Strategie illusorie, il tempo a sfavore e prospettive che peggiorano costantemente. L’analisi del Responsible Statecraft sull’Ucraina

Strategie illusorie, il tempo a sfavore e prospettive che peggiorano costantemente. L’analisi del Responsible Statecraft sull’Ucraina

13 Gennaio 2024 0

Più dura il conflitto, più aumenta il vantaggio della Russia e migliora la sua posizione nei confronti dell’Ucraina e di tutto il blocco euroatlantico. Certe previsioni di ribaltamento della situazione che si leggono sui media occidentali e le audaci strategie ideate dagli ucraini si riducono ormai a speranze illusorie o – nel migliore dei casi – a mero “wishful thinking”.

È questo il parere maturato da Anatol Lieven, ex docente del King’s College e oggi direttore del Programma Eurasia presso il Quincy Institute for Responsible Statecraft. Secondo lui, a Kiev e a Washington conviene pensare a come e quando rendere possibile l’avvio di trattative di pace con Mosca.

Le sanzioni economiche anti-russe hanno fallito

L’equilibrio militare ed economico del conflitto è scivolato pericolosamente contro l’Ucraina ed è molto difficile capire come tale tendenza ora si possa invertire. Kiev ha ancora tempo per ottenere sulla Russia una vittoria condizionata, ma solamente se gli USA si impegneranno con forza a una pace di compromesso. La popolazione russa è più di quattro volte quella ucraina, mentre il Pil è 14 volte superiore.

I tentativi occidentali di azzoppare la Federazione Russa tramite sanzioni economiche sono falliti: nel 2023 l’economia russa è cresciuta di circa il 3%, risultato dell’aumento delle esportazioni energetiche verso i Paesi non-occidentali e di un’efficace manovra di investimento nella produzione militare industriale. L’Ucraina invece sta facendo sforzi disperati per incrementare la sua produzione militare, ma partendo da una base industriale di gran lunga inferiore e da una grave mancanza di operai qualificati.

Dunque l’amministrazione Biden ha ragione quando afferma che senza gli aiuti militari continui e massicci da parte degli USA all’Ucraina la Russia vincerà rapidamente. Ed è altrettanto evidente che gli aiuti americani (specialmente ai volumi visti finora) non potranno essere garantiti nemmeno a medio termine.

L’Occidente non dà più armi e non può dare soldati

In parte a causa del nuovo impegno di Washington verso Israele, generato dal conflitto a Gaza e dalla minaccia di un suo allargamento, gli USA non stanno neanche adeguatamente rimpiazzando gli arsenali ucraini in esaurimento con razzi anti-aerei, così importanti sia sul campo di battaglia sia ai fini della protezione delle infrastrutture e dell’industria del Paese.

Né gli Stati Uniti né l’Europa stanno raggiungendo i propri obiettivi di crescita della produzione di munizioni, mentre la Russia sta sparando a un ritmo da tre a cinque volte superiore a quello degli ucraini. Ma se anche l’Occidente riuscisse ad aumentare il volume produttivo militare (cosa altamente improbabile, vista la pressione sui bilanci statali, i problemi nella catena di distribuzione e la mancanza di manodopera specializzata), non potrebbe dare all’Ucraina più uomini.

La carenza di soldati preparati si sta facendo sentire progressivamente: oggi sta provocando misure draconiane di mobilitazione e dibattiti accesi all’interno del governo di Kiev sui modi con cui precettare, che la popolazione è sempre meno disposta ad accettare. Dopo il fallimento della controffensiva dello scorso anno, l’amministrazione Biden, il governo di Zelensky e l’esercito ucraino sono tutti passati a una strategia difensiva, che comprende la fortificazione del lungo confine settentrionale con Russia e Bielorussia.

Quell’area era rimasta tranquilla da quando Mosca aveva ritirato le sue truppe nella primavera del 2022 dopo che la prima avanzata da nord era fallita. Tuttavia il crescente vantaggio numerico di Mosca implica che prima o poi le sue forze potrebbero essere nuovamente in condizione di attaccare su quel fronte.

La strategia difensiva di Kiev

Sebbene possa essere positiva ed efficace a breve termine, una strategia di difesa a tempo indeterminato presenta per l’Ucraina due svantaggi tremendi. Sul piano politico, infatti, ne consegue naturalmente che la Russia manterrà il controllo sulle zone che ha già: così sempre più ucraini e occidentali cominceranno ovviamente a chiedere che si arrivi a una pace di compromesso. Il pericolo è che a lungo andare la bilancia penderà talmente tanto contro l’Ucraina che la Russia avrà ben pochi stimoli a venire a patti.

Sul piano militare, invece, una strategia permanente di difesa bloccherebbe l’Ucraina in una guerra infinita di logoramento nella quale la Russia avrebbe dei vantaggi sul lungo periodo. È vero che come nella Prima Guerra mondiale, i recenti sviluppi tecnologici bellici vanno a favorire grandemente chi si difende: ciò è stato dimostrato dal fatto che sono state fermate l’offensiva russa del 2022 e quella ucraina del 2023 e dagli avanzamenti molto lenti dei russi nel tentativo di conquistare Avdeevka (Avdiivka) nel Dobass.

