Erdoğan non crede all’aiuto infinito dell’Europa a Kiev né a una rapida conclusione del conflitto. Trump lo esalta come mediatore
Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan è stato a New York da dove ha lanciato una serie di affermazioni molto forti a proposito di Gaza e dell’Ucraina. Nella prima è in corso un genocidio, afferma. Per la seconda ribadisce il possibile ruolo di mediazione turco e spiega che Kiev non potrà resistere a lungo, nemmeno con l’aiuto di un’Europa che è essa stessa in grave difficoltà.
Il viaggio a New York
Il 24 settembre Erdoğan era a New York per partecipare all’80esima riunione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Ne ha approfittato per rilasciare un’intervista al canale americano Fox News e per andare a trovare Trump. Era dal 2019 che il presidente turco non si recava alla Casa Bianca, a causa dei rapporti non idilliaci con Biden, dato il rifiuto di Ankara di unirsi al fronte sanzionatorio occidentale contro la Russia. Sia nel suo incontro col presidente americano che nel discorso all’ONU – e infine nell’intervista televisiva nella trasmissione Special Report di Bret Baier – Erdoğan ha fatto affermazioni importanti con riguardo a temi quali Gaza e il conflitto ucraino.
Il genocidio a Gaza
La posizione turca sulla questione palestinese è ben nota, così come il giudizio negativo sul governo israeliano. Erdoğan lo dice apertamente: a Gaza è in atto una strage che non può definirsi altro che come “genocidio”. Il cui responsabile, precisa, è Netanyahu, che sta facendo massacrare senza pietà decine di migliaia di civili innocenti. Ha aggiunto che Ankara ha prestato soccorso medico a più di 125mila palestinesi rimasti feriti, un buon numero dei quali è stato trasportato in Turchia per le cure. L’affermazione più potente riguarda comunque Hamas, secondo lui non un’organizzazione terroristica, bensì un “gruppo di resistenza”.
Rapporti con gli USA e gli F-35
I rapporti personali con Trump sono ottimi, ma fra i rispettivi Paesi vi sono delle difficoltà, delle divergenze da appianare. Oltre naturalmente alle posizioni diametralmente opposte su Israele, vi è la questione degli F-35. Il presidente turco ha rammentato che Ankara era un partner nel progetto iniziale di questi caccia e che aveva già sborsato 1,4 miliardi di dollari per il loro acquisto. Tuttavia i velivoli non le sono stati mai consegnati. Per Erdoğan si tratta di un “passo falso”, qualcosa di “discordante con una partnership strategica”, ma ne discuterà ancora in futuro con Trump. Il presidente americano si è detto disposto a trovare un accordo in merito con la Turchia se quest’ultima accetterà la sua esortazione a sospendere l’acquisto di risorse energetiche russe, di cui è la terza importatrice al mondo dopo Pechino e Nuova Delhi.
Non finirà presto
Erdoğan ha sottolineato di avere ottime relazioni sia con la Russia che con l’Ucraina, dalle quali ha sempre cercato di non distaccarsi con mosse di rottura, come fatto invece dai Paesi europei. E infatti il presidente turco invita i membri della NATO ad adottare con Mosca un approccio simile al suo, che consenta di avere relazioni diplomatiche che portino a una soluzione di pace. Dice che non avrebbe mai voluto vedere una guerra russo-ucraina, la quale ha provocato perdite ingenti per entrambi i popoli. Ma il danno maggiore è per Kiev, spiega, che non riesce più a sostenere il conflitto soprattutto a livello finanziario.
E l’Europa non è certo in grado di fornire aiuti all’infinito, mentre il supporto USA è del tutto incerto. Le ostilità non finiranno tanto presto, aggiunge, e questa non è una buona notizia. Conclude con un pizzico di polemica facendo presente che Bruxelles vorrebbe accogliere l’Ucraina come membro il prima possibile, mentre alla Turchia l’ingresso in Europa viene perennemente negato ormai da cinquant’anni.
Possibile mediatore
Le delegazioni dei due Paesi si erano incontrate a Istanbul già a marzo 2022, ma il tavolo delle trattative saltò, pare a causa di interferenze occidentali, in particolare britanniche. La Turchia però ha regolarmente ribadito la sua disponibilità a fungere da piattaforma per nuovi colloqui di pace e per un vertice fra i leader. In estate nonostante gli sforzi profusi dal presidente turco – sul quale faceva affidamento soprattutto Zelensky – l’incontro non è avvenuto.
Ed è Trump a esaltare Erdoğan come portatore di pace in Europa Orientale: a patto che ceda alle sue pressioni e smetta quindi di comprare gas e petrolio da Mosca. Nel loro incontro alla Casa Bianca gli ha comunque riservato parole di ammirazione, perché, spiega, è molto rispettato da tutte le parti in causa e dunque può rivelarsi molto influente su di loro. Conosce bene Putin, dice Trump, come lo conosce bene anche lui. Trump elogia la sua proclamata posizione di neutralità, perché anche lui, dice, “ama essere neutrale”.

Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana.

