Tunisia: cosa cambia con la riforma del Codice del Lavoro che proibisce il subappalto

Tunisia: cosa cambia con la riforma del Codice del Lavoro che proibisce il subappalto

24 Maggio 2025 0

La Tunisia ha compiuto un passo significativo nella riforma del suo mercato del lavoro con l’adozione, il 21 maggio 2025, della Legge n. 16-2025 sulla regolamentazione dei contratti di lavoro e il divieto di subappalto. Il disegno di legge, presentato dal governo e trasmesso all’Assemblea dei rappresentanti del popolo il 14 marzo 2025, introduce importanti novità volte a garantire maggiore stabilità occupazionale e tutelare i diritti dei lavoratori.

Il Capo dello Stato tunisino ha sottolineato, a margine di una riunione del Consiglio dei ministri, che la “gioia” provata per l’abolizione del Codice del lavoro si estenderà presto ad altri settori. Kais Saied ha promesso “soluzioni radicali” volte a rompere completamente con il “passato odioso“, si legge in una dichiarazione del Palazzo di Cartagine, che enfatizza una visione di un futuro che sarà illuminato dalla “giustizia, dalla libertà e dalla dignità nazionale”, come risultato di un’armonia e integrazione tra le funzioni legislativa ed esecutiva, entrambe emanazione della stessa “volontà popolare“. Secondo Saied, questo futuro è “vicino per coloro che lo vedono“.

I principi cardine

Lo studio di avvocati Berjeb Lawyers propone un’analisi della riforma. La nuova legge afferma il principio secondo cui il contratto di lavoro è, di regola, a tempo indeterminato (Cdi). Questa disposizione mira a promuovere una maggiore stabilità occupazionale per i lavoratori tunisini. Una delle modifiche più rilevanti riguarda l’unificazione della durata massima del periodo di prova. Precedentemente, la durata variava a seconda della categoria del lavoratore (6 mesi per gli agenti esecutivi, 9 mesi per i supervisori e 1 anno per i quadri).

Con la nuova legge, il periodo di prova è unificato a un massimo di 6 mesi per tutte le categorie, rinnovabile una sola volta per la stessa durata. La legge introduce inoltre il divieto di periodo di prova nei contratti a tempo determinato (Cdd). Viene anche limitata la risoluzione durante il periodo di prova: il datore di lavoro o il dipendente devono fornire un preavviso scritto di 15 giorni. Se un contratto termina prima della fine del periodo di prova, ogni nuova assunzione dovrà avvenire con un contratto a tempo indeterminato senza periodo di prova. Per i contratti antecedenti l’entrata in vigore della legge, se il periodo di prova era inferiore a 6 mesi, rimane valido; se era pari o superiore a 6 mesi, il periodo di prova non è valido e il dipendente è considerato assunto a tempo indeterminato.

Una stretta sui contrattati a tempo determinato

La Legge n. 16-2025 limita i casi eccezionali che giustificano il ricorso ai contratti a tempo determinato (Cdd) a tre situazioni specifiche: l’esecuzione di lavori dovuti a un aumento eccezionale del volume di servizi o lavori, la sostituzione temporanea di un dipendente permanente assente o con contratto sospeso, e la realizzazione di lavori stagionali o altre attività che per loro natura non possono essere oggetto di Cdi. Viene inoltre abrogato il regime eccezionale che dava priorità ai Cdd nelle zone franche economiche.

Il ricorso a contratti a tempo determinato al di fuori di questi tre casi eccezionali comporterà una multa da 100 a 300 dinari (da 30 a circa 90 euro) per dipendente interessato, con un importo totale massimo di 10.000 dinari (circa 30 mila euro). La forma scritta diventa obbligatoria per il Cdd, che deve indicare la durata e il motivo che giustifica il ricorso a tale tipologia contrattuale.

