Signora presidente? Intervista alla candidata alla presidenza della Libia, Laila bin Khalifa
Potrebbe essere una donna il prossimo capo di Stato della Libia. France 24 l’ha già inserita nella rosa dei candidati più in vista alle prossime elezioni presidenziali. “Sono Laila Salim bin Khalifa – racconta di sé, parlando delle sue origini Amazigh nella città di Zuwara – presidentessa del National Movement Party, un partito politico che si ispira al movimento di Bashir El Saadawi negli anni Quaranta. La mia specializzazione accademica è economia aziendale, ho un master in economia aziendale e attualmente seguo un dottorato di ricerca”.

Lei è stata la prima donna a candidarsi alla presidenza della Libia. Cosa significa per lei questo momento?
“Considero la mia candidatura alla presidenza della Libia come un momento storico. È una sorta di modifica dei criteri esistenti, dal momento che la presidenza era riservata ai soli uomini. Poi c’è un cambiamento anche nella cultura della società libica nell’accettare la candidatura delle donne alle elezioni presidenziali.”
Cosa l’ha spinta ad occuparsi di politica?
“La voglia di realizzare il progetto a cui aspiro per lo Stato della Libia. Spero di avere l’opportunità di realizzare un vero cambiamento nella politica libica sul piano della sicurezza, dell’economia e delle relazioni internazionali”.
Quali sono le sfide che affronta come donna in politica?
“Non c’è differenza tra le sfide politiche che devo affrontare come donna e le sfide che devono affrontare gli uomini. La sfida più grande è solo nella cultura di alcuni che credono che le posizioni di alto livello siano riservate solo agli uomini. Questa cultura sociale è la più grande, ma per me non ci sono così tante sfide”.
Quali sono le condizioni della donna libica oggi?
“Le condizioni delle donne libiche non sono diverse da quelle di qualsiasi altra società. Ma penso che le condizioni instabili nel paese abbiano colpito molto le donne. Anche i conflitti che avvengono nel Paese, credo, sono causati principalmente dagli uomini. Le donne tendono di più alla pace e alla fine delle guerre”.
Se volesse dare un consiglio a ragazze e donne in Libia e nel mondo arabo che vogliono intraprendere una carriera politica o elettorale, quale sarebbe?
“Il primo consiglio che do a tutte le donne è di avere fiducia in sé stesse e partecipare. Tutti siamo uguali e non c’è differenza. Dobbiamo solo fidarci di noi stesse e delle nostre capacità”.
Qual è la sua visione per la Libia?
“La mia visione per la Libia è di essere uno Stato indipendente, stabile, sovrano e istituzionale. L’obiettivo è avere una base per la democrazia e uno scambio pacifico di potere come in qualsiasi altro Paese”.
Ha iniziato il reclutamento dei ministri per il suo governo in caso verrà eletta presidente?
“Penso che la questione della scelta dei ministri sia una questione molto precoce. Prima verrà scelto il primo ministro, poi sarà lui ad annunciare il suo governo. Avremo sicuramente un ruolo in questo, ma c’è ancora tempo per parlarne e non si possono fare promesse a nessuno”.
Ha in mente strategie specifiche per reclutare più donne nel prossimo esecutivo?
“Ho combattuto molto per la presenza delle donne dando una quota rosa del 30%. Penso che questa sia la strategia migliore per far partecipare più donne in politica”.

Ha ricevuto supporto da qualche paese straniero?
“Non ho ricevuto e non accetterò alcun supporto. E se c’è sostegno da partiti stranieri dovrebbe essere per lo Stato della Libia. Queste elezioni sono elezioni dirette e spero nel solo sostegno del popolo libico”.
Con chi ha in mente di coalizzarsi se necessario per passare il secondo turno?
“E’ ancora troppo presto per parlare di alleanze in queste elezioni. Al secondo turno cercheremo qualcuno che abbia un vero progetto sul campo”.
Avete strategie specifiche per smantellare i gruppi armati fuori dal controllo dello Stato e reintegrare quei giovani nella società libica?
“Certamente, uno dei file più importanti è il file delle formazioni armate e la necessità di integrarle nelle istituzioni militari e di sicurezza. È necessario lavorare bene nel file sicurezza ed economico, perché sono due file correlati. Ci deve essere un buon coordinamento affinché le istituzioni di sicurezza e civili funzionino bene”.

Vanessa Tomassini è una giornalista pubblicista, corrispondente in Tunisia per Strumenti Politici. Nel 2016 ha fondato insieme ad accademici, attivisti e giornalisti “Speciale Libia, Centro di Ricerca sulle Questioni Libiche, la cui pubblicazione ha il pregio di attingere direttamente da fonti locali. Nel 2022, ha presentato al Senato il dossier “La nuova leadership della Libia, in mezzo al caos politico, c’è ancora speranza per le elezioni”, una raccolta di interviste a candidati presidenziali e leader sociali come sindaci e rappresentanti delle tribù.
Ha condotto il primo forum economico organizzato dall’Associazione Italo Libica per il Business e lo Sviluppo (ILBDA) che ha riunito istituzioni, comuni, banche, imprese e uomini d’affari da tre Paesi: Italia, Libia e Tunisia. Nel 2019, la sua prima esperienza in un teatro di conflitto, visitando Tripoli e Bengasi. Ha realizzato reportage sulla drammatica situazione dei campi profughi palestinesi e siriani in Libano, sui diritti dei minori e delle minoranze. Alla passione per il giornalismo investigativo, si aggiunge quella per l’arte, il cinema e la letteratura. È autrice di due libri e i suoi articoli sono apparsi su importanti quotidiani della stampa locale ed internazionale.