The American Thinker: la Russia ha cercato di evitare lo scontro, mentre NATO e Ucraina lo hanno istigato

The American Thinker: la Russia ha cercato di evitare lo scontro, mentre NATO e Ucraina lo hanno istigato

8 Aprile 2024 0

Un’analisi del giornale The American Thinker mostra una visione dei fatti che negli USA sta diventando maggioritaria: non bisogna più considerare la Russia come uno spietato aggressore e l’Ucraina come una povera vittima. La questione è complessa e le sue radici risalgono a più di trent’anni fa. L’espansione della NATO ad est e l’atteggiamento autoreferenziale di Washington sono stati il detonatori dello scontro attuale. Per avidità di guadagno personale, Zelensky e i suoi predecessori hanno condotto l’Ucraina alla catastrofe.

I semi dell’ostilità

Comunemente si pensa che la crisi ucraina sia sfociata in uno scontro militare il 24 febbraio del 2022 con l’invasione russa. Tuttavia, contrariamente a quanto pensa la gente, a piantare i semi dell’ostilità furono circa trent’anni fa il presidente Bill Clinton prima e George W. Bush poi, i quali hanno entrambi temerariamente spinto per l’espansione della NATO ad est. Nel corso degli anni Gorbaciov, Eltsin e Putin hanno ripetutamente avvertito che Mosca non avrebbe tollerato tale Drang nach Osten dell’Alleanza Atlantica. In particolare, il riferimento andava all’adesione dell’Ucraina e alla conseguente installazione di basi militari NATO lungo il confine russo.

Le rivelazioni del New York Times

Il 25 febbraio 2024 il New York Times ha pubblicato un’articolo che comprova le paure di Mosca. Il pezzo è intitolato The Spy War: How the C.I.A. secretly helps Ukraine fight Putin. Esso rivela che l’intelligence americana ha giocato un ruolo cruciale nelle decisioni belliche di Kiev. Non solo: ha anche piazzato e finanziato centri avanzati di comando e controllo spionistici molto prima dell’attacco russo del 2022. Il giornale mostra come nell’arco dello scorso decennio la CIA abbia gestito in Ucraina una rete di dodici basi, che hanno permesso l’intercettazione delle comunicazioni militari russe e il monitoraggio dei satelliti spia. Inoltre sono state utilizzate per lanciare e monitorare attacchi con razzi e droni sul territorio russo. E considerando pure gli impianti di armi biologiche sparsi per l’Ucraina, è comprensibile che Mosca abbia percepito tutto ciò come una minaccia alla sicurezza nazionale russa.

I precedenti di Cuba e Grenada

Forse gli USA accetterebbero la presenza di basi militari russe ai suoi confini? A dirla tutta, non le hanno accettate nemmeno a 1500 miglia di distanza dal confine. Nel 1983 il presidente Ronald Reagan ordinò l’invasione di Grenada a seguito della preoccupazione per la costruzione di un aeroporto da parte dei cubani, che si pensava potesse poi essere utilizzato dai sovietici. È essenziale far notare che il caso di Putin è molto più stringente di quello di Reagan. A differenza dell’Ucraina, Grenada non confina direttamente con gli Stati Uniti e non vi era là una presenza militare sovietica. Quindi i timori di Reagan erano più che altro ipotetici. Vale la pena dire anche che, nonostante la dubbia giustificazione per l’invasione americana, gli USA non vennero marchiati come un’aggressore e Reagan non viene descritto come un criminale di guerra.

La NATO non voleva trattare

In realtà Putin ha provato a evitare che scoppiasse un conflitto. Il 7 settembre 2023 il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha fatto questa dichiarazione al vertice del comitato congiunto del Parlamento europeo: Il presidente Putin lo ha detto nell’autunno del 2021, e ha effettivamente mandato una bozza di trattato che voleva che la NATO siglasse, in cui avremmo promesso di non continuare l’espansione. Questo è ciò che ci ha mandato e che sarebbe stato un requisito indispensabile per non invadere l’Ucraina. Naturalmente non l’abbiamo firmata.

