Emergenza migranti: non si fermano gli arrivi. Il sindaco di Qatroun ci parla della situazione nell’estremo sud della Libia

Emergenza migranti: non si fermano gli arrivi. Il sindaco di Qatroun ci parla della situazione nell’estremo sud della Libia

19 Settembre 2023 0

Non si fermano gli sbarchi di migranti a Lampedusa, almeno dodici dalla scorsa mezzanotte, ma il conteggio è soltanto provvisorio perché la nuova ondata di migranti e rifugiati, dalle prime ore del 12 settembre, sembra non essere destinata ad arrestarsi. Mentre il governo italiano fatica a gestire il flusso di arrivi, a Lampedusa anche la Croce Rossa e gli addetti ai lavori sono in difficoltà nel garantire a tutti i servizi di assistenza.

Il centro può ospitare solo alcune centinaia di persone, così in molti dormono per strada dopo diversi momenti di tensione tra migranti e forze dell’ordine. In 24 ore sono arrivate oltre 7000 persone, distribuite su oltre 120 piccole imbarcazioni di fortuna.

Ma siamo davvero di fronte ad un complotto internazionale? Com’è la situazione nel confine della Libia meridionale dopo il golpe in Niger e Gabon, la violenza in Mali e Chad? Lo abbiamo chiesto ad Omar Amouri, sindaco di Al-Qatroun nell’estremo sud della Libia.

– Signor Sindaco, la ringrazio molto per aver accettato questa intervista. Mi dispiace avere così tante domande, ma per noi è una rara occasione poter parlare con lei per comprendere la situazione lì.

“Che la pace, le benedizioni e la misericordia di Dio siano su di voi. Signora Vanessa, giornalista italiana, le do il benvenuto a questo incontro e diamo il benvenuto alla cooperazione libico-italiana, passata, presente e futura. I migliori auguri per la nostra amicizia e cooperazione tra Italia e Libia in tutti i campi. L’Italia è considerata un Paese amico e vicino alla Libia. Cercherò di rispondere in modo semplice alle sue domande”.

– Grazie ancora, signor sindaco. Quali sono le difficoltà e le sfide più importanti che la sua municipalità affronta a causa dei flussi migratori?

Al-Qatroun è un comune dai vasti confini che si affaccia sugli stati del Niger e del Ciad. Naturalmente, come Comune, soffriamo i flussi migratori dai paesi vicini. Qatroun è considerato il primo corridoio dai paesi vicini verso la Libia, da qui i migranti si spostano verso le altre regioni. Ci sono molte difficoltà quando gli immigrati entrano a Qatroun, alcuni di loro hanno bisogno degli ospedali, altri utilizzano la rete elettrica pubblica, altri ancora utilizzano la General Water Company, e utilizzano tutti i servizi disponibili all’interno del comune. Ciò aumenta la debolezza del servizio offerto dal Comune, già limitato. I migranti che raggiungono Al-Qatroun sono tanti, migliaia, e passano ininterrottamente da anni”.

 – Le frontiere con i paesi vicini sono aperte o chiuse?

 “I confini della Libia meridionale sono ancora aperti, sia in entrata che in uscita, secondo le mie informazioni. La frontiera con il Niger, da quando c’è stato il colpo di stato militare, è stata chiusa dalla parte del Niger per due o tre giorni, dopodiché le frontiere sono state riaperte, ma l’andare lì è regolamentato e non come in passato”.

– Nell’ultimo mese ha notato un aumento o una diminuzione del numero di migranti?

“Stiamo assistendo a una significativa diminuzione del numero di immigrati dai paesi vicini a causa delle questioni militari in corso, così come sembrano essere diminuiti gli immigrati diretti nei Paesi europei”.

– Di che nazionalità sono gli immigrati che arrivano ad Al-Qatroun?

“Sono di diverse nazionalità, la maggior parte vengono da Niger, Ciad, Nigeria, Senegal, Burkina Faso, Sudan, Mauritania in aggiunta ad alcuni dei nostri fratelli egiziani. Si trovano tutti nel comune di Qatroun, alcuni vengono per lavoro, altri si fermano un po’ e poi ritornano nel Paese d’origine”.

