Economisti e giuristi USA spingono per confiscare i patrimoni della Russia per darli all’Ucraina
Manca poco all’insediamento di Trump e i filo-ucraini di USA e UE tremano al solo pensiero. Così cercano di sbrigarsi a dare gli ultimi colpi di coda, soprattutto sul piano dell’assistenza finanziaria e militare a Kiev. Il Foreign Policy ha chiesto lumi in merito a giuristi ed economisti americani: costoro spingono per confiscare i patrimoni della Russia per darli all’Ucraina. Il leitmotiv delle risposte è sempre il medesimo: se abbiamo già congelato gli asset russi, tanto vale ormai metterli direttamente nelle tasche dell’Ucraina. Le loro argomentazioni legali e geopolitiche hanno certamente una qualche valenza, peccato vengano esposte in maniera grottescamente sbilanciata, con una terminologia quasi da tifo calcistico, e rifacendosi a eventi mai del tutto chiariti. Nemmeno un briciolo di oggettività, ma banale partigianeria euroamericana.
L’idea della confisca patrimoniale
In queste ultime settimane prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca si sta creando un forte movimento indirizzato a confiscare tutti i patrimoni esteri dei russi. Il totale ammonterebbe a 300 miliardi di dollari e andrebbe a beneficio dell’Ucraina. Un plauso a questa idea è giunto di recente anche dall’ex premier estone Kaja Kallas, che oggi è la nuova Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Altri nomi illustri hanno invitato a seguirla, tra cui l’ex campione mondiale di scacchi Garry Kasparov, un “tafano” per la Russia. E poi Bill Browder, il “padrino” delle sanzioni anti-russe e infine personaggi importanti dei Paesi scandinavi. Secondo loro il minimo che l’Occidente possa fare è fornire ottenere – forzatamente o in altro modo – un sorta di pagamento anticipato dalla Russia, poiché quest’ultima deve quasi cinquecento miliardi di dollari di riparazioni di guerra.
Confisca diretta
L’Occidente aveva congelato all’incirca la metà dei patrimoni esteri russi subito dopo l’avvio della cosiddetta “operazione speciale” nel febbraio del 2022. Vi è chi esorta Washington a prendersi qualunque bene appartenente ai russi di cui possa disporre, ma in mano ha davvero poco. Infatti la gran parte dei patrimoni si trovano in Europa e ammontano a quasi 300 miliardi di dollari. Negli ultimi 2 anni e mezzo sono rimasti congelati, ma non confiscati. E adesso c’è in vista un’amministrazione USA apparentemente contraria a proseguire nel supporto all’Ucraina. Il rubinetto dell’assistenza finanziaria e militare occidentale sembra in pericolo. E allora si sta levando un coro che chiede la piena e diretta confisca di tutti i patrimoni russi, che dovranno quindi essere impiegati per difendere ciò che rimane dell’integrità e della sovranità dell’Ucraina.
Il parere del professor Tribe
Si sta occupando della questione anche Laurence Tribe, docente della Harvard Law School, che afferma: Proprio questo è il momento giusto (anche se sarebbe stato meglio farlo prima) per prendere gli oltre 300 miliardi di capitale principale delle riserve congelate della Banca Centrale russa e disporre l’intera somma all’Ucraina. Secondo lui, considerando che con Trump in carica il destino di Kiev sarà incerto e che il presidente russo Putin è seduto in cima a un fragile castello di carte economico e finanziario, il momento per colpire è adesso. Tribe aggiunge: L’influsso di un terzo di mille miliardi di dollari proprio adesso potrebbe fare una grossa differenza. Ma quando si tratta di confiscare le riserve russe, non solo di congelarle, entrano in gioco diversi elementi: la politica, la tempistica, la moralità, la legalità. Fare le cose in modo legale non sarebbe poi così complicato, sebbene siano ancora in parecchi a frenare.
