A dieci anni dall’attacco al Museo del Bardo, in Tunisia la cultura vince sull’estremismo
La Tunisia commemora il decimo anniversario dell’attacco terroristico al Museo Nazionale del Bardo di Tunisi, un evento che ha scosso profondamente il Paese e la comunità internazionale. L’attentato, avvenuto il 18 marzo 2015, ha colpito non solo vite umane, ma anche un simbolo di inestimabile valore culturale: il più antico museo del mondo arabo, inaugurato nel 1888. L’attacco, rivendicato da Daesh, ha visto due uomini armati irrompere nel museo e aprire il fuoco contro i turisti, prendendo ostaggi.
L’operazione di salvataggio si è conclusa con l’intervento delle forze di sicurezza tunisine, che hanno ucciso i terroristi. Il bilancio è stato tragico: 24 morti, tra cui turisti di diverse nazionalità,compresi quattro italiani, e 42 feriti. A dieci anni dal vile attacco, in cui perse la vita anche un agente tunisino delle brigate antiterrorismo, Aymen Morjen, mentre proteggeva la turista italiana Roberta Gatta, e il cane poliziotto Akil, la memoria delle vittime resta viva, incisa nella lastra di marmo, posta all’ingresso del Museo che oggi è tornato ad attrarre migliaia di visitatori ogni giorno.
Un attacco alla civiltà
L’attacco al Bardo, noto per la sua straordinaria collezione di mosaici romani, è stato interpretato come un attacco alla civiltà stessa.
La reazione della Tunisia è stata ferma, con migliaia di cittadini che sono scesi in piazza per condannare la violenza e riaffermare l’impegno verso la democrazia e la tolleranza. Lo slogan “Je suis Bardo” è diventato un simbolo di solidarietà internazionale, rendendo il sito un simbolo della ricchezza culturale della Tunisia e della resilienza del suo popolo. L’anniversario offre l’opportunità di riflettere sull’importanza della lotta contro l’estremismo e della protezione del patrimonio culturale come baluardo della civiltà.
La vittoria della cultura sull’oscurantismo
La cultura, l’amore per la storia vince sull’oscurantismo. Lo sa bene la professoressa Silvia Bullo, che dal 2014 insegna italiano all’Institut Supérieur des Langues de Tunis (Islt), presso l’Université de Carthage, e tiene corsi di storia, sui siti archeologici e sul patrimonio culturale della Tunisia. “Il Museo del Bardo di Tunisi, com’è noto, non è solo il principale museo della Tunisia, ma è anche uno dei più importanti musei del Mediterraneo ed è famoso soprattutto per la sua collezione di mosaici romani, che non ha eguali”, racconta l’insegnante a “Strumenti Politici”, che oggi accompagna giovani universitari alla scoperta del sito come attività parallela alle lezioni in aula.“Difficilmente i miei studenti, che provengono dalle scuole pubbliche di tutto il paese, lo conoscono già. E per loro questa visita rappresenta una inedita immersione nella storia del loro paese, soprattutto un contatto diretto con manufatti che ne raccontano la storia in forma tangibile.
Quello antico è effettivamente un mondo che conoscono poco: l’arrivo degli arabi, portatori di una nuova lingua e di una nuova religione, ha indubbiamente rappresentato una cesura culturale forte, per tutto il Nord Africa”, spiega Silvia Bullo che sottolinea “la sensazione che ci sia ‘un prima’ e ‘un dopo’”, confessando di aver “sempre pensato che, dentro al museo, un visitatore europeo si trovi più a suo agio rispetto alla gran parte dei visitatori tunisini”.
La differenza culturale come ricchezza
“I tanti miti classici che le raffigurazioni sui mosaici romani citano, la nudità delle divinità maschili e femminili possono rappresentare un ostacolo all’approcciarsi a questo mondo”, aggiunge la professoressa dell’Islt, indicando che “mediare in una lingua comunque straniera non è sempre così immediato”. “Più facilmente i ragazzi si interessano alle credenze sul mondo dell’Aldilà e, sicuramente, ai tanti aspetti della vita quotidiana che gli oggetti raccontano, e alle testimonianze d’epoca araba, che pur non mancano.
Va detto comunque che l’esito è sempre positivo: mio compito è soprattutto quello di insegnare che la differenza culturale è ricchezza, quella del passato, come quella del presente e che la storia è patrimonio. Dal mio punto di vista, ogni visita è una sfida e un’esperienza stimolante”, prosegue Silvia Bullo.
La cultura come strumento di pace e comprensione
La Tunisia, impegnata a consolidare la sua democrazia e a contrastare le minacce terroristiche, celebra la cultura come strumento di pace e comprensione. Sabato scorso, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, è stata inaugurata al Bardo la mostra “Iside, Afrodite, Cibele… e Altre”, un omaggio al ruolo fondamentale delle donne nella storia.
La collaborazione con l’Italia per la valorizzazione del sito archeologico di Zama, con una mostra prevista al Colosseo nel 2025 e giornate di studio al Bardo il prossimo aprile, organizzate dall’Ambasciata d’Italia a Tunisi, in collaborazione con l’Istituto nazionale del patrimonio,sottolinea l’importanza della cooperazione internazionale nella tutela della ricchezza culturale e archeologico. Il decimo anniversario dell’attacco al Bardo invita dunque a non dimenticare e a difendere i valori universali della pace e della convivenza, attraverso la cultura e il dialogo tra i popoli.

Vanessa Tomassini è una giornalista pubblicista, corrispondente in Tunisia per Strumenti Politici. Nel 2016 ha fondato insieme ad accademici, attivisti e giornalisti “Speciale Libia, Centro di Ricerca sulle Questioni Libiche, la cui pubblicazione ha il pregio di attingere direttamente da fonti locali. Nel 2022, ha presentato al Senato il dossier “La nuova leadership della Libia, in mezzo al caos politico, c’è ancora speranza per le elezioni”, una raccolta di interviste a candidati presidenziali e leader sociali come sindaci e rappresentanti delle tribù.
Ha condotto il primo forum economico organizzato dall’Associazione Italo Libica per il Business e lo Sviluppo (ILBDA) che ha riunito istituzioni, comuni, banche, imprese e uomini d’affari da tre Paesi: Italia, Libia e Tunisia. Nel 2019, la sua prima esperienza in un teatro di conflitto, visitando Tripoli e Bengasi. Ha realizzato reportage sulla drammatica situazione dei campi profughi palestinesi e siriani in Libano, sui diritti dei minori e delle minoranze. Alla passione per il giornalismo investigativo, si aggiunge quella per l’arte, il cinema e la letteratura. È autrice di due libri e i suoi articoli sono apparsi su importanti quotidiani della stampa locale ed internazionale.