La lenta agonia dei civili a Gaza. Intervista con Mahmoud Abou Saleh, anestesista all’ospedale Martiri Al-Aqsa

La lenta agonia dei civili a Gaza. Intervista con Mahmoud Abou Saleh, anestesista all’ospedale Martiri Al-Aqsa

9 Dicembre 2023 0

Se dovessi morire tu devi vivere per raccontare la mia storia, per vendere le mie cose, per comprare un pezzo di stoffa e qualche stringa, rendilo bianco con una lunga coda, cosicché un bambino da qualche parte a Gaza guardando il cielo negli occhi – aspettando il  padre che se n’è andato in una fiamma e non ha dato l’addio a nessuno, neanche alla sua stessa carne e a se stesso – veda l’aquilone, il mio aquilone che tu hai fatto volare là sopra e pensi per un momento che un angelo sia lì a riportare indietro l’amore. Se dovessi morire fa’ che porti speranza, fa’ che sia un racconto”.

Refaat Al-Areer, poeta, scrittore, editore, conferenziere palestinese affida alla poesia il suo testamento prima di rimanere ucciso con la famiglia, durante un raid di Israele a Gaza il 6 dicembre scorso. Al 64° giorno di guerra nell’enclave, i palestinesi morti, secondo i dati del ministero della Salute di Hamas, sarebbero circa 17.200, di cui 7.112 bambini. Israele segnala 1.200 morti e 9.720 feriti, mentre gli ostaggi in mano ancora ad Hamas sono 173.

Invocato per la prima volta l’articolo 99 della Carta Onu

In questo grave momento, la speranza per un cessate il fuoco si fa sempre più flebile, tanto che il segretario generale dell’Onu mercoledì scorso è arrivato ad invocare per la prima volta l’articolo 99 della Carta dell’Onu, lo strumento diplomatico più potente di cui dispone l’alto funzionario per portare all’attenzione qualsiasi questione che possa minacciare la pace e la sicurezza internazionale.

Siamo al punto di rottura. C’è un alto rischio di collasso totale del sistema di supporto umanitario a Gaza – ha detto Antonio Guterres al Palazzo di Vetro -. Esorto i membri del Consiglio di Sicurezza a fare pressione per scongiurare una catastrofe umanitaria e facendo appello alla dichiarazione di un cessate il fuoco umanitario. La brutalità perpetrata da Hamas non potrà mai giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese”.

Il veto degli Stati Uniti

Gli Stati Uniti hanno però posto il veto alla bozza di risoluzione per un “cessate il fuoco umanitario immediato”, presentata dagli Emirati arabi al Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Un cessate il fuoco incondizionato sarebbe semplicemente pericoloso e lascerebbe Hamas sul posto, in grado di attaccare nuovamente”, è la spiegazione del vice ambasciatore Usa all’Onu, Robert Wood. Che aggiunge: “Ciò non farebbe altro che gettare i semi per la prossima guerra, perché Hamas non ha alcun desiderio di vedere una pace duratura, di vedere una soluzione a due Stati”.

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Intanto, la situazione umanitaria a Gaza precipita di giorno in giorno, con l’85% della popolazione sfollata. Ospedali, scuole e strutture delle Nazioni Unite sono stati danneggiati o distrutti. Esiste anche un serio rischio di fame e carestia, ha riferito Guterres, sottolineando che metà della popolazione nel nord di Gaza e più di un terzo degli profughi nel sud stanno “semplicemente morendo di fame”. Abbiamo raggiunto al telefono, non senza difficoltà, Mahmoud Abou Saleh, medico anestesista e di medicina interna dell’ospedale dei Martiri Al-Aqsa, nel governatorato centrale della Striscia, che fornisce servizi e assistenza ad oltre 300mila persone.

Qual è la situazione oggi nel suo ospedale?

Siamo senza elettricità, il carburante giunto durante i cinque giorni di tregua non è stato sufficiente a coprire il nostro fabbisogno. La centrale elettrica è stata completamente distrutta e ora usiamo i generatori. Durante la notte teniamo tutto spento per risparmiare carburante. Purtroppo centinaia di ammalati e feriti sono morti, perché molti macchinari sono rimasti fermi per la mancanza di corrente. Solo nella nostra struttura abbiamo avuto 7.000 morti e in tutta Gaza ci sono 90 mila feriti. I soldati israeliani hanno preso in ostaggio 37 medici degli ospedali di al- Shifa e Rantisi, dopo averli occupati e ora siamo a corto di personale medico. In questo momento l’esercito di Gerusalemme è a due chilometri da noi, ma non sono diretti al nostro nosocomio, vanno verso un’altra direzione. Il nostro ospedale non è stato mai attaccato, ma nelle vicinanze è tutto crollato e nelle tende in cui avevano trovato rifugi tanti sfollati, sono state uccise diverse persone. La cosa che ci ha scioccati è che sono arrivati tanti bambini senza più genitori, parenti, nonni, sono rimasti completamente soli.

 

Chi si prenderà cura di loro? Abbiamo visto le immagini di lei, mentre teneva in braccio un corpicino senza vita 

Nessuno può saperlo al momento. In tutta Gaza più di 1.500 bambini sono diventati disabili gravi, c’è chi ha perso un occhio, chi le braccia e le gambe.

Cosa può dirci dei tunnel di Hamas? L’esercito israeliano li ha mostrati in dirette video.

Sotto i nostri ospedali non ci sono tunnel è una grande bugia, compresi i presunti atti sessuali contro le donne rapite.

Ma se, come lei sostiene, sarebbe falso perché Israele starebbe pensando di pomparvi l’acqua per allagarli?

Se avessero trovato i tunnel li avrebbero distrutti direttamente sul posto, nell’ospedale e la questione dell’acqua non ci preoccupa, perché qui non abbiamo tunnel.

Avete mai avuto la possibilità di vedere gli ostaggi, ne sono stati portati nel vostro ospedale?

No, non ne abbiamo mai visti. Non sappiamo quali medici li curino, c’è molta segretezza su questo vicenda.

Cosa chiedono i medici di Gaza oggi?

Tutto il mondo deve fare sentire la sua vicinanza al popolo di Gaza, perché quanto sta avvenendo qui è un vero genocidio, un massacro senza precedenti. Il numero di donne e bambini uccisi in 60 giorni di guerra supera quello di due anni di conflitto in Ucraina (10.000 i civili uccisi in Ucraina dall’inizio del conflitto del 24 febbraio 2022, secondo la Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina (Hrmmu) citata da Ukrinform, ndr). Tutto questo è potuto accadere perché Stati Uniti ed Europa hanno dato il loro consenso, ma ora devono fermarsi, noi non reggiamo più.

 

Marina Pupella
MarinaPupella

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