Conversione automatica contratti a tempo determinato

La legge prevede la riconversione automatica in Cdi per determinati lavoratori con contratto a termine. Nello specifico, i Cdd in corso (esclusi i tre casi eccezionali) e i Cdd risolti dopo il 14 marzo 2025 (esclusi i tre casi eccezionali) saranno riconvertiti in Cdi a partire dalla data di entrata in vigore della legge. L’anzianità sarà presa in considerazione se il rapporto di lavoro era regolare e senza interruzioni per più di un anno consecutivo.

Lo studio BerjebLawyers indica che i Cdd risolti su iniziativa del datore di lavoro o a seguito del divieto di subappalto tra il 6 marzo 2024 e l’entrata in vigore della legge, e con una durata del rapporto di lavoro pari o superiore a 4 anni, è prevista una conversione automatica a tempo indeterminato. In caso di inadempienza del datore di lavoro, il dipendente ha diritto a un’indennità pari a due mensilità di stipendio per ogni anno di anzianità. La richiesta di risarcimento si prescrive dopo un anno dall’entrata in vigore della legge.

Le norme sugli appalti

La riforma introduce inoltre un divieto assoluto di subappalto di manodopera e stabilisce il reato di subappalto. Il subappalto di manodopera è definito come “qualsiasi contratto o accordo concluso tra un’impresa che fornisce manodopera e un’impresa beneficiaria, in base al quale la manodopera viene fornita in prestito e messa a disposizione dell’impresa beneficiaria dall’impresa fornitrice“.

Le attività di sicurezza e pulizia sono esplicitamente considerate subappalto di manodopera. Le sanzioni per il reato di subappalto variano a seconda del soggetto. Se commesso da persona fisica, la multa è di 10.000 dinari (circa tre mila euro). Se commesso da persona giuridica, la multa è di 20.000 dinari (circa 5900 euro al cambio attuale), con ulteriori 10.000 dinari a carico del rappresentante legale o del dirigente. In caso di recidiva, sono previsti da tre a sei mesi di reclusione per il responsabile.

La legge prevede la stabilizzazione dei dipendenti delle società di subappalto da parte delle società beneficiarie a decorrere dall’entrata in vigore della legge. L’anzianità sarà presa in considerazione nel calcolo dell’anzianità generale del personale, a condizione che il rapporto di lavoro fosse regolare e senza interruzioni per più di un anno consecutivo. Nonostante il divieto di subappalto di manodopera, è consentita la conclusione di contratti scritti con un prestatore di servizi o un esecutore di lavori.

Tuttavia, sono previste tre condizioni stringenti: il lavoro o i servizi forniti devono richiedere conoscenze professionali o competenze tecniche; non devono riguardare l’attività principale e permanente della società beneficiaria; e i lavoratori non devono essere sottoposti al controllo e alla direzione della società beneficiaria. L’inosservanza di queste condizioni comporterà una multa da 100 a 300 dinari per dipendente interessato, con un importo totale massimo di 10.000 dinari.

Gli stipendi

Infine, la legge introduce disposizioni sulla retribuzione dei dipendenti (con applicazione del sistema di remunerazione della società beneficiaria in assenza di accordi settoriali specifici), la garanzia finanziaria da parte della società fornitrice di servizi per coprire stipendi e contributi previdenziali, la prova di pagamento degli stessi entro 7 giorni dalla scadenza, e la responsabilità della società beneficiaria per il rispetto delle norme sulle condizioni di lavoro. Le aziende, sia fornitrici che beneficiarie, hanno 3 mesi dall’entrata in vigore della legge per conformarsi alle nuove disposizioni.

Le nuove disposizioni interessano anche le realtà italiane che operano in Tunisia. Secondo i dati più aggiornati diffusi da FIPA Tunisia e confermati dall’Ambasciata d’Italia a Tunisi, nel paese sono attive oltre 900 imprese italiane, tra società a capitale esclusivamente italiano, a partecipazione italiana o miste. Queste realtà impiegano tra 60.000 e 83.000 persone, rappresentano circa un terzo delle imprese a partecipazione straniera nel Paese. La maggior parte delle imprese è concentrata nella Grande Tunisi e nelle regioni costiere, ma cresce la presenza anche nelle regioni interne grazie alla manodopera qualificata e alla ricchezza delle risorse.

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

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