Dobbiamo però anche ricordare che nel primo conflitto mondiale la vasta superiorità di numero di proiettili e di forza economica condusse alla fine alla vittoria degli Alleati. Posti di fronte a tale realtà, il governo ucraino e i sostenitori occidentali di una completa vittoria ucraina si rifugiano in una serie di narrative ottimistiche che potrebbero essere descritte in modo poco gentile come improbabili o assurde. Una di esse è quella che prende la stima più alta possibile di vittime russe negli ultimi attacchi e sulla base di essa dedurre che, ripetendosi le offensive fallite, alla fine l’esercito russo si consumerà al punto che Mosca chiederà la pace alle condizioni occidentali.

Però, a meno che l’esercito ucraino sia in grado a sua volta di attaccare con successo, i territori oggi occupati dalla Russia rimarranno in mano ai russi. Inoltre non è ben chiaro su quali basi gli analisti occidentali fondino le proprie “stime”. In alcuni casi i dati arrivano direttamente dai militari di Kiev. Secondo i veterani ucraini coi quali parlai lo scorso anno, la credenza che nel Donbass la Russia lanci massicci attacchi di “ondate umane” in stile Prima Guerra mondiale è largamente errata. L’esercito russo, invece, cerca di forzare gli ucraini a combattere in aree relativamente piccole e ben definite dove possano essere martellati incessantemente dall’artiglieria russa.

Le illusorie strategie degli ucraini

In questo momento l’obiettivo di Mosca non sembra essere quello di conquistare velocemente grandi porzioni di territorio, ma di fare affidamento sul vantaggio dell’artiglieria per eliminare in gran numero i soldati ucraini e cercare di tenere basso il proprio numero di morti. Se il quadro è corretto, allora se da un lato l’approccio russo richiederà tempo, dall’altro nel lungo periodo la carenza di truppe significherà che all’Ucraina semplicemente non sarà rimasto ciò che serve a coprire tutto il fronte. Un’altra speranza del governo ucraino e degli occidentali pro-guerra è quella riposta nei missili a lungo raggio.

Se l’Occidente verrà convinto a fornirne molti di più, allora si potrà discutere in primo luogo se abbattendo il ponte di Kerch e allontanando la Marina russa, l’Ucraina riuscirà a isolare la Crimea e a costringere la Russia a chiedere la pace. Ma è una speranza vana. Il principale successo ottenuto dai russi nel 2022 è stato proprio quello di conquistare il tratto terrestre fra Russia e Crimea, il “ponte di terra” che lo scorso anno gli ucraini volevano spezzare, ma senza riuscirsi. Un altro piano degli ucraini – come dimostrano i più recenti attacchi alla città russa di Belgorod – sembra essere quello di prendere di mira coi missili degli obiettivi dentro la Russia stessa, in un tentativo di fare pressione sul Cremlino.

Ma a livello di strategia militare anche questo è senza speranza. La vastità della Federazione Russa fa sì che in termini di danni alla capacità economica di questo Paese persino degli attacchi molto maggiori da parte degli ucraini costituiscano soltanto delle punture di spillo. E in termini di vittime civili ciò fa soltanto infuriare i semplici cittadini russi, senza ucciderne un numero abbastanza alto da generare un movimento di massa che spinga per la pace.

Più si aspetta a chiedere la pace, peggio è

Comunque, l’intenzione degli ucraini potrebbe essere proprio quella di far infuriare i russi. Un colpo effettuato con missili forniti dall’Occidente, che produca un alto numero di vittime o che distrugga un obiettivo di alto profilo, potrebbe risultare in una grossa pressione sul Cremlino per un colpo di rappresaglia contro l’Occidente, magari colpendo obiettivi occidentali situati in Ucraina oppure fornendo i missili e la tecnologia satellitare ai nemici dell’America in Medio Oriente.

Ciò a sua volta potrebbe causare un coinvolgimento più diretto dell’Occidente nel conflitto, come Kiev desidera, ma come l’amministrazione Biden e i governi europei sono ansiosi di evitare e come gli USA non sarebbero assolutamente in grado di permettersi, dati i rischi che stanno affrontando altrove nel mondo. Se questa visione è giusta, allora Washington e Kiev hanno entrambe un potente incentivo ad avviare colloqui di pace finché dispongono ancora di qualche leva, dal momento che più si attende più le condizioni ottenibili in futuro saranno molto peggiori per l’Ucraina e molto più umilianti per l’Occidente.

Per quanto riguarda gli obiettivi di Putin quando ha deciso di entrare in Ucraina e i 300 anni di dominazione russa nel Paese, la fine della guerra con l’80% dell’Ucraina indipendente e con la sua libertà di chiedere l’adesione all’Unione Europea potrebbe essere vista come una vittoria importante per Kiev. Certo, non sarebbe una vittoria piena: ma ormai una vittoria totale è semplicemente impossibile.

Redazione Strumenti Politici
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