Danimarca: protesta della squadra per i diritti umani e risposta del Qatar
La Danimarca è la squadra capofila nelle proteste contro il Qatar, Paese organizzatore del Campionato del mondo di calcio del prossimo novembre. L’ultima iniziativa è quella della Hummel, multinazionale di abbigliamento che fornisce le maglie ai giocatori danesi: per manifestare a favore dei diritti umani, in particolare quelli degli operai immigrati che hanno costruito le infrastrutture del Mondiale, le maglie avranno dei colori attenuati. Avrà un colore meno acceso pure l’emblema della nazionale danese e vi sarà una terza divisa completamente nera, come simbolo di lutto per le migliaia di vite perse per allestire il torneo. Dalla Hummel fanno sapere di sostenere la squadra danese, ma non è la stessa cosa che sostenere il Qatar come nazione ospitante. Gli sponsor che solitamente campeggiano sulle tute da allenamento dei giocatori hanno deciso di togliere il logo in segno di critica verso Doha. La stessa Danimarca ha dichiarato da qui all’inizio delle partite farà “una pressione straordinaria” sulla FIFA a proposito dei diritti umani. La DBU, la federazione calcistica danese, ha stabilito di mandare i giocatori al torneo senza le famiglie al seguito, per minimizzare i profitti per l’economia qatariota, e anche i suoi dirigenti staranno in Qatar il meno possibile.
Nella costruzione degli stadi, degli hotel e delle infrastrutture sono stati impiegati più di 30mila lavoratori stranieri, provenienti soprattutto da Pakistan, India, Sri Lanka, Bangladesh e Nepal: secondo quando riportato dal The Guardian, a febbraio del 2021 ne erano già morti sul lavoro 6500. Il comitato organizzatore qatariota, però, contesta le cifre sui decessi dei lavoratori immigrati poiché sono stati forniti dalle ambasciate dei loro Paesi di origine: secondo il governo i numeri complessivi sono fuorvianti perché includono anche coloro che sono morti non in relazione ai lavori per la Coppa del mondo. Il comitato dice di essersi impegnato in un dialogo intenso e trasparente con la DBU e proprio per questo invita la federazione danese a trasmettere in maniera precisa alla Hummel i risultati di tale comunicazione bilaterale. È intervenuto nella questione anche il caporedattore del Gulf Times”, quotidiano qatariota in lingua inglese, che parla di ipocrisia danese: per Faisal Abdulhameed Al-Mudahka uno dei motivi che hanno scatenato la campagna di indignazione è il risentimento per l’esclusione di una compagnia petrolifera danese dagli affari del Qatar dopo 25 anni di presenza sul territorio. Il danno economico che è derivato al PIL della Danimarca non è stato indifferente. Al-Mudahka, inoltre, dice di aver visto coi suoi occhi rappresentanti della Danimarca venuti in viaggio di lavoro in Qatar per offrire servizio per la preparazione del Mondiale: durante i loro incontri con gli omologhi qatarioti i danesi non hanno mai sollevato alcuna critica o domanda a proposito del rispetto dei diritti dei lavoratori. Infine, proprio nelle ultime settimane una delegazione del Parlamento Europeo ha visitato il Qatar e ha elogiato Doha per le riforme del mondo del lavoro e la trasparenza e la promozione dei diritti dei lavoratori.
Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.