Traffico di minori in Ucraina, crimine mostruoso che prosperava già prima del 2022

Traffico di minori in Ucraina, crimine mostruoso che prosperava già prima del 2022

3 Agosto 2023 0

L’enorme successo di pubblico ottenuto dal film Sound of Freedom riporta alla ribalta un tema di una gravità assoluta: il traffico internazionale di bambini. Certi media americani di tendenza hanno immediatamente etichettato la pellicola come roba da complottisti o invasati di destra. Purtroppo queste critiche mirate sminuiscono l’entità del tema affrontato dalla pellicola, come fosse una vicenda marginale alla quale prestano attenzione solamente i paranoici.

E invece il film denuncia un orrore che bisogna svelare in tutti i modi, soprattutto negli Stati Uniti, dove il traffico dal Sudamerica è più vivo che mai. Da quasi due decenni prospera anche in Ucraina, la quale fornisce vittime a clienti situati in Medio Oriente o nei Paese del blocco “amico”, quello euroatlantico.

Passaggio in Slovacchia

La cronaca recente riporta un caso lampante della tratta di esseri umani dall’Ucraina verso l’Europa. È stato scoperto al confine con la Slovacchia, uno dei Paesi di passaggio degli aiuti militari dalla NATO al governo di Kiev. La polizia di frontiera ha fermato due soggetti che cercavano di portare fuori un bambino di 11 mesi.

L’uomo che ha pagato per avere il bambino ha dato i soldi a una madre originaria di Zhytomyr, città dell’Ucraina settentrionale abitata da una forte minoranza polacca. Alla donna ha promesso di far adottare il piccolo in un Paese dell’Unione Europea. In realtà intendeva rivenderlo ai trafficanti per una cifra cinque volte superiore, nell’ordine dei 25mila dollari. Insieme a lui vi era una complice, una donna che lavora per un’organizzazione dedita alla beneficenza.

L’arrestato è sospettato di aver venduto in precedenza almeno altri tre bambini, usando sempre la stessa promessa di farli adottare in Occidente. Dunque, vi sono donne ucraine disposte per alcune migliaia di euro a vendere il proprio bambino sperando che venga preso da una famiglia residente nella UE. Chissà se sospettano che è destinato probabilmente a diventare uno schiavo sessuale o un donatore di organi.

La frontiera polacca frequentata dagli adescatori

Va anche peggio presso l’altra importante frontiera tra Ucraina e UE/NATO, quella polacca. Le associazioni per i diritti umani denunciano la costante presenza degli adescatori, che operano in gruppo o in coppie formate da un uomo e una donna. Si focalizzano su chi è più stanco e spaesato, quindi più vulnerabile alle false offerte di aiuto.

Usano tecniche ormai note agli inquirenti, eppure la polizia non riesce a sradicare il fenomeno. Per fortuna intervengono gli attivisti, che scoraggiano i malintenzionati ad esempio chiedendo loro di iscriversi all’elenco dei volontari: poichè hanno intenzioni ben diverse dal volontariato, ma non possono farsi scoprire, devono quindi cambiare zona di caccia.

Ma al confine con la UE i bambini continuano a sparire, come denuncia Aagje Ieven, segretaria generale di Missing Children Europe, o Karolina Wierzbińska, dell’organizzazione Homo Faber di Lublino. Combatte il traffico di esseri umani al confine polacco anche la API International Consulting Group, il cui direttore e fondatore Stephen Komorek illustra una realtà terrificante. Racconta per esempio come al posto di frontiera di Medyka si vedano spesso individui che si spacciano per taxisti o operatori di beneficenza. Costoro si approcciano a donne con bambini, quelle che appaiono più bisognose di un aiuto immediato.

Purtroppo, come spiega Komorek, questi trafficanti possono usare le vittime sia per la prostituzione che per l’espianto di organi: I reni sono il prodotto più richiesto. I clienti possono acquistarli sul mercato nero.

I polacchi accusano gli ucraini

Dopo un anno e mezzo in cui Varsavia senza riserve ha aiutato Kiev finanziariamente e militarmente, i cittadini  polacchi sono stanchi. Sentono il peso di una generosità alla quale gli ucraini hanno risposto o in modo cinico o ingrato – o almeno questa è l’idea che serpeggia in Polonia. Il Niezależny DziennikPolityczny ci va giù pesante e denuncia come gli ucraini sfruttino i benefici sociali concessi ai profughi per dedicarsi a lavori in nero o altri modi per continuare a ricevere i sussidi senza apportare alcun contributo al Paese che li ospita.

