Ancora vendetta!

Ancora vendetta!

4 Dicembre 2023 0

Dopo la breve tregua umanitaria della scorsa settimana, la situazione nei territori della Palestina occupata riprecipita nella violenza con dozzine di morti e feriti.

Dopo l’accordo per una tregua umanitaria, si auspicava che i negoziati potessero continuare per evitare ai civili ulteriori sofferenze, ma ancora una volta la politica della vendetta si è fatta spazio al suono dei bombardamenti. Ci sbagliamo se pensiamo che la vendetta riguardi solamente la striscia di Gaza dove è ripreso il massacro, infatti essa si estende anche in Cisgiordania e le conseguenze potrebbero presto allargarsi ai Paesi vicini secondo un malevolo piano che porta nuova morte e distruzione in Medio Oriente.

L’assalto dei coloni israeliani

Decine di coloni israeliani hanno preso d’assalto, lunedì mattina, i cortili della moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme, sotto la protezione della polizia israeliana. Testimoni hanno riferito che i coloni hanno preso d’assalto la moschea dalla Porta Magharbi, hanno effettuato giri provocatori con rituali talmudici nelle vicinanze della Cappella della Misericordia e hanno suonato la “tromba” nel Souq Al-Qattanin. Nel frattempo, la polizia d’occupazione ha rafforzato le misure militari attorno al sito sacro per i musulmani impedendo ai giovani di entrarvi.

La mattanza ormai si allarga a tutta la Striscia di Gaza

Nel week end, dopo al rilascio dei prigionieri da parte di Hamas, dozzine di palestinesi sono stati uccisi dai violenti raid che hanno ripreso a colpire con maggiore intensità e frequenza aree separate nel nord, nel sud e nel centro della striscia di Gaza. L’Agenzia di stampa palestinese (WAFA), citando fonti locali, afferma che aerei dell’occupazione hanno bombardato una casa nella città di Al-Qarara, a nord-est di Khan Yunis, nel sud della striscia, provocando la morte di almeno due persone e il ferimento di diversi civili.

Dozzine di corpi sono stati abbandonati nelle strade dei quartieri di Gaza e nessuno è riuscito a recuperarli a causa della violenza dei continui bombardamenti israeliani sulla città. Gli aerei d’occupazione hanno preso di mira una squadra della protezione civile nel campo di Maghazi, nel centro della Striscia di Gaza, mentre stavano evacuando un certo numero di cittadini da sotto le macerie di una casa bombardata, provocando il ferimento di due membri della squadra soccorritrice sabato.

Le conferme di attacchi su obbiettivi civili arrivano da più parti

La Protezione Civile ha confermato che gli aerei israeliani hanno preso di mira una piazza residenziale con almeno mille persone nel quartiere Shujaiya di Gaza City, provocando la morte e il ferimento di decine di persone. Ha sottolineato che le squadre di soccorso stanno lavorando per estrarre almeno trecento persone dalle macerie.

La Difesa Civile di Gaza ha dichiarato che i suoi equipaggi non sono stati in grado di lavorare a causa dei continui bombardamenti sulla Striscia e che sono stati presi di mira direttamente. Nel nord della striscia di Gaza, gli aerei hanno preso di mira una casa abitata nel progetto residenziale di Beit Lahia, provocando la morte e il ferimento di decine di cittadini, e hanno bombardato anche le vicinanze dell’ospedale Kamal Adwan.

Fonti mediche hanno riferito che diverse vittime sono arrivate all’ospedale dei martiri di Al-Aqsa a seguito di un aereo da ricognizione che ha bombardato un gruppo di cittadini nel mezzo della striscia di Gaza. Spinti dal desiderio di vendetta, un nuovo massacro è stato compiuto nel campo di Jabalia, dove oltre cento persone avrebbero perso la vita a seguito di un bombardamento missilistico. In questo scenario sanguinoso, il vice capo dell’ufficio politico di Hamas, Saleh Al-Arouri, ha dichiarato sabato ad Al Jazeera che non ci sarà alcuno scambio di prigionieri con Israele finché non finirà la guerra a Gaza.

Le timide rassicurazioni Usa sull’esodo forzato dei palestinesi

Dall’altra parte, un comunicato della Casa Bianca afferma che la vicepresidente Kamala Harris ha detto sabato al presidente egiziano Abdel Fattah El-Sisi che gli Stati Uniti non permetteranno “in nessuna circostanza” la deportazione forzata di palestinesi da Gaza o dalla Cisgiordania. L’incontro si è svolto a margine della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28) a Dubai.

