Ue e stop al Natale? La “religione civile” e le pose del social-chierico laicista si consuma tra mascherate e tristi e meschini carnevali fuori stagione

Ue e stop al Natale? La “religione civile” e le pose del social-chierico laicista si consuma tra mascherate e tristi e meschini carnevali fuori stagione

9 Dicembre 2021 0

“La Chiesa Cattolica è per i santi e per i peccatori, per le persone rispettabili è sufficiente la Chiesa Anglicana”. L’aforima di Oscar Wilde, che cattolico morì dopo aver spesso ripetuto lungo la sua tormentata vita che “Il cattolicesimo è la sola religione in cui valga la pena di morire”, provocatoriamente sconfessa ogni riduzionalismo moralistico della fede. Per colui che disse di sé “Io non sono un cattolico. Io sono semplicemente un acceso papista”, cioè, la radicalità della “questione religiosa” non si può ridurre al mero ruolo civile di un credo e dei suoi culti (alla predicazione di generici valori). La “religione civile”, qualunque essa sia, insomma, non ha molto da dire a chi ingaggi seriamente un match con l’esistenza. Serve una proposta più intensa, consistente e ferente (foss’anche per rifiutarla, che è pur sempre un modo di prenderla sul serio).

Sono trascorse epoche più che decenni dal suo spirare all’alba di quel secolo che qualcuno ha definito breve, il Novecento, ma la radicalità della faccenda non è venuta meno.

Le “persone rispettabili”, oggi, ripetono il “vuoto credo” e praticano i “deboli culti” della religione civile di questo secolo: il politicamente corretto. Anche nelle sediceti trasgressioni. Atti, queste, che indugiano nella sterile provocazione fine a se stessa e non ha più nulla di potentemente sovversivo.

Foto – Tratta dal servizio pubblicato dal settimanale berlinese “Siegessäule”

In questi giorni, ad esempio, dopo il can can rispetto alle linee di comunicazione interna per le istituzioni europee, si è molto discusso della copertina di Natale del settimanale berlinese “Siegessäule”, con il blogger Riccardo Simonetti in versione “Madonna trans” (genderfluid, come rispettosamente ci sarebbe “consigliato” di scrivere) con la barba, vestito e in posa come la Vergine Maria – con tanto di Bambin Gesù in braccio. Non pago, nella stessa rivista, poi, il tedesco di origini italiane autoproclamatosi “ambasciatore dei diritti LGBT per l’Ue” viene ritratto nella rappresentazione di una Sacra Famiglia molto “arcobaleno”, con un san Giuseppe dalla carnagione scura avvolto in una veste rosa. Performances talmente “a calco” che si potrebbero definire pornografiche, facendo risuonare la definizione del genere che Umberto Eco diede in una delle sue celebri “Bustine di Minerva”: roba di tempi morti (in morti tempi, si parva licet). 

Una noia mortale, sostanzialmente, l’omossessualismo e il genderismo à la page. Che differenza con l’intenso dramma del giovane Pier Paolo Pasolini de“L’usignolo della Chiesa cattolica”! Siderali le distanze anche con il decadentismo inglese fatto, come ha meritoriamente posto all’attenzione del culturalmente sonnecchioso mondo cattolico il professor Luca Fumagalli“fatto di vizi indicibili ma anche e soprattutto di straordinarie conversioni alla Chiesa di Roma”. Come non riconoscere, infine, quanto sia lontano dal “prendere sul serio l’abisso” di Giovanni Testori. Intervistato da Luca Doninelli, il drammaturgo e critico milanese dichiarava: “La sola posizione giusta e rispettosa dei segreti, dei misteri, degli affetti e dei rapporti che ho e che ho avuto, è stata quella della mia famiglia, degli amici più cari e dei giovani di Comunione e liberazione: da tutti loro non mi sono mai sentito giudicato, ma solo accolto in virtù di un atto di carità che è anche giustizia. Tutto ciò che è in più – approvazione, giustificazione, esternazione, spettacolarizzazione dell’omosessualità – lo trovo “fuori”, non necessario, non utile. Non aiuta a star meglio, ad essere più felici. E mi riferisco ai cosiddetti “movimenti di liberazione”. Non parliamo, poi, di questa esecranda idea delle nozze tra ragazzi. Che senso ha questo spirito di rivalsa a tutti i costi, questa sindrome dell’ufficialità? Io capisco, e difenderei con tutte le mie forze, il terribile diritto che l’uomo ha di svolgere il proprio destino. Immaginiamo che in un paese totalitario si fucilino gli omosessuali, o si leghino e si gettino in mare. Allora sì, per un diritto totale alla vita, mi batterei. Ma queste qui sono mascherate”. Mascherate, tristi e meschini carnevali fuori stagione, questo sono le facili ed estetizzanti pose del social-chierico laicista che colpisce icone di una fede che nel suo farsi cultura ha inventato la laicità.

Una notarella, per concludere. Non meno dense, però, sono le risposte cristianiste della destra politica che pensa che l’identità sia un’arma da usare solo reattivamente. In fondo, anch’essi ricercatori d’una rispettabilità.

Ritadeci, se non i santi, almeno i veri peccatori.

Marco Margrita
Marco Margrita

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