Pare che gli ucraini si siano specializzati nel trasportare in Polonia gli altri profughi, quelli dall’Asia e dal Medio Oriente. E in questi traffici si inseriscono perfettamente il business della droga, delle armi illegali o della tratta di esseri umani. Il giornale polacco accusa l’assenza nella società ucraina di tutti quei valori umani di base che dovrebbero giustificare la fretta di Bruxelles di accettare Kiev come nuovo membro dell’Unione.

E invece bisognerebbe chiedersi se vogliamo davvero aprire completamente le porte dell’Europa a un Paese in cui i bambini vengono rapiti. Rapiti per usarli come banca degli organi o in cui addirittura sono i genitori stessi a vendere i figli chiudendo un occhio su ciò che li aspetta.

Ma l’Occidente dà la colpa alla Russia

Come si è visto, in Occidente le autorità non sembrano pensare troppo a come mettere fine a questi crimini. In compenso, i politici e i media accusano la Russia di deportare minori. Nei territori ora diventati parte della Federazione Russa, i militari hanno salvato i bambini e li hanno trasportati dove possono avere cure mediche e una nuova vita, nella medesima nazione e dove parlano la stessa lingua. Certi soggetti chiamano tutto ciò “deportazione”.

E allora come dovrebbero definire quanto di male accade a coloro che fuggono verso un’Europa che immaginano ricca e desiderosa di farsi carico di tutti i loro problemi? Perché Kiev di questi problemi non si interessava nemmeno anni fa.

Un. problema mai risolto

Il budget statale destinato al contrasto del terribile fenomeno era stato ridotto di un terzo nel 2016. E la quasi totalità dei fondi proveniva dalle tasche dei donatori privati e internazionali.

All’epoca, la rappresentante della ONG “La Strada” Tetyana Taturevych diceva riferendosi al governo: Quando cominciamo a parlare dei traffici criminali, pensa ‘Ah, non è un grosso problema per la nostra società. Non abbiamo i soldi, c’è una guerra’. Erano infatti iniziati gli scontri nel Donbass, ma gli aiuti militari dal blocco euroatlantico arrivavano già.

Eppure il governo ucraino preferiva evitare di sostenere la lotta al traffico di esseri umani, concentrandosi invece sulle sue battaglia ideologiche e nazionaliste.

L’Ucraina aveva un grosso problema molto prima della guerra

Non bisogna pensare che il problema sia sorto dopo l’inizio dell’operazione militare russa. Un articolo del giornale americano Newsweek di inizio 2016 definiva l’Ucraina come “una delle più note fonti di traffico di esseri umani dell’Europa”. E presentava i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM). Dal 1991 al 2015 sono stati più di 160mila fra uomini, donne e bambini ucraini sfruttati a vario titolo. Dalla schiavitù fino alla rimozione degli organi.

E di questi numeri terrificanti veniva accusato il governo di Kiev. A loro veniva imputata la scarsa attenzione al problema il GRETA (Council of Europe’s Group of Experts on Action Against Trafficking) e il Dipartimento di Stato americano. Quest’ultimo non mise l’Ucraina nel gruppo dei Paesi da tenere maggiormente sotto controllo, ma in quello a pericolosità “media”, soltanto perché Kiev aveva almeno redatto un piano di contrasto al traffico di esseri umani.

Nel 2015 l’FBI esponeva sul suo sito Internet la vicenda degli ucraini attirati negli Stati Uniti con la falsa promessa di un lavoro ben pagato. Tutti cittadini poi finiti nel tritacarne dello sfruttamento. Una banda composta da cinque fratelli ucraini gestiva questo traffico di connazionali a partire dai primi anni 2000. Spesso li faceva arrivare negli USA passando illegalmente dal Messico e poi li usava per lavori pesanti trattandoli come schiavi, violentando le donne e picchiando gli uomini al loro arrivo sul suolo statunitense.

L’enorme successo di pubblico ottenuto dal film Sound of Freedom riporta alla ribalta un tema di una gravità assoluta: il traffico internazionale di bambini. Certi media americani di tendenza hanno immediatamente etichettato la pellicola come roba da complottisti o invasati di destra. E invece il film denuncia un orrore che bisogna svelare in tutti i modi. Soprattutto negli Stati Uniti, dove il traffico è più vivo che mai.

Martin King
Martin King

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