La vulnerabilità geografica della Russia è stata una preoccupazione per i leader russi sin dai tempi di Pietro il Grande. Stoltenberg avrebbe dovuto essere consapevole di questo punto delicato, se avesse voluto evitare il conflitto. Ma non ha spiegato i motivi per cui non ha accettato la bozza e non ha cercato di negoziare o perché non siano state esplorate tutte le opzioni alternative allo scontro. In definitiva, la sua riluttanza a impegnarsi in trattative ha gettato la questione al di là delle possibilità della diplomazia.

Senza nemici la NATO non può esistere

Non hanno dato una chance alla diplomazia perché la NATO aveva bisogno di ripristinare la sua immagine e di giustificare la sua esistenza dopo un trentennio di fallimenti. Non è riuscita a conseguire una “costruzione statale” che sostituisse con la democrazia la stabilità autoritaria dei Paesi che non si conformavano alla Carta dei Diritti. Il risultato della sua azione è stato la perdita di milioni di vite e la devastazione di tante nazioni. Inoltre, dopo la disastrosa ritirata del 2021 dall’Afghanistan, l’alleanza ha perso quell’avversario che a lungo aveva rappresentato il suo scopo esistenziale. Poiché un’alleanza militare non può esistere senza un nemico, la necessità della NATO di avere un rivale credibile costituiva un bisogno esistenziale. L’operazione speciale russa in Ucraina poteva quindi creare la percezione di una minaccia comune ed essere per la NATO l’occasione di presentarsi come pilastro indispensabile della sicurezza globale, soprattutto uscendone vittoriosa.

Gli europei non avevano avuto la capacità di cercare separatamente vendetta per secoli di sconfitte militari e di umiliazioni inflitte dall’Impero Russo. Dopo la sua caduta, l’Unione Sovietica prese delle contromisure senza un impegno militare diretto. Inoltre, per il presidente Biden, che voleva disperatamente sfuggire al disastro afghano, un conflitto vittorioso sarebbe il punto cardine del suo mandato. E non ha nemmeno mai nascosto la sua ambizione di provocare un cambio di leadership a Mosca.

Kiev va contro i suoi stessi interessi

E poi naturalmente c’era l’Ucraina. Nella storia delle relazioni internazionali non c’è mai stato un Paese che abbia agito in modo così coerente contro i propri interessi nazionali. Si è messo in grave pericolo da solo quando nel 2004 ha annunciato la sua intenzione di aderire alla NATO, violando il Trattato di Amicizia del 1997 con la Federazione Russa. Il Trattato contiene esplicitamente la neutralità ucraina. Alla sezione 6, pagina 148, dice: Ciascuna delle Parti contraenti si asterrà dal partecipare o dal sostenere qualsiasi azione diretta contro l’altra Parte contraente e non concluderà trattati con nessuno Stato terzo contro l’altra Parte. Nessuna delle Parti permetterà che il suo territorio venga usato a danno della sicurezza dell’altra Parte.

I leader ucraini non hanno mai compreso che Mosca vedeva questo trattato come un elemento chiave della sicurezza russa e che non avrebbe permesso a Kiev di violarlo impunemente. Zelensky avrebbe potuto evitare la guerra rinunciando alla richiesta di adesione alla NATO e soddisfacendo le richieste russe, salvando così il suo Paese dalla distruzione. Ma i corrotti capi ucraini erano spinti dagli aiuti finanziari e militari e cercavano lo scontro per guadagno personale. Certo, in politica la verità abbraccia diversi punti di vista e di analisi, che sono spesso influenzati dal retroterra ideologico di ciascuno. Tuttavia, i fatti contano. I fatti qui illustrati parlano di un interesse prioritario comune fra il vertice della NATO, i suoi Stati membri e l’Ucraina, che è costituito dal provocare l’invasione, pur con motivazioni differenti. La Russia è stata l’unica parte in causa che ha cercato di prevenire lo scontro.

Redazione Strumenti Politici
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