Vittime della propaganda di guerra
George Orwell affermava che la propaganda è veramente un’arma, come lo sono i cannoni e le bombe. Dunque imparare a difendersi è importante esattamente come trovare un riparo contro un attacco aereo. Eppure oggi non ce ne accorgiamo.
Da un recente sondaggio della Ghisleri emerge infatti che il 52% degli intervistati pensa che il conflitto tra Russia e Ucraina non possa allargarsi e coinvolgere l’Europa. Nella fascia tra i 18 e i 24 anni, addirittura il 50% dei giovani italiani crede che le minacce di Mosca siano soltanto propaganda. È ovvio che queste persone non comprendono fino in fondo la serietà del momento che stiamo vivendo. Sono anche loro vittime della tipica comunicazione di guerra, che tende a modificare in modo unilaterale le informazioni a proprio uso e consumo.
I cittadini che guardano i telegiornali e i talk show e che leggono i quotidiani stanno subendo un bombardamento mediatico. È un bombardamento vero e proprio, come raccontava Orwell. Ne sono inconsapevoli, almeno in parte. Questo genere di propaganda viene solitamente attribuita alla Russia: peccato però che i primi trattati scientifici sulla propaganda siano stati scritti in Occidente e siano stati messi in pratica all’inizio del secolo scorso proprio qui, nella nostra tanto cara Europa civilizzata e in America.
La propaganda veniva usata per piegare l’opinione pubblica sia sulle questioni belliche sia su quelle più banalmente commerciali. Esattamente come adesso, se pensiamo all’enorme campagna mediatica allestita contro Donald Trump da parte dell’intellighenzia di oltreoceano e di quella nostrana. È sufficiente entrare in qualunque libreria italiana per rendersi conto della presenza asfissiante di una saggistica a senso unico. Vengono infatti pubblicati solamente certi autori, quelli che propongono le argomentazioni gradite ai “manovratori”, e i loro libri sono messi in bella mostra e spinti nelle vendite. Altri autori, quelli che presentano idee diverse, sono ignorati o nemmeno pubblicati.
Ma è possibile che la verità stia sempre da un’unica parte? Certo che no, e infatti quello che subiamo oggi è un bestiario che sacrifica la verità sull’altare dei giochi geopolitici. D’altro canto lo diceva già Eschilo: in guerra la verità è la prima vittima. E voi credete a tutto ciò che scrivono i giornali mainstream?
Nato a Torino il 9 ottobre 1977. Giornalista dal 1998. E’ direttore responsabile della rivista online di geopolitica Strumentipolitici.it. Lavora presso il Consiglio regionale del Piemonte. Ha iniziato la sua attività professionale come collaboratore presso il settimanale locale il Canavese. E’ stato direttore responsabile della rivista “Casa e Dintorni”, responsabile degli Uffici Stampa della Federazione Medici Pediatri del Piemonte, dell’assessorato al Lavoro della Regione Piemonte, dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte. Ha lavorato come corrispondente e opinionista per La Voce della Russia, Sputnik Italia e Inforos.