La dichiarazione afferma che Harris ha discusso con Sisi le idee riguardanti la pianificazione per la fase post-conflitto a Gaza, compresi gli sforzi di ricostruzione, la sicurezza e la governance. Harris ha affermato che gli sforzi relativi alla ricostruzione, alla sicurezza e alla governance a Gaza possono avere successo solo “nel contesto di un chiaro orizzonte politico per il popolo palestinese verso la creazione del proprio Stato“.

La protesta contro la Corte penale internazionale

Intanto, gruppi palestinesi per i diritti umani hanno rifiutato di incontrare il procuratore della Corte penale internazionale, Karim Khan, accusandolo di trattare in modo ineguale le reciproche accuse di violazioni dei diritti umani tra Israele e Palestina. Khan ha visitato Israele e la Cisgiordania occupata a seguito di una richiesta di un gruppo che rappresenta le famiglie delle persone uccise nell’attacco del 7 ottobre contro Israele.

Gli attivisti palestinesi hanno rifiutato di incontrarlo a causa della loro opposizione a ciò che vedono come un trattamento ineguale della questione. Ammar Al-Dweik, direttore generale della Commissione indipendente per i diritti umani, ha dichiarato: “Come organizzazioni palestinesi per i diritti umani, abbiamo deciso di non incontrarlo”. Ha aggiunto:

Credo che il modo in cui è stata gestita questa visita dimostra che il signor Khan non sta svolgendo il suo lavoro in modo indipendente e professionale.

Le due parti continuano a scambiarsi accuse di crimini di guerra e violazioni dei diritti umani dal 7 ottobre, quando combattenti di Hamas si sono infiltrati in diverse comunità residenziali israeliane attorno alla Striscia di Gaza, un attacco che secondo le autorità israeliane ha portato alla morte di 1.200 israeliani e alla cattura di circa 240 ostaggi.

In risposta all’attacco di Hamas, Israele ha lanciato raid aerei su Gaza che vanno avanti da settimane, oltre ad effettuare un’invasione di terra con carri armati e forze di terra, che secondo le autorità sanitarie palestinesi ha finora portato al martirio di oltre 15.000 abitanti di Gaza. Abbas ha esortato il procuratore della Cpi a indagare sulle operazioni israeliane a Gaza e anche nella Cisgiordania occupata. Il presidente palestinese ha chiesto di “accelerare” le indagini sulle violazioni dell’occupazione sionista contro i civili palestinesi, in particolare bambini, donne e anziani, l’invasione degli ospedali e dei centri di accoglienza, e gli insediamenti coloniali e le annessioni in corso, i crimini di pulizia etnica e la politica di apartheid.

La Palestina accusa Israele di applicare la politica di apartheid e pulizia etnica

Il presidente palestinese in un incontro con Khan a Ramallah ha spiegato: “L’assenza di punizione significa incoraggiare l’occupazione a continuare i suoi crimini contro il popolo palestinese, che da 75 anni soffre di ingiustizie, oppressione, apartheid, razzismo e pulizia etnica”, chiedendo una “fine completa” dell’aggressione sionista per risparmiare ai civili la piaga dei bombardamenti, delle uccisioni e delle distruzioni portate avanti dalla macchina omicida, raddoppiando la fornitura di aiuti umanitari e fornendo acqua, elettricità e carburante.

In questa occasione, il presidente palestinese ha ribadito il suo rifiuto e la prevenzione dello sfollamento forzato per il popolo palestinese, sia nella Striscia di Gaza che in Cisgiordania, compresa Gerusalemme.

La posizione della Corte penale internazionale

Il procuratore Khan, da parte sua, ha dichiarato in una intervista al programma “Today’s File” trasmesso dalla Palestine TV che sta indagando sulla “violenza” dei coloni contro i palestinesi in Cisgiordania.

Ho espresso la mia preoccupazione per la violenza dei coloni che uccidono palestinesi innocenti. Questo è qualcosa su cui sto indagando, e Israele, l’autorità occupante dovrebbe punire questi coloni.

