Nepal, leader dei manifestanti si prepara alle prossime elezioni. Accuse dal premier defenestrato

Nepal, leader dei manifestanti si prepara alle prossime elezioni. Accuse dal premier defenestrato

30 Settembre 2025 0

Il leader delle proteste dei giovani nepalesi Sudan Gurung ha dichiarato di voler concorrere alle prossime elezioni, che si terranno a marzo 2026. In un’intervista ad Al Jazeera ha spiegato che sta già mobilitando i simpatizzanti in giro per il Paese allo scopo di costruire “un movimento per il cambiamento” che non assomigli a un partito classico.

Le intenzioni del movimento

La voce principale nell’agenda del movimento è la lotta alla corruzione. Poi hanno in progetto di stimolare il turismo e di rafforzare le relazioni con India e Cina, ma “senza interferenze esterne”. Gurung ha promesso che i Gen Z lotteranno “fino alla fine” per edificare un vero governo del popolo, dopo che sono stati “trascinati dentro la politica” da quegli stessi politici corrotti ed egoisti che volevano tenerli fuori per continuare a fare i loro comodi. Il 36enne non ritiene di essere il candidato perfetto per diventare il nuovo primo ministro, ma nemmeno esclude di accettare l’incarico qualora la gente lo voti. Confessa di aver ricevuto intimidazioni e minacce, ma dice di non essere spaventato perché sa che ucciderlo “non servirebbe a nulla”.

Le proteste violente e i successi dei manifestanti

Il primo successo ottenuto dalle proteste della “generazione Z” è stata la caduta del premier K.P. Sharma Oli e la conseguente formazione di un governo ad interim. Le manifestazioni erano scoppiate qualche settimana fa per via del blocco delle piattaforme social, deciso allo scopo di silenziare il disagio che si stava diffondendo in rete nei confronti della corruzione e delle disuguaglianze. Le proteste sono sfociate in disordini generali con cui la popolazione ha sfogato il proprio malcontento verso i palazzi del potere di Katmandu.

Le autorità hanno cercato di reprimere le proteste con la forza, provocando l’uccisione di decine di giovani manifestanti. La spirale di violenza è proseguita in questo modo per giorni interi. A scendere in piazza, apparentemente in modo spontaneo e senza il coordinamento di qualche forza politica (a differenza di quanto accaduto in passato) sono stati soprattutto i giovani, ma anche gli impiegati di banca, i tassisti, i contadini, gli studenti e altre categorie sociali e professionali. Il loro denominatore comune è l’insofferenza verso la corruzione e le tendenze autoritarie del governo centrale.

Le accuse di Oli

Il primo ministro Oli, dopo le dimissioni presentate il 9 settembre, aveva lasciato la residenza ufficiale e si era rifugiato insieme ad altri ministri presso edifici militari, per il timore di ritorsioni. La sua casa privata di Balkot era stata infatti data alle fiamme dai manifestanti. Oggi nega di avere in progetto di fuggire all’estero, anche perché – come lui stesso denuncia – vogliono togliere il passaporto a lui e ad altri leader politici. In un comizio davanti ai sostenitori del suo partito ha annunciato di voler rimanere in Nepal per combattere la sua battaglia politica e “ristabilire la pace, il buongoverno e l’ordine costituzionale”. Oli accusa il governo provvisorio di Sushila Karki di aver gettato il Paese nell’instabilità e di prendersela con gli avversari politici.

Redazione Strumenti Politici
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