Zelensky al G7: per ora il copione parla di armi e di vittoria, ma gli alleati NATO potrebbero presto suggerirgli di trattare con la Russia

Zelensky al G7: per ora il copione parla di armi e di vittoria, ma gli alleati NATO potrebbero presto suggerirgli di trattare con la Russia

9 Giugno 2024 0

Dal 13 al 15 giugno si terrà in Puglia il G7 in un periodo pieno di eventi politici internazionali. Infatti il Gruppo dei Sette si riunirà subito dopo le elezioni europee e quasi in contemporanea alla “conferenza di pace” in Svizzera. E tra qualche settimana è in programma il summit della NATO. Dunque tutta una serie di occasioni nelle quali verranno discusse e forse prese decisioni importanti per i prossimi mesi. Gli alleati occidentali potranno fare collettivamente pressione su Zelensky per imporgli l’agenda aggiornata, accertandosi che non la ignori o non acceleri troppo. Molto dipenderà anche dal risultato delle elezioni per l’Europarlamento, sebbene siano le presidenziali di novembre il termine cronologico a cui l’amministrazione Biden guarda con maggiore apprensione.

Scholz spinge finché può

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz sta facendo un gioco di tiro alla fune molto particolare. Un po’ tira, un po’ spinge e un po’ lascia andare. Da un lato sembra finalmente acconsentire alla fornitura di missili Taurus e dall’altro parla di pace con la Russia. Nel frattempo però deve fare i conti con un logoro consenso interno. Per quanto riguarda i missili a lungo raggio, Berlino si raccomanda con Kiev che, se concessi, vengano usati esclusivamente nel rispetto degli obblighi internazionali. Scholz ha detto in modo esplicito di temere l’escalation con Mosca: Prima di prendere qualunque decisione sul trasferimento di missili Taurus all’Ucraina, la Germania si consulterà coi suoi alleati. Agiremo con prudenza. Peseremo attentamente tutti i rischi. Sono di questo parere in quanto cancelliere impegnato per la pace e la sicurezza della Germania. Dunque, forse darà i missili, ma senza stuzzicare troppo la Russia.

Al Cremlino tuttavia lancia anche un avvertimento che include un cenno alla disponibilità di trattative per terminare il conflitto. Scholz ha dichiarato un paio di giorni fa che l’Ucraina non si lascerà imporre la resa, Putin dovrebbe riconoscerlo. E ha aggiunto: L’Ucraina è forte e non si lascerà mettere in ginocchio e non si lascerà imporre la resa. Per Kiev può esserci solo una pace giusta. Lavoriamo instancabilmente per questa pace giusta. Così esprime una volontà di combattere, ma cercando la pace e sperando di non far crollare il fronte politico interno. La campagna per le elezioni europee è stata caratterizzata da tensioni, incidenti e aggressioni ai candidati di tutti gli schieramenti. In questo clima di incertezza Scholz perde colpi rispetto a figure di impatto come Sahra Wagenknecht, detta “la rossa”, che sul conflitto ucraino non risparmia critiche agli USA e chiede di intavolare negoziati con Mosca.

Zelensky vai avanti ancora un po’, ma mi raccomando niente escalation

In questi giorni Zelensky è stato in Francia, dove ha parlato persino al Parlamento di Parigi. Macron gli ha promesso per quest’estate i caccia Mirage 2000, con annessi gli addestratori per i piloti ucraini. Questi ultimi dovrebbero quindi essere pronti a volare verso dicembre. Ma da qui alla fine dell’anno possono accadere ancora molte cose, o meglio ci saranno alcune scadenze politiche importanti che potranno determinare il corso degli eventi. Per adesso, comunque, Parigi lancia a Mosca l’ennesimo segnale di forza militare, che si aggiunge alle proposte di Macron di dislocare truppe europee direttamente sul territorio ucraino.

