Tunisia: col rilascio dell’avvocato dei terroristi Seiffeddine Makhlouf, Saïed perde credibilità

Tunisia: col rilascio dell’avvocato dei terroristi Seiffeddine Makhlouf, Saïed perde credibilità

19 Settembre 2021 0

L’arresto ed il conseguente rilascio del leader del partito islamista radicale El-Karama, Seiffeddine Makhlouf, è stato accolto malissimo da parte dell’opinione pubblica tunisina che da mesi attende mosse concrete da parte della Magistratura ed in particolare dal presidente della Repubblica Kais Saïed.

Foto – L’arresto di Seiffeddine Makhlouf di fronte al Tribunale Militare di Tunisi

Makhlouf, a capo del partito alleato di Ennahdha, appartenente alla galassia della Fratellanza Musulmana, meglio noto come l’avvocato dei terroristi, è stato arrestato venerdì pomeriggio davanti al Tribunale militare di Tunisi, dove si stava recando con i suoi avvocati per rispondere alle accuse di aver creato il caos all’Aeroporto di Tunisi Cartagine, lo scorso marzo, nel tentativo di far imbarcare con la forza, una donna inserita nella lista S17 per i suoi collegamenti con gruppi terroristici.

Nel 2013, con l’aumento del fenomeno jihadista in Tunisia, il Ministero dell’Interno ha implementato la procedura S17 per il controllo delle persone sospettate di terrorismo. I dossier S17 seguono una procedura imposta dal Ministero dell’Interno che prevede il divieto di viaggio. In un video postato direttamente sulla sua pagina Facebook, il 15 marzo scorso, si vede Seiffeddine Makhlouf e il suo vice Nidhal Saoudi, scontrarsi con la sicurezza dell’aeroporto ed altri passeggeri. Il leader islamista invitava i deputati della coalizione Al-Karama a unirsi a lui per difendere quelli che lui chiamava i diritti di questa donna, mentre gli agenti di sicurezza cercavano di attuare le misure previste dal Ministero contro la sospetta terrorista.

Fino al 2019, questa procedura riguardava 100.000 tunisini, compresi i beneficiari dell’amnistia generale, le persone arrestate in relazione a casi di terrorismo o anche persone coinvolte in reati di pubblica sicurezza. Nel 2019, l’ex ministro dell’Interno, Hichem Fourati, ha affermato che la procedura del file S17 sarà utilizzata solo ai posti di frontiera. Nel novembre 2020, durante una sessione plenaria presso l’Assemblea dei rappresentanti del popolo, il Parlamento tunisino sotto la guida del capo dei Fratelli Musulmani Rachid Ghannouchi, il deputato del blocco democratico Salem Labiadh ha accusato i parlamentari di ricevere denaro per difendere i file S17. Circa 30.000 persone sono state sottoposte a queste misure in Tunisia tra il 2014 e il 2018. Una misura controversa, considerata dalla Fratellanza Musulmana, contraria all’articolo 24 della Costituzione, che garantisce la libertà di movimento, e all’articolo 12 del Patto internazionale sui diritti civili e politici ratificato dalla Tunisia. Il popolo tunisino, il 25 luglio è sceso in piazza in diverse città in tutto il Paese, per chiedere al presidente Kais Saïed di mettere fine alla corruzione dei Parlamentari e di fare chiarezza sul sostegno al terrorismo da parte della coalizione islamista, chiedendo misure urgenti per contrastare la pandemia Covid-19 e la povertà. Il rilascio di Makhlouf rischia di danneggiare seriamente l’entusiasmo dei sostenitori del presidente, nonché la sua credibilità di fronte ai tunisini, che da due mesi attendono risposte concrete.

Oggi per le vie di Tunisi, la gente pensa che la sospensione del Parlamento e il licenziamento del Governo di Hicham Mechichi sia solo una messa in scena. Tutti vedono come inconcepibile il rilascio di Makhlouf che di sua iniziativa si era consegnato alle autorità. Chiaramente colpevole, i tunisini sui social network non si spiegano perché non sia stato incarcerato e interrogato, minacciando di farsi giustizia da soli se le istituzioni non interverranno. Come hanno già fatto a fine luglio mettendo a fuoco e fiamme le sedi dei partiti El Karama ed Ennahdha. Improvvisamente, i sostenitori di Saïed hanno cominciato a sospettare che, come avevano sostenuto diverse parti, Seiffeddine Makhlouf si fosse rivolto in tribunale, dopo aver ricevuto garanzie, in particolare, dalla presidenza, che venisse rilasciato immediatamente. Altrimenti, conoscendolo, non ci sarebbe mai andato di venerdì pomeriggio. Questa vicenda rischia di suscitare malcontento. Gli incondizionati sostenitori del Presidente potrebbero iniziare a rendersi conto che non ha fatto nulla, ad oggi, di tutto ciò che ha promesso. Non ha aperto file importanti, come omicidi politici, rotte di reclutamento terroristico, finanziamento estero ai partiti per le elezioni, l’apparato parallelo di Ennahdha e tutto il resto.