Contromisure
Secondo la dottrina delle contromisure, se il crimine è abbastanza ignominioso gli Stati possono violare certi aspetti del diritto internazionale, come rivalersi sulle riserve della banca centrale di uno Stato sovrano. C’è stata poca disapprovazione al congelamento dei beni esteri russi. Una confisca sulle medesime premesse non sarebbe ingiustificata. La Russia poi ha risposto minacciando di incorporare altri patrimoni occidentali oltre a quelli già presi negli ultimi due anni, già piuttosto cospicui. Molti esperti mettono comunque in guardia dal calpestare sia il diritto internazionale che la suscettibilità russa. Non per niente gli sforzi di UE, Canada, USA e Regno Unito di approfittare delle ricchezze russe sono stati bloccati dai giuristi dei vari apparati burocratici nazionali. Charles Lichfield, esperto di geoeconomia dell’Atlantic Council, dichiara: Credo che un buon argomento per l’Europa è che dovranno poi finanziare la ricostruzione ucraina. D’altra parte, se l’Europa volesse farlo davvero, lo avrebbe già fatto.
(Im)moralità
Per quanto riguardo la moralità non è tanto difficile. Al riguardo bastano le azioni brutali delle truppe russe a Bucha e Mariupol, o i bambini ucraini rapiti dalla Russia o di altri crimini di guerra. Gli attacchi aerei intesi a distruggere le infrastrutture energetiche e di riscaldamento sono solo un altro argomento di accusa. Rimangono i dettagli tecnici. Per adesso l’Occidente ha solo scremato i patrimoni russi trasformando in un salvagente a breve termine per l’Ucraina gli interessi su tali grosse cifre, custodite in gran parte nelle banche centrali europee e in particolare presso la belga Euroclear. Il potere dell’interesse composto implica che i patrimoni russi immobilizzati sono arrivati a coprire in autunno un prestito di 50 miliardi di dollari (di cui 20 sono degli USA) che serve a tenere in funzione l’apparato ucraino. Si è trattato di una rara dimostrazione di forza da parte dell’amministrazione Biden, acclamata da Tribe.
Patrimoni e interessi
Bill Browder, investitore, critico del regime di Putin, redattore di alcune delle più severe sanzioni contro Mosca, sostiene: La soluzione, la soluzione semplicissima, è di andare oltre gli interessi sui 300 miliardi e confiscare i 300 miliardi. Ciò risolverebbe il problema. Se tale denaro diventa disponibili alla difesa dell’Ucraina, allora non importa se l’America le taglia i fondi e gli aiuti militari. Ma se l’Occidente si prende tutto il malloppo, poi non vi saranno più gli interessi che ripagano il prestito, a meno che non lo piazzino appunto in Ucraina, ad esempio. L’economista Timothy Ash ha detto che le intere riserve russe sarebbe assolutamente perfetto allo scopo di sanare il debito, se vengono investite e conferite. Se a Kiev viene dato l’accesso a tutti i patrimoni russi, non vi saranno ostacoli a che USA ed Europa siano completamente ripagate da questi patrimoni sottostanti.
Attraversare il Rubicone
Tutto ciò darebbe all’Occidente un altro assillo: usare come un’arma le riserve finanziare, seppure contro il peggiore dei nemici, non potrebbe indebolire la forte presa che dollaro, euro e franco svizzero hanno ancora sul sistema finanziario globale? Per esempio i BRICS potrebbero cercare alternative al dollaro. Cina e Arabia Saudita, per decenni liete di commerciare con l’Occidente e di fornirgli energia in cambio di dollari, potrebbero decidere che i loro affari siano serviti meglio altrove. E dove? Tribe spiega: L’argomento per cui liberare tale tesoretto di fondi sovrani danneggi l’attrattività delle riserve del dollaro o dell’euro è totalmente infondato. Aggiunge che Cina, Arabia Saudita e altri Paesi specializzati nel riciclaggio di vaste somme di denaro in diverse giurisdizioni avrebbero reagito già al momento del primo congelamento di patrimoni russi, senza attendere la confisca per fare qualcosa. Conclude: Avendo già bagnato i piedi nel Rubicone, a questo punto possiamo anche attraversarlo.
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