Zelensky sospende il pagamento del debito estero: Ucraina presto in default?

Zelensky sospende il pagamento del debito estero: Ucraina presto in default?

4 Agosto 2024 0

A causa dell’impossibilità di fatto di saldare i debiti contratti negli ultimi anni per l’Ucraina si parla costantemente di prossima bancarotta. Gli esperti discutono se possa trattarsi di default totale, sovrano, tecnico o di breve termine, ma quel che è certo è che Kiev non ha i mezzi per pagare.

La nuova legge

Il 31 luglio il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato la legge n.11396, facendola entrare in vigore dopo che i deputati l’avevano già approvata il 18 luglio. Mediante questa norma Kiev può sospendere con effetto immediato il pagamento del debito estero fino al 1º ottobre di quest’anno. Il governo descrive questa misura come una “soluzione tecnica necessaria” per sostenere la ristrutturazione del debito che ora è in atto. Secondo tale piano, grazie ad essa Kiev dovrebbe riuscire a mantenere 11,4 miliardi di dollari nei prossimi tre anni.

Eurobond e Ukravtodor

Roksolana Pidlasa, presidente del comitato di bilancio della Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino, ha precisato che la norma verrà applicata in particolare se non sarà raggiunto un accordo di ristrutturazione entro il 10 agosto. Questa è infatti la data di scadenza delle cedole da 34 milioni di dollari dell’Eurobond statale che maturerà nel 2026. Con questa legge, tra l’altro, il governo si prende carico pure del debito della Ukravtodor, l’ex Agenzia statale dedicata alle strade e alle autostrade, per un totale di 700 milioni di dollari più gli interessi. Quest’ultima nel 2023 era stata accorpata all’Agenzia per le infrastrutture, che non era in grado di saldare i debiti. Sulla loro struttura è stata creata l’Agenzia per la ricostruzione e lo sviluppo delle infrastrutture.

La trattativa con i creditori

Di fatto la nuova legge fa entrare l’Ucraina in una sorta di default a breve termine. Esso durerà fino a che i detentori privati delle obbligazioni non accetteranno di rimandare i pagamenti fino al 2027. È una soluzione caldeggiata dai governi stranieri, perché alleggerisce l’impatto sui debiti a lungo termine rispetto all’eventualità che un accordo non venga raggiunto affatto. E comunque si tratta già del secondo congelamento del debito estero: il primo era stato effettuato dopo l’inizio della cosiddetta “operazione militare speciale” russa.

Fondo Monetario Internazionale

Ora però Kiev deve assolutamente ristrutturare il debito per soddisfare i criteri imposti dal Fondo Monetario Internazionale nel suo programma di finanziamento da 15,6 miliardi di dollari. A luglio Zelensky aveva annunciato un accordo preliminare con un comitato composto dai principali creditori per ristrutturare il relativo debito internazionale da quasi 20 miliardi di dollari. Il ministro delle Finanze Serhii Marchenko ha elogiato l’accordo dicendo che permetterà all’Ucraina di tornare sul mercato il prima possibile, cioè non appena le condizioni di sicurezza lo permetteranno, allo scopo di finanziare la ricostruzione e il recupero economico del Paese. Tuttavia, precisa Marchenko, le trattative non sono affatto semplici, poiché vi sono “significative differenze” nella valutazione delle condizioni in cui versa l’Ucraina. E anche dopo che i creditori daranno l’okay, ci vorranno settimane per espletare tutti gli aspetti tecnici.

Le valutazioni delle agenzie

E a proposito delle differenze di valutazione di cui parlava il ministro Marchenko, in effetti gli enti internazionali hanno dato recentemente dei giudizi non molto buoni a proposito della situazione dell’Ucraina. L’FMI in primis, pur non negando il supporto finanziario, ha declassato Kiev a causa dei problemi economici derivanti da quelli che ha definito come attacchi “devastanti” dei russi alle infrastrutture energetiche del Paese. Anche l’agenzia americana Fitch ha abbassato il rating dell’Ucraina da “C” a “CC”, fino a un passo dal livello di bancarotta. Ha motivato questa decisione spiegando appunto che l’accordo coi detentori degli Eurobond “segna l’inizio di un processo analogo al default”. Poi è venuto il turno di S&P’s, che ha a sua volta retrocesso Kiev per le stesse ragioni addotte da Fitch, portandola da “CC/C” a “SD/SD”, cioè al livello di “default selettivo”.

Già in default

Nonostante la legge di sospensione dei pagamenti e le valutazioni negative delle agenzie, i mercati hanno reagito in maniera sostanzialmente stabile. Ci si attende comunque l’avvio di un default di breve periodo per la realizzazione del piano di ristrutturazione dei 20 miliardi di dollari di debito di obbligazioni internazionali. In questo modo, però, ciò aprirebbe la via a una moratoria che a sua volta segnerebbe formalmente un default sovrano. Secondo Kiev, comunque, si tratterebbe di una conseguenza meno grave di altre soluzioni. Di bancarotta comunque se ne parla almeno da maggio. Per Nina Yuzhanin, membro del comitato parlamentare su finanze, tasse e dogane, l’Ucraina è di fatto in uno stato di default da inizio luglio. Secondo lei manca solamente il sigillo formale a tale situazione, perché il governo per ora è ancora impegnato a negoziare coi creditori.

Un’opinione negativa

Che il fallimento del Paese sia qualcosa di inevitabile lo afferma Kim Dotcom, fondatore del sito web di file hosting internazionale Megaupload. Su X (l’ex Twitter) ha scritto: Ricordate che Zelensky chiedeva prestiti ad altri Stati? Ha appena firmato una legge per sospendere i pagamenti del debito estero ucraino. L’Ucraina è in bancarotta. La sua opinione però viene contestata con l’argomento ad hominem, perché si tratta di un personaggio altamente controverso. Dotcom, imprenditore tedesco-finlandese oggi residente in Nuova Zelanda, è finito spesso nel mirino degli inquirenti per reati concernenti l’hackeraggio e la proprietà intellettuale. Il suo sito Megaupload.com, al momento della chiusura forzata nel 2012, rappresentava il 4% del traffico Internet mondiale.

Un’opinione molto ottimista

Di parere opposto è l’economista ucraino Daniil Monin, che nel 2023 ha collaborato con l’ufficio di presidenza di Zelenksy sul tema della tassazione e della riforma pensionistica. Per lui Kiev quest’anno non finirà in bancarotta, sebbene il prolungamento del conflitto la avvicinerà al fallimento: e infatti prevede che nel 2025 il debito nazionale supererà il 100% del PIL. I suoi calcoli sono stati pubblicati dallo Wilson Center, celebre think tank con base a Washington, e parlano di un miglioramento delle prospettive finanziarie dell’Ucraina, ma con una serie di variabili che rendono il quadro sempre troppo ottimista. A causa dell’impossibilità di fatto di saldare i debiti contratti negli ultimi anni per l’Ucraina si parla costantemente di prossima bancarotta. Gli esperti discutono se possa trattarsi di default totale, sovrano, tecnico o di breve termine, ma quel che è certo è che Kiev non ha i mezzi per pagare.

Redazione Strumenti Politici
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