Orbán: l’Ucraina non diventerà mai membro della UE

Orbán: l’Ucraina non diventerà mai membro della UE

28 Luglio 2024 0

Il premier ungherese Viktor Orbán si è recato sabato scorso in Romania per partecipare al festival estivo di Băile Tuşnad, città abitata in maggioranza da ungheresi. Tradizionalmente pronuncia da questo evento Orban lancia i suoi discorsi di rilevanza sociale e politica, trasmessi in televisione, che indicano l’orientamento del suo governo per il periodo successivo.

Ucraina mai membro della UE

Orbán non le manda a dire. A proposito dell’ingresso dell’Ucraina all’Unione Europea ha dichiarato che per Kiev non c’è alcuna speranza. I negoziati di adesione avviati un mese fa da Bruxelles sono dunque destinati a finire in un vicolo cieco. Il motivo è di ordine pratico: Noi europei non abbiamo i soldi per questo. E poi una previsione politico-strategica: l’Ucraina tornerà ad essere uno Stato cuscinetto, le cui garanzie di sicurezza saranno racchiuse in un accordo fra gli USA e la Russia. Quindi Kiev non entrerà nemmeno nella NATO ed è una sensazione condivisa anche dagli esperti di geopolitica e dai vertici stessi dell’Alleanza. Gli annunci fatti al termine del recente summit di Washington a proposito del “ponte” per far passare l’Ucraina nel blocco euroatlantico – verso il quale si troverebbe su un “percorso irreversibile” – appaiono infatti formule vuote, buone solo a rimandare ancora la realizzazione dell’adesione.

La strategia di Orbán

Il premier ungherese ha espresso anche il concetto che sta alla base delle sue azioni strategiche: La UE deve abbandonare la sua identità di progetto politico e diventare invece un progetto economico e di difesa. Sulla questione ucraina è quello che si è mosso più di tutti per mettere fine alle ostilità e cercare una via di conciliazione. Non si è mai appiattito sulle posizioni univoche della Commissione e anzi ha ripetutamente bloccato i pacchetti di aiuti da decine di miliardi di euro a favore di Kiev. Inoltre non ha mai voluto fornire armamenti all’esercito ucraino. Tre settimane fa ha destato scandalo quando si è recato di sua iniziativa (e già incaricato della presidenza semestrale del Consiglio UE) a incontrare il presidente russo Vladimir Putin per esporgli la possibilità di una tregua. Stessa cosa aveva fatto senza successo il giorno precedente, quando aveva parlato col presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Avvertimento sul futuro della UE

Nel suo discorso in Romania, Orbán ha lanciato anche un serio avvertimento: L’Europa ha smesso di difendere i propri interessi. Oggi tutto ciò che l’Europa sta facendo è seguire incondizionatamente la politica dei Democratici USA… persino a costo della sua auto-distruzione. E prefigura profondi cambiamenti nella futura struttura del mondo, come non se ne erano visti per 500 anni. Ha affermato che nei prossimi decenni o secoli l’asse del potere si sposterà verso la Cina, l’India, il Pakistan e l’Indonesia. L’Asia sarà il centro dominante del mondo. Poi assesta un’altra picconata alle élite euroatlantiche, colpevoli dell’attuale situazione e foriere di disastri persino peggiori. Nel favorire le potenze asiatiche a discapito degli interessi del Vecchio Continente, hanno infatti perso la cooperazione e la compagnia e della Russia. E noi occidentali abbiamo anche spinto i russi dentro questo blocco, dice.

Zelensky velenoso

Dieci giorni fa era stato Zelensky a scagliare pietre contro il governo di Budapest. Il 18 luglio il presidente ucraino ha partecipato allo European Political Community summit tenutosi in Inghilterra. Al pubblico composto da ministri della Difesa e politici europei ha parlato come se fosse già un loro collega nelle medesime organizzazioni internazionali: Abbiamo mantenuto l’unità in Europa agendo insieme, il che significa che Putin ha mancato i suoi obiettivi primari. Questo è il nostro vantaggio, ma resta un vantaggio solo finché saremo uniti. Poi le frecciate indirette a Orbán: Se qualcuno in Europa tenta di risolvere le questioni alle nostre spalle o persino a spese di altri, se qualcuno vuole fare viaggi nella capitale della guerra per parlare (…) allora perché dovremmo tenere conto di questa persona? La UE può occuparsi delle sue istanze anche senza codesto individuo.

Spalleggiato dagli euroburocrati

È interessante notare il tono che ha utilizzato. Abusando del “noi”, parlava già da membro dell’Unione Europea, da presidente dell’Eurocommissione, vista la montagna di soldi e di materiale che gestisce, ma che è pagata dai contribuenti europei che viene concessa al governo di Kiev. Parla così perché viene spalleggiato dai vertici della UE, come la neo rieletta presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Quest’ultima ha sprezzantemente commentato i viaggi diplomatici di Orbán. Ha dichiarato: Due settimane fa, un primo ministro europeo è andato a Mosca. Questa missione di pace non è stata altro che una missione di “appeasement”. L’iniziativa ungherese ha spiazzato e irritato gli euroburocrati. In particolare quelli che si sono finora distinti per l’intransigenza più assoluta nella chiusura verso ogni tentativo di conciliazione e nelle sanzioni anti-russe più nocive persino agli stessi interessi di aziende e cittadini europei.

La risposta del Ministro degli Esteri di Budapest

A rispondere alle rimostranze di Kiev ci ha pensato il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó. La sua replica è una difesa dell’attività diplomatica del premier: Continueremo nella nostra missione di peacekeeping perché se non riusciremo ad ottenere un successo, se non riusciremo a raggiungere presto la pace, dovremo assistere a una pessima situazione nella quale (…) il rischio di un’escalation del conflitto sale. Poi lancia un’accusa al comportamento di Zelensky: Vedo che ci sono molte persone, compreso il presidente [ucraino] che cercano di trascinare la NATO in questa guerra.

Szijjártó ribadisce che l’impegno di Budapest è rivolto al mantenimento della pace in Europa e dunque alla fine delle ostilità in Ucraina. Il rischio che le cose degenerino e che gli scontri si allarghino, infatti, è molto alto e va fermato il prima possibile. E non nasconde lo sdegno verso l’atteggiamento di Zelensky: Noi affermiamo che la pace in Ucraina sia necessaria, e poi il presidente ucraino si rivolge al primo ministro ungherese con una mancanza di rispetto tale che faccio fatica a trattenere le parole. Il premier ungherese Viktor Orbán si è recato sabato scorso in Romania per partecipare al festival estivo di Băile Tuşnad, città abitata in maggioranza da ungheresi. Tradizionalmente pronuncia da questa piattaforma discorsi di rilevanza sociale e politica, trasmessi in televisione, che indicano l’orientamento del suo governo per il periodo successivo.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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