– Generalmente, dove vanno i migranti dopo aver lasciato Qatroun?

 “Al-Qatroun è la prima regione in cui rimangono, poi vanno in altre città della Libia, soprattutto Sabha, e poi attraversano le città del nord, e poi, se l’emigrazione è il loro obiettivo, migrano verso i Paesi europei”.

 – Esiste una comunità di immigrati che si è stabilita permanentemente ad Al-Qatroun? Se sì, quali attività svolgono per sostenersi?

“Certo, ci sono immigrati che si stabiliscono permanentemente. Vengono per lavorare fin dai tempi antichi; per guadagnarsi da vivere. Alcuni di loro vivono e si stabiliscono tra noi per alcuni anni. Raccolgono una somma di denaro, poi vanno dalle loro famiglie, alcuni restano con le famiglie per un po’ prima di tornare nuovamente in Libia a lavorare. L’occupazione è presente ininterrottamente e senza alcun danno nel comune in diversi settori come l’agricoltura, l’officina meccanica; in tutti i settori. Altre attività all’interno del comune sono il commercio, l’allevamento e l’industria e lavorano comodamente come lavoratori migranti”.

– Quali sono le componenti sociali che popolano il comune e come è la convivenza tra loro ed i migranti?

“Le componenti sociali all’interno del comune sono principalmente arabe e Tebu. Coesistono in armonia; non ci sono problemi tra loro e vivono in uno spirito di coesione sociale. Abbiamo dignità e rispettiamo la dignità umana, chiunque sia e da ovunque provenga. La persona va rispettata, sia cittadino nostro connazionale che immigrato, nessuno deve essere aggredito perché queste persone vengono qui a vivere, cercano il sostentamento quotidiano, e questo rientra nelle competenze del Comune: garantire ai cittadini di vivere in sicurezza”.

 – Quali sono le agenzie di sicurezza che svolgono il loro ruolo primario nel controllo delle frontiere e nel garantire sicurezza ai cittadini?

 – “Ci sono diverse agenzie di sicurezza e forze armate attive nella zona. I confini geografici libici sono molto lunghi e vasti. Stiamo parlando di una vasta area che si estende per migliaia di chilometri ed è difficile da controllare ufficialmente a meno che non ci siano, ad esempio, una forza di sicurezza, ma ora ci sono diverse forze di sicurezza, anche se sono al settanta o all’ottanta per cento, e sono presenti e cercano di stabilirsi. A sua volta, però, la sicurezza ha bisogno di maggiore sostegno. Ha bisogno di dispositivi più avanzati e moderni con cui poter controllare la vasta area dei confini. I servizi di sicurezza esistenti hanno bisogno di supporto, sia a livello dello Stato libico che da parte di paesi stranieri”.

– Quali sono le tipologie di servizi e i costi che il Comune deve sostenere a causa dei flussi migratori? Ricevete aiuti da organizzazioni internazionali?

“Naturalmente, secondo quanto disponibile nell’ambito del Comune, un immigrato utilizza i servizi comunali come la sanità, si reca in ospedale per farsi curare, i servizi di panetteria, va nei negozi per acquistare le provviste che gli servono, può usufruire della rete idrica pubblica senza alcun disagio, senza costi esorbitanti. Dal 2011 organizzazioni internazionali sono attive nel settore idrico, fornendo pompe, e in quello sanitario. Si cerca di fornire alcune attrezzature nel campo della sanità e qualche aiuto in termini di reti idriche e di energia solare, anche se non in modo significativo”.

 – In che modo il governo centrale sostiene i comuni del Sud libico nella gestione dell’emergenza crisi migratoria?

“I comuni del Sud in generale sono comuni di confine che si espandono, hanno un’area vasta e il sostegno fornito dai governi non è sufficiente per gestire la migrazione o la crisi migratoria. Piuttosto, i comuni hanno bisogno di budget enormi per far fronte alle richieste dei propri cittadini e gestire gli arrivi. I budget spesi dai governi sono mini per l’aspetto dello sviluppo e non sono sufficienti nemmeno per i cittadini in termini di acqua, servizi igienico-sanitari ed altre questioni”.

– Quali sono i progetti di sviluppo e di servizio che sono stati avviati di recente nel comune e chi sono gli enti che forniscono i progetti?

