Assassinio di Sardar Soleimani, modello terrorista di lotta al terrorismo per mano di Trump
Gli Stati Uniti possono essere definiti un paese che nel corso della storia non ha prestato fede a molti trattati globali, regionali e accordi bilaterali siglati con vari paesi: li ha violati ritirandosi o ignorandoli. Questo comportamento pare una vera e propria strategia USA, non importa quale partito sia al potere. L’era dell’ex presidente Donald Trump segna un punto di svolta in questo senso. Egli con le sue azioni ha dimostrato al mondo il vero volto dell’America. Con Trump, il mancato rispetto da parte degli Stati Uniti o il loro ritiro dai trattati internazionali ha subito un’accelerazione; una lunga lista di esempi può essere ricordata: il ritiro dal “Partneriato trans-pacifico“, dall’”Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici“ dal “JCPOA” con la violazione della Risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dall’UNESCO, dal “Patto mondiale sulla migrazione” anzidetto “Dichiarazione di New York” , dal “Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite”, dall”Accordo nordamericano per il libero scambio (NAFTA)”, dal “Trattato INF“ con la Russia , dal Riconoscimento di Gerusalemme come capitale d’Israele, da molti Paesi arabi considerato un regime, e dal “Riconoscimento della Sovranità del regime sionista sulle Alture del Golan“. Inoltre gli USA hanno tagliato i fondi all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA). E infine è citabile la violazione della democrazia negli stessi Stati Uniti da parte dei sostenitori di Trump che hanno fatto irruzione e occupato il palazzo del Congresso.
Gli Stati Uniti sono responsabili di molti atti terroristici, come l’assassinio del gen. Qassem Soleimani, comandante della Forza Quds dell’Iran, il 3 gennaio 2020. Il generale è stato ucciso durante un’operazione militare con attacco di droni sul suolo iracheno vicino all’aeroporto di Baghdad, e come affermato dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti su ordine di Trump. L’azione degli Stati Uniti è stata una violazione della sovranità nazionale dell’Iraq, un atto di aggressione contro un ufficiale militare iraniano e una chiara violazione del diritto internazionale. Questa azione è considerata un crimine di aggressione secondo lo statuto della Corte penale internazionale presso la quale i suoi autori possono essere perseguiti. Anche dal punto di vista del diritto consuetudinario relativo ad atti di aggressione, gli Stati Uniti hanno violato i propri obblighi, tra cui la Risoluzione che definisce gli atti di aggressione approvata nel 1970. Inoltre, l’azione degli Stati Uniti viola la Convenzione del 1973 sulla prevenzione e la repressione dei reati contro le persone internazionalmente protette, violazione che può essere impugnata presso la Corte internazionale di giustizia. Nel quadro dell’accordo tra il governo iracheno e gli Stati Uniti sulla situazione delle truppe statunitensi in Iraq, approvato nel 2008, il governo degli Stati Uniti con l’ assassinio del Gen. Soleimani è venuto meno a vari obblighi , tra cui quello di condurre operazioni militari in territorio iracheno senza previo coordinamento con il governo del paese ospitante.
Per giustificare la propria azione illegale, gli Stati Uniti hanno affermato che l’assassinio del Generale Soleimani è stato effettuato per legittima difesa e per prevenire la minaccia che la presenza del Generale Soleimani in Iraq rappresentava per futuri piani di attacco alle basi militari e ai cittadini statunitensi in Iraq. La visita del Gen. Soleimani in Iraq è stata in realtà una visita ufficiale e diplomatica : secondo l’allora Primo Ministro iracheno, egli recapitava un messaggio speciale dell’Iran in risposta al messaggio delle autorità saudite, mentre l’Iraq operava da mediatore tra i due Paesi. In ogni caso, l’assassinio di un ufficiale militare di un paese, recatosi su invito ufficiale in un paese terzo, non è in linea con il rispetto di alcun principio o regola e costituisce una seria sfida, giuridica e in termini di sicurezza per le autorità statunitensi. Gli Stati Uniti non avevano ottenuto alcuna autorizzazione dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per tale atto, né hanno potuto dimostrare che il generale Soleimani fosse una minaccia seria e imminente per gli interessi statunitensi.
Agnes Kalamard, ex relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani, sottolineando l’illegittimità dell’azione americana e la violazione delle leggi internazionali da parte di quel Paese, ha affermato a questo proposito che “Gli Stati Uniti prendendo di mira un’auto con a bordo il generale Soleimani e il suo entourage vicino all’aeroporto di Baghdad non hanno fornito sufficienti motivazioni o prove a testimonianza del fatto che i propri interessi fossero stati minacciati o rischiavano di esserlo“.
Il Gen. Soleimani non solo non ha rappresentato una minaccia per la pace e la sicurezza mondiali, ma le ha anche potenziate e rese più stabili attraverso la sua lotta efficace contro gruppi terroristici estremisti come al-Qaeda e ISIS (che secondo quanto ammesso dall’ex segretario di Stato americano Hillary Clinton, è stato creato dagli USA stessi. Il Gen. Soleimani e le forze sotto il suo comando hanno sconfitto l’ISIS in Siria e lo hanno respinto in Iraq. Egli era personalmente attivo nella maggior parte delle operazioni in prima linea. L’assassinio del Generale ha mostrato al mondo quanto lo slogan della lotta degli Stati Uniti contro il terrorismo sia vuoto di significato e che gli Stati Uniti non vogliono né possono combattere ciò che loro stessi hanno creato (ISIS); esso è stato un duro colpo alla pace e alla sicurezza regionali e una presa in giro dei principi globalmente riconosciuti per una convivenza civile.
Il Gen. Soleimani in ragione delle sue azioni nella lotta contro i gruppi terroristici e le forze di Paesi occupanti o invasori nella regione, ha goduto di uno status e di una popolarità elevati tra la popolazione di quelle terre ed è onorato come simbolo di resistenza.
E’ senza ombra di dubbio illegale usare la forza contro un ufficiale militare di un paese che è anche un funzionario del governo, nonché un inviato speciale in un altro paese, in conformità con la Convenzione del 1973 sulla prevenzione e la repressione dei crimini contro le persone internazionalmente protette. L’assassinio del gen. Soleimani, mentre si trovava in Iraq in missione internazionale ufficiale su invito del governo iracheno, è un chiaro esempio di terrorismo di Stato, una violazione dell’immunità diplomatica di un funzionario dello Stato, ma soprattutto della sovranità nazionale dell’Iraq e dell’Iran, un omicidio che viola le norme imperative del diritto internazionale e che di fatto è un esempio di criminalità organizzata.
Ciò che può impedire il ripetersi di tali azioni da parte degli Stati Uniti in futuro è la reazione negativa e la presa di posizione seria dei paesi del mondo nei loro confronti. Il silenzio difronte a questo genere di fatti produce in futuro le condizioni per il loro ripetersi e intensificarsi. (Redazionale RII)
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