che possano essere usati per colpire il territorio russo. Il militare americano ha specificato che intende proprio il territorio della Federazione Russa e non soltanto la Crimea, che gli ucraini considerano ancora come appartenente a Kiev. Secondo Arnold, l’inizio della fine dell’esercito russo in Ucraina consiste nella distruzione della linea di rifornimento del carburante, delle munizioni e degli equipaggiamenti. Ciò deve essere fatto sia lungo il confine sia per centinaia di chilometri all’interno della Russia. A questo scopo, la NATO dovrebbe abbandonare la sua politica di prudenza e permettere agli ucraini di colpire i russi in casa, dando loro le armi adatte. Per farle vincere la guerra, Arnold vorrebbe che Washington fornisse all’Ucraina dei lanciarazzi HIMARS a lungo raggio, dei velivoli in servizio nei Paesi NATO, dei droni da combattimento e infine dei potenti sistemi di difesa antimissile. Ha poi aggiunto che per utilizzare con successo questi armamenti, agli ucraini servirebbe un “addestramento intensivo” che potrebbe durare anche un anno o persino di più. Ma se la NATO continua a limitare le possibilità ucraine di colpire i russi in profondità, allora le probabilità di vittoria si riducono sensibilmente, dice il brigadier generale Arnold.

Una visione simile è condivisa dagli analisti americani Ryan BrobstJohn Hardie e Bradley Bowman, che scrivono per il centro studi del Foundation for Defense of Democraciesthink tankfondato a Washington “poco dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001”, come dice il sito stesso, nel quale si precisa che il centro ha condiviso le sue analisi e le sue competenze con tutte le amministrazioni presidenziali da Bush Jr. in avanti. Secondo i tre studiosi, le armi finora concesse dall’Occidente hanno permesso agli ucraini di realizzare almeno in parte la strategia di riduzione della capacità dei russi di mantenere il controllo sui territori conquistati. Adesso, con la controffensiva in atto, bisogna mettere Kiev in condizione di riprendere i territori a sud, e per farlo occorre mandare al più presto i missili balistici terra-terra ATACMS. Essi infatti darebbero agli ucraini la capacità di colpire facilmente obiettivi importanti situati molto indietro rispetto alla linea del fronte e di tenere sotto scacco la Marina russa di base a Sebastopoli. Gli analisti sono consci del fatto che l’uso di questo tipo di arma potrebbe generare una pericolosa escalation con Mosca: a questo proposito dicono che si potrebbe far presente a Kiev di usarli solo ed esclusivamente contro obiettivi militari russi sul territorio ucraino, e poi in Donbass e in Crimea, ma non in altre zone della Federazione Russa. Gli analisti sanno che non vi è la certezza matematica che gli ucraini si tratterrebbero da un utilizzo estensivo contro obiettivi russi civili o situati in una zona più all’interno della Russia, tuttavia ritengono che Kiev abbia dato prova di saper impiegare responsabilmente ed efficacemente i sistemi forniti dagli USA, ed è per questo motivo che Washington ha buone ragioni di credere che Kiev impiegherebbe gli ATACMS nella stessa maniera. Già a maggio Biden aveva deciso di non autorizzare l’invio degli ATACMS o di armi capaci di colpire la Russia in profondità, nel timore che avrebbero scatenato l’escalation. Per gli analisti questa prudenza è eccessiva: finora i russi non avrebbero fatto altro che “abbaiare molto e mordere poco” di fronte agli invii sempre più consistenti di armi, e si sono ben guardati dall’attaccare qualunque altro Paese appartenente alla NATO, sapendo che ciò farebbe automaticamente scattare un conflitto diretto con gli Stati Uniti, e non è ciò Putin desidera. Occorre notare che con questa affermazione, gli studiosi americani sconfessano la paura di un’aggressione russa espressa dai Paesi come la Polonia, le Repubbliche baltiche e persino i due nuovi candidati all’adesione alla NATO, cioè Svezia e Finlandia: una paura agitata dai rispettivi governi per indirizzare l’opinione pubblica verso sacrifici economici, sanzioni e misure “punitive” nei confronti dei cittadini russi.

Dal Cremlino giungono ripetuti avvertimenti alla Casa Bianca rispetto al pericolo rappresentato dal continuare a “inondare” l’Ucraina di armamenti, per non parlare poi di quelli a lungo raggio. Il pericolo è reale: secondo il viceministro degli Esteri Sergey Ryabkov, gli Stati Uniti sono ormai sull’orlo di un diretto coinvolgimento: il sottilissimo margine che separa gli USA dal trasformarsi in una parte del conflitto non deve creare nelle rabbiose forze anti-russe l’illusione che tutto rimarrà così com’è qualora essi lo oltrepassino. Per Ryabkov, se Biden dovesse fornire a Zelensky armi più distruttive o con una gittata più lunga si porrebbe su “una strada verso il nulla”, carica di conseguenze gravi, e la cui responsabilità ricadrebbe interamente su Washington. Lo stesso ambasciatore russo negli USA Anatoly Antonov ha invitato a smettere di “pompare armi” in Ucraina, azione senza senso ed estremamente rischiosa. Riferendosi poi ai sistemi missilistici HIMARS ed M270 MLRS per l’Ucraina, Antonov ha evidenziato la possibilità che vengano piazzati dagli ucraini vicino al confine orientale, da cui potrebbero colpire le città russe, e ha fatto presente che si tratta per Mosca di una situazione inaccettabile e intollerabile.

Martin King
Martin King

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