“Ci sono progetti di sviluppo e di servizi a Qatroun, ma i budget stanziati dallo Stato sono pochissimi e trascurabili, e riguardano tutti il campo dell’acqua, come linee d’acqua o scavi di pozzi. Ma il Comune ha bisogno di servizi più grandi, soprattutto a livello stradale e delle infrastrutture. I budget forniti dai governi al comune sono molto pochi, ma difficilmente sufficienti per tutti i progetti di sviluppo richiesti. Ci auguriamo che il governo di unità nazionale sostenga il comune di Al-Qatroun in tutti i campi speciali, comprese le strade interne, i servizi che interessano il cittadino nell’ambito del suo comune, o le strade che collegano il comune di Al-Qatroun con tutte le città libiche. Queste strade sono molto, molto logore. In generale, fornendo il sostegno necessario per lo sviluppo e per la costruzione. Il Sud ha bisogno di costruzione e sviluppo e non ha bisogno di guerre. Ha bisogno di pace sociale più che di migrazione da altri luoghi”.

– Come sindaco intende il governo di unità nazionale o l’esecutivo parallelo di Osama Hammad? Quale governo fornisce la maggiore assistenza?

“Come sindaco del comune, ovviamente, faccio riferimento al governo di unità nazionale poiché è un governo concordato dai libici nel 2021. È un’autorità legittima che esiste. Ma come comune, in quanto ente di servizio, ci occupiamo di servire il cittadino. Chiunque può fornire un servizio all’interno del Comune. Non ci preoccupiamo finché il servizio viene erogato, ma ufficialmente i nostri rapporti sono con il governo di unità nazionale. Non entriamo in dispute politiche con questo o quel governo. Siamo con il desiderio dei libici e speriamo che il governo di unità nazionale sia un governo per tutti i libici che unisca tutte le componenti libiche. Inoltre, questo governo è riconosciuto dalla comunità internazionale. Chiediamo a Dio di unire le fila dei libici affinché la Libia sia una e unica. Abbiamo bisogno del sostegno del governo in tutti i campi, soprattutto nel campo delle strade e delle infrastrutture. I comuni del sud in generale soffrono di strade fatiscenti. Grandi aree sono molto fatiscenti. Le persone utilizzano queste strade per viaggiare o per svolgere servizi nell’ambito delle loro attività. Le strade sono inesistenti e sterrate”.

– Nel sud sappiamo ci sono anche miniere d’oro. Quali sono le agenzie governative che supervisionano le miniere, quante ce ne sono, qual è il processo di vendita dell’oro raffinato e come vengono ottenute le attrezzature o gli strumenti necessari all’estrazione?

“L’oro si trova lungo il confine libico-ciadiano, una parte è sul confine libico e un’altra parte è sul confine ciadiano. E’ lo Stato libico a fornire macchinari e attrezzature, e lì il lavoro procede normalmente. L’occupazione è presente, ma è al di fuori dell’ambito del comune e si trova al confine tra Libia e Ciad, nonché nello stato del Niger. Migliaia di persone, compresi i migranti, risiedono in quei luoghi, un gran numero di persone provenienti da tutti i paesi africani confinanti”.

– Quali sono le merci che arrivano in Libia dal confine con il Niger? Quali invece partono dalla Libia per il Niger?

“Il Niger esporta in Libia tutti i tipi di bestiame, cammelli, pecore e capre, oltre a profumi e incenso. La Libia esporta anche in Niger diversi prodotti di base per l’approvvigionamento alimentare, nonché macchinari pesanti e mezzi di trasporto. Lo scambio commerciale esiste tra i due paesi fin dall’antichità, quindi tutto ciò che è disponibile viene scambiato tramite i mercanti. L’Africa o i Paesi dell’Africa rappresentano il continente promesso che attrae e un continente che risorge e che ha bisogno di sostegno. Nei paesi africani ci sono opportunità di investimento. Avrà successo. Se il mondo si rivolgerà al continente africano, il successo sarà all’interno dell’Africa, per tutti i beni che in essa esistono. Occorre una forte volontà politica per entrare nella parte africana e trarne vantaggio”.

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

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