Zelensky ha incontrato pure Biden, in occasione delle celebrazioni dell’anniversario dello sbarco in Normandia. Il presidente americano si è scusato per il ritardo nell’approvazione del pacchetto di aiuti da decine di miliardi di dollari, dando la colpa ai repubblicani al Congresso. Già che c’era, ha promesso altri 225 milioni di dollari di supporto e ha incensato i soldati ucraini: Non vi siete piegati. Non vi siete minimamente piegati. Continuate a combattere in modo straordinario, semplicemente straordinario. Ma ecco che, dopo gli elogi, sono arrivate le raccomandazioni di non esagerare nella lotta. La Casa Bianca ha infatti dato il permesso di usare i missili ATACMS americani per colpire obiettivi posti nella Federazione Russa, ma soltanto se nei pressi della regione di confine, quella di Kharkov.

Ucraina mai nella NATO

Poi un altro piccolo-grande dispiacere per il governo di Kiev: niente ingresso nella NATO per l’Ucraina, né oggi né in futuro. In questo momento siamo a ridosso della campagna elettorale per le presidenziali e i cittadini americani non vogliono sentir parlare di qualcosa che potrebbe dare luogo all’escalation finale con la Russia. Biden non vuole diminuire le sue chance di rielezione. A Kiev è disposto a dare tutte le garanzie che servono alla sicurezza e alla capacità di difendersi, ma avverte: Pace non significa NATO. Secondo Leo Litra, studioso dello European Council on Foreign Relations, Biden vuole prima di tutto rassicurare gli americani che gli Stati Uniti non saranno coinvolti in uno scontro diretto con la Russia. Inoltre precisa che nessuno nella NATO e tanto meno negli USA vuole dover mettere in pratica l’articolo 5, quello sulla difesa collettiva dell’Alleanza Atlantica.

Sullo sfondo si preparano i futuri negoziati

La conferenza promossa dal governo ucraino insieme a quello svizzero dovrebbe avere, nelle intenzioni di Zelensky, l’effetto di costringere la Russia a cedere alle condizioni da lui volute. L’iniziativa è già sostanzialmente fallita, ma visto che è tardi per annullarla, tanto vale sfruttare l’occasione. Il giornale americano Bloomberg ha visionato una bozza di documento nella quale si afferma in primo luogo che per terminare il conflitto occorre che tutte le parti si siedano al tavolo delle trattative. Si dice poi che bisogna parlare coi russi per coinvolgerli in negoziati ad esempio sulla sicurezza nucleare e alimentare, in vista di un secondo summit e in un percorso verso la pace allineato allo Statuto delle Nazioni Unite. Per il momento Zelensky ribadisce la volontà di combattere nonostante le sempre più frequenti sconfitte sul campo e il lento e progressivo arretramento delle sue truppe.

Cambio di copione in vista?

Crede o finge di credere di poter imporre la sua “pace”. Ma non appena i suoi partner occidentali gli diranno che è il momento di cambiare registro, lo farà. Bisogna infatti ricordare che la sua posizione di presidente dell’Ucraina non è affatto solida: il suo mandato è scaduto da settimane, così rimane in sella soltanto grazie alla legge marziale da lui stesso prolungata. L’opinione pubblica interna non lo sostiene più e gli unici a sorreggerlo insistendo sulla sua piena legittimità sono gli alleati euroatlantici. Per adesso a questi ultimi la guerra conviene e vogliono farla durare ancora, ma quando capiranno che oltrepassare le linee rosse e alzare il livello dello scontro con Mosca non serve a far vincere Kiev, diranno a Zelensky quello che dovrà dire per chiedere le trattative..

D’altra Putin ha già dichiarato diverse volte che la Russia è pronta a riprendere il dialogo con Kiev, naturalmente a condizione che si parta da considerazioni oggettive, realistiche e affidabili. Dal 13 al 15 giugno si terrà in Puglia il G7 in un periodo pieno di eventi politici internazionali. Dunque tutta una serie di occasioni nelle quali verranno discusse e forse prese decisioni importanti per i prossimi mesi. Gli alleati occidentali potranno fare collettivamente pressione su Zelensky per imporgli l’agenda aggiornata, accertandosi che non la ignori o non acceleri troppo. Molto dipenderà anche dal risultato delle elezioni per l’Europarlamento, sebbene siano le presidenziali di novembre il termine cronologico a cui l’amministrazione Biden guarda con maggiore apprensione.

Martin King
Martin King

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