Khan ha poi aggiunto: “Il mio messaggio è molto chiaro riguardo agli attacchi dei coloni contro i palestinesi, che stiamo indagando e facendo progressi. Ogni persona attiva in questo campo deve rispettare la legge, e se non rispetta la legge, non dovrebbero lamentarsi in futuro perché li perseguiremo legalmente.”

Riguardo ai tempi delle indagini, Khan ha affermato: “Dobbiamo accelerare le indagini, capisco il disappunto della gente, ma devo dimostrare questi fatti con le prove e accelererò il processo, ma non è un caso dimenticato, anzi è il più importante nel mio ufficio”. Il procuratore della Cpi ha sottolineato che Israele gli ha impedito di entrare nella Striscia di Gaza il 30 ottobre, ma “La buona notizia è che sono il primo procuratore a riuscire ad arrivare in Palestina in venti anni, e credo che questo sia un passo molto importante. Dobbiamo approfittare di questo momento”.

Ha aggiunto: “Ho incontrato alcune vittime palestinesi e ne incontrerò altre, e ci sono molte emozioni perché le persone soffrono, hanno perso i loro cari e sono deluse, e io dico che c’è un’indagine efficace. Ho iniziato il mio lavoro nel 2021 e non c’era alcuna squadra per la Palestina. Ho formato un team e ci sono risorse disponibili. Ora la visita ha avuto luogo. Dobbiamo andare avanti, perché le persone non vogliono ascoltare parole e vogliono vedere le cose accadere sul campo, sia da parte della Corte che dalle Nazioni Unite”.

La preoccupazione per i bambini uccisi e mutilati durante gli attacchi

Le persone provano ansia e dolore, e questo è un loro diritto. Molto sangue è stato versato a Gaza e ci sono bambini senza acqua e altri vengono sottoposti a operazioni senza anestesia. Questo mi rende molto triste e anche ogni persona che guarda queste scene si commuoverà, ma non posso fare affidamento sulle emozioni. Mi baso su prove ed evidenze, questo è quello che faccio”. Ha continuato il procuratore sottolineando che “I bambini in Palestina sono importanti per le loro famiglie, come in tutto il mondo, ogni vita è importante. In tutto il mondo dobbiamo dare loro giustizia e farò del mio meglio per farlo”.

Khan ha spiegato che il lavoro del procuratore è quello di indagare in modo indipendente e adeguato su tutte le vite innocenti che sono andate perdute. “Sfortunatamente, molti di loro sono bambini, innocenti che sono stati feriti e a cui sono stati amputati gli arti. Qualsiasi persona con una buona morale deve agire quando vede queste scene“. La vita di ogni persona è importante. I civili devono essere protetti.

Ha espresso inoltre l’auspicio di poter incontrare i bambini di Gaza la prossima volta che verrà in Palestina, e ha detto: “Stiamo accelerando le cose e incontrerò anche alcune vittime a New York attraverso le istituzioni palestinesi, ma il l’obiettivo è come utilizzare questa delusione in modo positivo per ottenere giustizia. È mia responsabilità fare qualsiasi cosa per ottenerla, e dico al mondo che abbiamo giudici e investigatori e devo svolgere il mio lavoro in modo professionale, altrimenti avremo un’altra delusione”.

La Cpi garantirà la presenza in loco

Riguardo alle alternative a cui può ricorrere la Cpi dato che Israele impedisce alla Corte di condurre un’indagine sul terreno a Gaza, Khan ha detto: “Ci sono molte testimonianze attraverso le comunicazioni. Per me è meglio essere nella regione e continuerò i miei sforzi per venire a visitare Gaza, ma esiste la tecnologia, applicazioni satellitari e geografiche, ci sono diversi tipi di informazioni o prove che possiamo utilizzare per i fatti che voglio dimostrare”.

Sull’ingresso degli aiuti nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah, Khan ha detto: “L’articolo 25 impone di prevenire la fame e il suo verificarsi, e non fornire aiuti umanitari non è un’opzione. Israele è una parte in conflitto e deve fornire questi aiuti per soddisfare i bisogni primari di medicine, cibo e acqua, e questo non è un argomento negoziabile, ma piuttosto un principio fondamentale che deve essere attuato immediatamente”. Khan ha ribadito il suo credo nella giustizia e nell’uguaglianza, soprattutto perché ci troviamo di fronte a un popolo a Gaza senza acqua, elettricità, cibo e vestiti, condividendo col mondo la responsabilità per ciò che sta accadendo.

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

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