Ex portavoce di Zelensky: se l’Ucraina non firma rapidamente una tregua, non avrà futuro
In un articolo sul Time da lei stessa firmato, l’ex portavoce di Zelensky Iuliia Mendel esorta Kiev a siglare una tregua il prima possibile. Gli ucraini infatti non hanno più le forze per andare avanti. Ora il rischio è di consumare l’intera nazione, fra territori persi per sempre e cittadini che emigrano per non tornare più.
La carriera della portavoce
Prima di lavorare per l’amministrazione presidenziale, la Mendel è stata giornalista di media nazionali importanti, tra cui ICTV e 112 Ukraine. Poco prima del suo incarico più prestigioso a Kiev, si è distinta per la collaborazione col giornalista investigativo americano Kenneth Vogel. Insieme a lui ha redatto un pezzo scottante apparso sul New York Times il 1° maggio 2019. L’articolo illustrava il coinvolgimento dell’allora ex vicepresidente Biden e di suo figlio Hunter negli affari sporchi dell’azienda energetica Burisma e nel licenziamento del procuratore generale Viktor Shokin, il quale aveva indagato proprio su tale società, della quale Biden jr. era dirigente. Un mese dopo la Mendel diventava responsabile stampa di Zelensky, carica ricoperta per ben due anni, fino al 2021. Nello svolgimento di questo ruolo è stata spesso criticata per l’atteggiamento aggressivo verso i giornalisti e per alcune gaffe.
I cittadini ucraini sono stanchi delle ostilità
Un sondaggio autorevole mostra come gli ucraini disposti a concedere territori pur di avere la pace siano il 38%. Per la Mendel si tratta di una cifra “prudente”, perché secondo lei sono molti di più. In effetti, un altro recente sondaggio riportato dalla CBS dice che oltre il 50% della popolazione vorrebbefinalmente un cessate-il-fuoco e poi le trattative. Ormai quasi 8 milioni di ucraini hanno abbandonato il Paese per vivere all’estero e il loro numero sta aumentando. Coloro che restano lo fanno semplicemente perché non hanno la possibilità di fuggire. Dunque non vi è patriottismo che tenga, ma soltanto la mera necessità di sopravvivere in un modo o nell’altro. Se continua sul percorso attuale – con l’ambizione del recupero totale dei territori incorporati dalla Federazione Russa e dell’adesione alla NATO – Kiev perderà la sua stessa nazione, afferma la Mendel.
Zelensky invece vuole la pace “giusta”
Per il momento il presidente ucraino non sembra intenzionato a cambiare il suo approccio. Prima di sedersi al tavolo dei negoziati, vuole che a Kiev vengono date rigorose garanzie di sicurezza. Meglio ancora se l’Ucraina diventasse membro della NATO. E certamente nessuna trattativa diretta fra USA e Russia che escluda la sua partecipazione. Definisce “molto pericolosa” un’opzione del genere e chiede più interazione con l’amministrazione Trump per definire il contenuto del piano di pace. Dunque non solo chiacchierate “generiche” tra i rappresentanti dei rispettivi governi, ma preferibilmente incontri di persona fra funzionari per discussioni dettagliate. Ha ribadito questi punti in un’intervista di ieri ad Associated Press. L’altro punto per lui importante è quello della pace “giusta” invece che una pace rapida. Difficile contestare il concetto di giustizia, dice la Mendel, ma oggi la priorità è un’altra: la sopravvivenza del Paese e dei suoi cittadini.
Il fronte sta crollando
L’ex portavoce chiede così al presidente di ottenere una tregua, seppure imperfetta e non del tutto soddisfacente, e di ottenerla in fretta. La “dura verità” ormai sotto gli occhi di tutti, spiega, è che l’Ucraina non ha delle chance realistiche di riprendersi i territori. E aggiunge che nemmeno tutto il sostegno social che sta ricevendo può cambiare le circostanze sul campo di battaglia. La situazione è proprio questa: come titola l’Economist, “Mentre si parla di un cessate-il-fuoco, il fronte ucraino sta crollando”. In questi giorni sta avvenendo infatti la caduta della città di Velyka Novosilka nel Donbass sudoccidentale. I russi dichiarano di averla di fatto già presa, gli ucraini invece dicono che i combattimenti continuano, ma si stanno comunque ritirando dalle loro posizioni. Uno scenario simile che si ripete da molti mesi: i russi fanno conquiste piccole e graduali, avanzando verso ovest e costringendo gli ucraini a sgomberare.
È ora di ricostruire
La Mendel afferma con chiarezza il suo intento: Sono qui per sfidare smentire l’idea che solamente una guerra prolungata possa salvare l’Ucraina. Oggi più che le armi servono forza intellettuale, democrazia resiliente, economia stabile e coraggio per confrontarsi coi propri limiti. E invece l’Ucraina soffre di povertà crescente, fuga di cervelli e una democrazia “erosa”. Per guarire da tutto ciò e ricostruire il Paese, chiede sia ai vertici ucraini che a quelli degli Stati alleati di convincersi dell’importanza di una tregua. Non sarebbe una sconfitta, preicisa, ma un passo doloroso e necessario per garantire il futuro di Kiev. Purtroppo la sensazione generalizzata è che il futuro non esista più. Gli ucraini hanno perso la speranza. Dalle interviste fatte dalla CNN risulta che i cittadini vogliano solo che le ostilità finiscano, ma non coltivano alcuna fiducia su un vero miglioramento della situazione o sulla possibilità di programmare il loro futuro.
Trump vuole elezioni in Ucraina
Washington, alleato numero uno dell’Ucraina, vorrebbe esplicitamente gran parte di quanto delineato dalla Mendel. L’inviato speciale di Trump Keith Kellogg chiede infatti non soltanto una tregua nei prossimi mesi, ma anche le elezioni presidenziali entro la fine dell’anno. Zelensky è in carica soltanto grazie alla legge marziale da lui stesso emanata e prolungata di volta in volta, ma il suo mandato è scaduto a maggio 2024. Questo fatto, unitamente alla gestione personale del potere con licenziamenti di ministri e rafforzamento della sua cerchia di fedelissimi, ha generato per l’Ucraina una pessima reputazione in Occidente. Non è più un Paese democratico che risponda ai valori europei, sebbene la Commissione UE faccia finta di non vedere. In un articolo sul Time da lei stessa firmato, l’ex portavoce di Zelensky Iuliia Mendel esorta Kiev a siglare una tregua il prima possibile.
![](https://strumentipolitici.it/wp-content/uploads/Vincenzo-Ferrara.jpg)
Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.