Kais Saïed non ha preso alcuna misura contro gli islamisti. A parte i deputati Yassin Ayari e Faycel Tebbini, due personaggi che hanno comunque una certa simpatia tra i tunisini nella capitale, tutti gli altri deputati di Ennadha ed El-Karama non sono sembrati affatto preoccupati per la sospensione della loro immunità parlamentare. Al punto che iniziano a riacquistare fiducia, e ad organizzarsi per contrastarla, come dimostra una protesta organizzata ieri nel centro di Tunisi a sostegno del loro leader Ghannouchi. Il fratello di Seiffeddine, Taha Makhlouf, ha spiegato che suo fratello ha deciso di presentarsi in tribunale volontariamente e ha persino filmato un video su questo argomento, spiegando che era stato arrestato una volta in tribunale poiché è ancora oggetto di mandato ed è ricercato dalle autorità militari. Tuttavia il Tribunale militare di Tunisi ha deciso di mantenere in stato di libertà il deputato ed ha annunciato che sarà convocato di nuovo per essere interrogato sul caso S17 il 27 settembre 2021. Va ricordato che un’inchiesta è stata aperta lo scorso luglio contro Seiffeddine Makhlouf, a seguito di una denuncia da parte dell’Unione della guardia presidenziale e dagli agenti della brigata di ricerca dell’aeroporto di Tunisi Cartagine. Precedentemente Makhlouf era stato condannato a venti mesi di carcere per aver minacciato il pubblico ministero di Sidi Bouzid, a seguito della decisione di quest’ultimo di chiudere la scuola coranica di Regueb, la cui direzione era stata accusata di maltrattamento di minori. La misura non è mai stata implementata per via della sua immunità parlamentare.

È prima di tutto come avvocato di cui si è parlato Seiffeddine Makhlouf negli ultimi anni. Tra i suoi clienti preferiti c’è l’ex portavoce dell’organizzazione jihadista Ansar al-Sharia, Seiffeddine Rais. Ansar al-Sharia è coinvolto nell’attacco all’ambasciata americana a Tunisi nel 2012 e nell’assassinio degli oppositori politici Mohamed Brami e Chokri Belaïd. In un altro registro, Seiffeddine Makhlouf, il 28 novembre 2020, aveva affermato di avere un farmaco contro il coronavirus, scuotendo una piccola fiala in mezzo al Parlamento e diventando lo zimbello dei social network. L’avvocato ha poi ammesso che si trattava di un semplice integratore alimentare. Nella sua controversa carriera, Makhlouf è diventato celebre per le sue affermazioni che lo Stato tunisino nascondeva l’esistenza di un “lago d’olio“. Senza tanti complessi, l’avvocato difende contemporaneamente il direttore della scuola coranica di Regueb, accusato di maltrattamenti e abusi sui suoi piccoli studenti, licenziato lo scorso ottobre, la procura di Sidi Bouzid ha presentato ricorso. Un altro carissimo Fratello del Maestro Seiffeddine e di Rachid Khiari, con il quale si era fatto fotografare l’assassino di Rambouillet, Ridha Jaouadi, anche lei deputata. Questo bel mondo della democrazia parlamentare tunisina, sospesa da Kais Saïed e difesa dall’Unione Europea, ha nelle sue file anche Imed Dghij, ex leader delle Leghe di protezione rivoluzionaria (LPR), una milizia islamista violenta sciolta nel maggio 2014 come ricorda il sito locale Kapitalis, anch’essa ricollegabile ad Ansar Al-Sharia. Non dobbiamo poi dimenticare Maher Zidi, eletto a Kairouan, che si è particolarmente distinto per aver impedito alla polizia di questa città di interrogare un imputato jihadista. Cosa ne sarà di questa bizzarra democrazia parlamentare? Che Kais Saïed decida di ripristinarla, o procederà finalmente contro coloro che sono considerati i nemici della Tunisia? Una cosa è certa, al presidente viene chiesto di agire, in una direzione o nell’altra.

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

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